Come tutti ben sanno, mi capita spesso di mettermi a preparare una qualsiasi cosa e di rendermi conto a metà preparazione che mi manca un ingrediente, anche fondamentale. L'ho già raccontata quella volta che mi misi a fare il tiramisu e mi accorsi a uova già montate di non avere in casa il mascarpone? Be', sono passati tanti anni, ma queste cose le faccio ancora.
Tipo che la prima volta che ho provato a fare i chocolate crinkle mi sono accorta a cioccolato già fuso di non avere in casa lo zucchero a velo. Purtroppo non potevo rimandare la preparazione: i biscotti erano un regalo previsto per un'amica che avrei visto il giorno dopo e quindi ho deciso di procedere lo stesso. Comunque li ho assaggiati ed erano venuti buonissimi, ma mi sono ripromessa di riprovare a farli con la ricetta originale complessiva.
Mentre li preparavo è passato di lì il moroso e mi ha chiesto: "Come si chiamano questi biscotti?" e io: "Chocolate crinkle" e lui: "Che? Chocolate rinco?" e io, pensando allo zucchero a velo dimenticato ho risposto: "Sì, proprio così" ed ecco che sono stati ribattezzati i biscotti rinco (rido moltissimo).
Visto che mi erano piaciuti tanto ho deciso di riproporli come dono natalizio anche alle colleghe ed ecco che ieri mi sono messa all'opera. La ricetta, che quest'autunno si è vista in moltissimi blog (anche con delle varianti sfiziose: un'amica mi ha detto di averla fatta con arance candite e noci), io l'ho presa dal pdf Regalini golosi di cavoletto: avrei voluto replicare metà delle ricette, ma purtroppo non ce n'è stato il tempo.
Anch'io ho voluto apportare una variante: ho diviso il cioccolato: metà fondente e metà al latte. Il risultato non mi è dispiaciuto.
Chocolate crinkle cookies

chocolate crinkle cookies

Ingredienti
175 gr farina
100 gr cioccolato fondente
80 gr cioccolato al latte
150 gr zucchero
55 gr burro
2 uova
mezzo cucchiaino di lievito per dolci
semi di una bacca di vaniglia
mezzo cucchiainodi sale
50 gr zucchero a velo
Far sciogliere, a bagnomaria, i due cioccolati insieme al burro. Sbattere le uova insieme allo zucchero, per due minuti, poi aggiungere il cioccolato fuso, l’estratto di vaniglia, e incorporare finalmente la farina, il lievito e il sale. Quando il composto è omogeneo, metterlo in frigorifero per almeno due ore (io l'ho messo sul balcone, ma ieri sera non faceva freddissimo, forse potevo farlo riposare ancora un pochino). Riprendere l’impasto, e formare delle palline di 3-4 cm di diametro. Versare lo zucchero a velo in una ciotola e passarci le palline di impasto prima di disporle su una teglia rivestita di carta forno. Con la mano schiacciare le palline in modo da ottere dei biscotti di mezzo cm di spessore, e infornare per 10-15 minuti a 180°. Lasciar raffreddare su una griglia.

Ed ecco come si presenta il regalo complessivo per le colleghe: biscotti di tre tipi dentro un barattolo di vetro, corredato poi da una marmellata bio acquistata da un produttore in Val di Taro che ho visitato la scorsa estate.
barattolo biscotti

Ne approfitto per fare tanti auguri di feste felici a tutti, ci si rilegge a gennaio con altre ricette sfiziose.

C'è una ragazza che lavora nell'ufficio dove lavoravo prima (due anni fa ho fatto un passaggio interno aziendale) e che conosco poco perché è arrivata di recente e poi viene da Roma e passa da Milano solo di tanto in tanto. Però quando ci incontriamo nei corridoi ci fa sempre piacere scambiare quattro chiacchiere e ieri mi ha sorpresa con un pensierino natalizio davvero inaspettato. E' una simpatica decorazione per l'albero di Natale (albero che non ho fatto perché la Pina l'avrebbe distrutto in pochi minuti) e nonostante io non abbia simpatia per questa festività mi ha fatto davvero piacere.
Con la neve che è venuta giù ieri era impensabile passare in un qualsiasi negozietto a prenderle qualcosa, però, visto che sempre a causa neve, la festa della sera era stata annullata, mi sono ritagliata un po' di tempo per biscottare e mi sono finalmente lanciata nei biscotti di vetro, che da tempo sbirciavo nei blog delle altre. Ammetto che ho avuto un attimo di disappunto quando ho aperto le mie caramelle e mi sono accorta che non erano colorate (le ho prese all'arancia e limone: me le aspettavo gialle e arancioni, non bianchiccie), ma ormai ero lanciata, perciò ho prodotto.
La foto che vedete è bruttina assai, ma quella scattata alla luce (quale luce?) naturale stamattina prima di uscire di casa era pure peggio.
Io comunque ero ben contenta di aver prodotto qualcosa che forse non era perfetto, ma che desideravo fare da tanto, che ho assaggiato e mi ha dato soddisfazione e che si poteva considerare equivalente al regalino di lei.
I miei primi biscotti di vetro
biscotti di vetro
Ingredienti
200 gr di farina
110 gr di burro
80 gr di zucchero
1 tuorlo
1 cucchiaino abbondante di cannella in polvere
caramelle dure trasparenti (e possibilmente colorate)

Preparare una frolla impastando insieme tutti gli ingredienti (ad esclusione delle caramelle). O almeno, questa è la ricetta della frolla che utilizzo da quando ero bambina e amavo fare le crostate, ognuno può usare la propria. Poi mi son detta: è o non è Natale? E ci ho aggiunto la cannella. Stendere la frolla tra due fogli di carta forno e metterla in frigo a riposare per almeno mezz'ora. Al momento giusto accendere il forno a 180°C e ritagliare i biscotti con le formine prescelte. Forare i biscotti con altre formine più piccole (io purtroppo non avevo di meglio di queste, ma se voi potete è più bello avere solo una cornice di frolla). Pestare le caramelle con il batticarne fino a ridurle in polvere, polvere che utilizzerete per riempire i fori nella frolla. Cuocere i biscotti in forno per 10/13 minuti (a seconda dello spessore della frolla) e far raffreddare sulla loro teglia (quelli che ho spostato che non erano ancora freddi hanno lasciato il vetro sulla carta forno).

Ho consegnato i biscotti insacchettati e infiocchettati alla ragazza prima che si avviasse in aeroporto per tentare la via del ritorno a casa e credo che siano stati graditi.
Una delle ragioni per cui odio il Natale è che tutti gli impegni si accavallano: nello stesso tempo si vorrebbe essere a comprare i regali e a un incontro con gli amici per scambiarsi i suddetti regali (che però se si va all'incontro non si riesce a comprare: un disastro). Ammiro molto le persone previdenti che comprano i regali di Natale quando vedono cose carine in giro nel corso di tutto l'anno, ma se si è deciso di farli in casa come ho deciso io quest'anno è abbastanza sconsigliabile (a meno di non voler regalare biscotti possi preparati a settembre). Per esempio, stasera una parte di me avrebbe voluto restare a casa a biscottare, mentre l'altra è ben felice di andare a una festicciola prenatalizia dove ci saranno ben due amici a cui consegnare regali rigorosamente acquistati, anche se non con il dovuto anticipo.
Poiché si tratta di una festicciola alla buona, ognuno di noi porterà qualcosa. La padrona di casa mi ha fatto l'elenco delle vivande presenti e su quella base io ho deciso di portare una torta.
Da un po' di tempo avevo adocchiato una ricetta di una torta di pere e grano saraceno su Cucina Moderna di ottobre e poiché avevo in casa la farina di grano saraceno, comprata d'impulso al super, ho deciso di farla.
In effetti questo è stato il fine settimana del grano saraceno: pure la focaccia ci ho fatto.
Torta alle pere con farina di grano saraceno
torta pere e grano saraceno
Ingredienti
270 gr di farina di grano saraceno
3 uova
2 pere
150 gr di burro fuso intiepidito
150 gr di zucchero


Preriscaldare il forno a 180°C. Separare i tuorli dagli albumi e montare i primi con lo zucchero finché non diventano chiari e spumosi. Aggiungere il burro fuso e la farina e amalgamare bene.
Sbucciare e tagliare a dadini una delle due pere e aggiungerla al composto.
Montare a neve fermissima gli albumi e amalgamarli. Versare il composto in una tortiera imburrata. La ricetta diceva da 22 cm di diametro, io ho usato questo della cuki che credo sia standard e un po' più grande. Sbucciare la pera rimasta e tagliarla a fettine, da disporre concentricamente sulla torta. Cuocere per 40/50 minuti (dipende dal forno e dalla dimensione della tortiera).


Chi ha buon occhio noterà un piccolo buco nella torta visibile in alto a sinistra nella foto (ci sarà un perché se la foto è tagliata). Chi non ha buon occhio può vedere meglio qui. E' che ieri ho fatto andare il forno per un sacco di cose, per cui la torta l'ho dovuta tirar fuori e l'ho appoggiata sul bancone. Solo che nel frattempo la Pina si è svegliata, ha cominciato a gironzolare per la casa e non le è parso vero trovare la torta e sgraffignare un fettino di pera. Ho cacciato un urlo primordiale e messo il dolce al sicuro (anche se ormai...), poi sono andata a sgridarla e le ho puntato contro un ditino minaccioso. E lei, con una gran calma serafica, ha allungato una zampina e si è tirata il mio dito verso di sè per annusarlo. Allora io ho avvicinato la faccia e lei mi ha leccato un occhio. Vabbe', pace fatta, ma adesso la fettina mancante?


Concludo questo post ringraziando con spaventevole ritardo Barbara, mia compagna nella danza delle scatole di latta, che (già da tempo) mi ha fatto recapitare non una ma ben due scatole di latta: una grande, blu, bellissima e purtroppo ammaccata dal viaggio tra le Poste, che a sua volta conteneva una scatola di latta gialla a fiori, più piccola, piena di formine per fare i cioccolatini, oltre alle istruzioni per farli e a due confezioni di cioccolato Lindt.
Non vedo l'ora, adesso che vengono le vacanze, di mettermi all'opera. Grazie ancora, Barbara!

la mia scatola di latta
Più mi appassiono alla cucina e più scopro cose nuove che non ho mai preparato e che voglio sperimentare. Per esempio non avevo mai fatto i biscotti salati, anche se su Sale e Pepe, cui sono abbonata da diversi anni, compaiono spesso tra dicembre e gennaio, o come suggerimenti per regali o come sfiziosi antipasti delle feste.
Poiché questo è per me anche il primo anno di regalini alimentari autoprodotti, mi sono finalmente decisa a mettere in cantiere i miei primi biscottini salati. Ho perciò scandagliato tutte le mie vecchie riviste al mese di dicembre e la scelta è caduta su queste gallette alle erbe, pubblicate come idea regalo in accompagnamento a una crema di carciofi (crema che purtroppo non ho il tempo di fare).
Sono facilissimi da fare e il profumo resta in casa a lungo (li ho cotti ieri sera e stamattina c'era ancora) e si sprigiona goloso non appena si apre la confezione (ne so qualcosa, ho fatto la foto stamattina prima di uscire di casa).
Biscottini salati al parmigiano ed erbe aromatiche
gallette al parmigiano e erbe
Ingredienti
170 g farina
120 g burro
50 g di parmigiano reggiano grattugiato
5 g sale
un tuorlo
mezzo bicchiere di latte (la ricetta diceva 2 cucchiai, a me non è bastato, quindi vi conviene aggiungerlo se vedete che il composto non si amalgama)
2 cucchiai di erbe aromatiche secche (la ricetta diceva quelle provenzali, io non ce l'ho quel mix perciò ci ho buttato dentro maggiorana, timo, molto timo, origano e un po' di basilico. sono venuti buoni, perciò vedete voi)

Impastate insieme tutti gli ingredienti (io ho usato la planetaria) fino a che non sono perfettamente amalgamati. A questo punto la ricetta suggeriva di fare una palla e di metterla in frigo per almeno 4 ore. Io ho imparato questo trucco sabato scorso a un corso di biscotti della Cucina Italiana e ve lo giro: invece di formare una palla, che sarà faticosa da stendere dopo 4 ore di frigo, stendete con il mattarello l'impasto tra due fogli di carta forno e mettetelo in frigo così. Avrà bisogno di stare in frigo molto meno e non farete nessuna fatica a stenderlo e tagliarlo al momento della cottura. E il mio impasto è stato in frigo due giorni perchè non avevo tempo di cuocerlo prima!
Tagliare l'impasto con una rotellina (io ho usato quella dentellata) e cuocere per 13 minuti in forno già caldo a 200°C.
Io ho avuto cura di tagliare i biscotti abbastanza piccoli e quando si sono raffreddati li ho messi in vecchi barattoli di vetro (quelli della marmellata) opportunamente puliti che decorerò con una semplice etichetta.
Quelli che vedete nella foto sono invece quelli che non entravano più nel barattolo e che ci mangeremo stasera: ho un'amica ospite a cena.

Anche questa ricetta partecipa alla raccolta Idee golose sotto l'albero di Anice e Cannella.
Io a Natale regalo questi
Credo che questa sia la sesta o settima preparazione che si trova sul mio blog di carne con la frutta. Tempo fa si parlava di fare una raccolta a tema, be', io credo che la raccolta potrei addirittura farmela da sola (rido).
Questa è un'altra ricetta tratta dall'ormai imprescindibile A tavola in trenta minuti di Martha Stewart (non ho mai speso meglio i miei soldi), del quale va detto che mantiene la promessa: tutte le ricette che ho realizzato erano perfette per i miei tardivi rientri dall'ufficio, dalla palestra, dall'estetista o da altri mille impegni pre-serali.
Anche se naturalmente al minutaggio previsto dalla ricetta devo sempre aggiungere il tempo passato a tirar giù la Pina dal bancone o dai fornelli.
Braciolette alle mele
Braciolette alle mele
Ingredienti per due persone
2 costolette di maiale o due braciolette
1 grossa mela rossa
mezza cipolla
mezzo bicchiere di vino bianco
mezzo bicchiere di brodo
olio, sale e pepe

Affettare la cipolla sottilmente (nella ricetta originale si richiedevano gli scalogni) e farla soffriggere in una padella con un po' di olio fino a che non imbiondisce. Affettare le mele e cuocerle insieme alle cipolle con il vino e il brodo.
Nel frattempo salare e pepare le costolette e cuocerle sotto il grill del forno dai 3 ai 5 minuti per parte. A cottura ultimata ricoprirle con le fettine di mele e il sughetto in cui sono state cotte.
Io le ho servite con un'insalatina.

Raccolgo e volentieri ripubblico la petizione di pasticci e pasticcini per il vertice di Copenhagen.
A soli 3 giorni dalla sua conclusione, l'importantissimo vertice di Copenhagen sul clima sta fallendo.Domani i leader mondiali si riuniranno per avviare negoziazioni senza precedenti di 60 ore. Ognuno di loro dovrà decidere se farsi avanti da eroe o mandarci tutti alla rovina. Ma loro faranno azioni concrete solo se lo faremo anche noi. In tutto il mondo un movimento globale sta prendendo forma in vista di questo momento. Ora è il momento per un ultimo, enorme sforzo - con una richiesta pubblica a livello globale di un accordo che fermi il catastrofico cambiamento climatico. Nelle prossime 72 ore possiamo mettere insieme la petizione piú imponente della storia.
Io ho già firmato, chi volesse farlo (forza!) può cliccare qui.
Oggi va molto meglio. Merito senz'altro dei colleghi romani, che mi fanno sempre ridere e che durante la festa hanno alleviato il mio muso lungo. La quiche si è piazzata a metà classifica e sono contenta così, mentre continuo a essere dispiaciuta per il tronchetto spetasciato, perché davanti alle torte degli altri, se ben riuscito avrebbe fatto un figurone (almeno esteticamente) e poi ieri sera il moroso e io l'abbiamo assaggiato ed era proprio buono. Vabbe', ho imparato qualcosa sulla glassatura delle torte.
La ricetta che vado a proporre oggi è di un vecchio numero di Cucina Moderna serie Oro dedicato alle pizze e torte salate e la faccio spesso, perché è originale e facilissima (questa sì aveva buone opportunità di farsi notare al concorso, ma non avevo in casa il materiale) e risolve brillantemente una cena con ospiti che stanno per arrivare e voi avete fatto tardi al lavoro ed è già tanto se avete apparecchiato la tavola.
Questa ricetta risponde ad un'esigenza precisa. L'altro giorno il moroso e io stavamo guardando la televisione e Paul McCartney suggeriva di rinunciare alla carne almeno una volta alla settimana, in favore del pianeta.
"Perché?" ha chiesto il moroso. "Be', perché l'allevamento da una parte è inquinante, dall'altra sottrae risorse che si potrebbero dedicare all'agricoltura e..."
"E allora facciamolo!"
E così abbiamo istituito i lunedì vegetariani (che però molto probabilmente si sposteranno a mercoledì per ragioni logistiche) in cui ci impegniamo a non mangiare né carne né pesce di nessun genere. Non è che negli altri giorni mangiamo carne a mezzogiorno e cena, ma istituzionalizzarlo diventa anche un modo per esserne più consapevoli (e comunque aiuta a ridurre).
Ecco cosa ho messo in tavola per cena lunedì. E poi, siccome ieri non c'ero per via della festa, il moroso ha semplicemente riscaldato gli avanzi in forno ed era a posto.
Torta salata pesto e stracchino
torta salata al pesto
Ingredienti
1 confezione di sfoglia pronta
1 confezione di pesto pronto (a meno che non abbiate un vasetto fatto da voi, io come ho già spiegato, causa moria della pianta, non ne ho)
250 gr di stracchino
3 uova
1 bicchiere di latte
2/3 cucchiai di parmigiano
sale, pepe

Preriscaldare il forno a 180°C. Stendere la sfoglia su una tortiera rotonda e coprirla con lo stracchino tagliato a pezzettini. In una ciotola sbattere le uova con il latte, aggiungere il parmigiano e il pesto e mescolare bene. Versare il composto nel guscio di sfoglia e infornare per 30 minuti.
Servire caldo o tiepido.
E odio il Natale. L'ho sempre odiato, fin da quando da ragazzina quando passavo i pomeriggi di dicembre alla sfrenata ricerca di regalini per compagne di classe delle quali non mi fregava un tubo, per ricevere da loro oggettini deprecabili che desideravo solo buttar via. E mi domandavo perché ognuna di noi non si tenesse i suoi soldi per comprarsi ciò che le pareva, in nome di una festività che non sentivo più da molti anni.
Odiavo anche i pranzi forzati con parenti che non mi piacevano, corredati di altri scambi di deprecabili regali.
Per non parlare delle decorazioni, in gran parte orrende, a partire dagli inguardabili Babbi Natale appesi ormai a tutti i balconi, fino alla gigantesca renna di cristallo penzolante (dal tre di novembre!) dal soffitto del centro commerciale dove faccio la spesa, passando per tutta una serie di lucine a intermittenza che squarciano il buio delle notti invernali.
So che c'è gente che ama il Natale e che adora fare regali e li ammiro moltissimo, ma io non sono così.
Un altro tormento cui è difficile sfuggire sono le cene di Natale, in particolare quelle aziendali. Quest'anno, per via della crisi, ce la caveremo con un festeggiamento interno, con torte dolci e salate portate da noi. La cosa che non mi piace è che sarà un concorso. Chi è arrivato fino qui nella lettura di questo post non ci metterà molto a intuire che anche questa è una cosa che detesto, soprattutto perché sono costretta a partecipare, mentre avrei preferito una cosa semplice alla "chi vuole porta qualcosa".
A causa della faccenda concorso non me la sono sentita di portare la solita "tre uova, burro, farina, zucchero e lievito, 45 minuti in forno" e dopo lunghe pensate ho deciso di fare un tronchetto.
Attenzione, perché da qui in poi questo post somiglierà in tutto e per tutto a quelli letti in giro per il Cofeca's day. Tutto nella realizzazione di questo tronchetto è andato storto, facendomi pentire a ogni passaggio di non aver comprato una torta in busta della Paneangeli (avevo anche un buono sconto) da versare nella tortiera e via andare.
La marmellata che avevo scelto, di pere e cacao, aveva al gusto un saporino triste, da mensa degli anziani che non mi sarei aspettata. Il rotolo, al momento dell'arrotolamento si è spaccato (non mi era mai successo!) in più punti, lasciando intravvedere il ripieno scuro. Questo problema si è poi risolto con la copertura della ganache, che ha occultato le magagne, peccato che si sia poi incollata al piatto sul quale avevo messo il rotolo per decorarlo, così stamattina, per staccarlo si è rotto tutto quanto e per il nervoso avrei buttato nella spazzatura dolce e piatto di ceramica insieme. Alla fine ho chiesto al moroso di portare il dolce ai suoi, sperando che non si offendano di essere destinatari di un dessert tutto spetasciato.
Alla fine in ufficio ho portato una quiche lorraine, che non parteciperà al concorso, perchè non si può partecipare al concorso con una quiche lorraine, dai, sarebbe come partecipare con un uovo sodo.
L'orrenda foto è stata scattata sul balcone dell'ufficio con il blackberry.
Quiche lorraine

Ingredienti
1 rotolo di pasta sfoglia pronta
3 uova
200 ml di panna fresca
due/tre cucchiai di latte
sale, pepe, noce moscata
1 confezione di pancetta dolce a dadini


Preriscaldare il forno a 180°C. Stendere la sfoglia su una tortiera e bucherellarla con una forchetta. Sparpagliare la pancetta a dadini sul guscio di sfoglia. In una ciotola sbattere brevemente le tre uova, aggiungere il latte e la panna e amalgamare bene. Da ultimo salare, pepare e insaporire con la noce moscata grattata al momento, a gusto personale (io la adoro, ce ne ho messa un sacco).
Cuocere in forno per 25/30 minuti e lasciar raffreddare prima di sfornarla.


Si potrà mica partecipare a un concorso con una roba così?
Prima di aprire questo blog ho girovagato tanto nella rete leggendo un po' di foodblog famosi. Oltre a cavoletto (che leggo sempre con entusiasmo), mi piaceva tanto ciliegina sulla torta (mi piacerebbe ancora, se scrivesse un po' di più) e mi ricordo che all'epoca mi ero innamorata di questa ricetta qui.
Fin dalla prima volta che l'avevo letta mi era venuta voglia di rifarla, ma Natale era passato, sembrava che la stagione non fosse quella più propizia. Ecco allora che ho aspettato e aspettato finché non è arrivato dicembre e ho inaugurato quella che si potrebbe chiamare "la stagione dei biscotti" (perfino l'attuale password del pc aziendale è biscotti).
Così venerdì sera ho preparato l'impasto e domenica ho infornato i tanto agognati biscottini al limone. Devo ammettere che valeva la pena di aspettare. I biscotti sono tutti finiti dentro scatole regalo, tranne due e quelli erano strepitosi. Tipo che correrei a casa a rifarli subito!
Grazie Tuki!
Lemon meltaways
Lemon meltaways
Ricetta pedissequamente copiata da Ciliegina sulla Torta. Foto mia, ma qua nessuno ne dubitava.
Ingredienti
160 g di burro morbido
125 g di zucchero a velo
1 bacca di vaniglia
la scorza grattugiata di due limoni
2 cucchiai di succo di limone
260 g di farina 00
20 g di maizena
1 pizzico di sale
zucchero a velo per decorare

Versare nella planetaria (o nel robot) il burro con lo zucchero, le scorze di limone e i semi della vaniglia e lavorare il tutto fino ad ottenere una crema omogenea; unire il succo di limone ed il sale e mescolare. Versare tutta la farina setacciata assieme alla maizena e lavorare velocemente fino a quando tutti gli ingredienti non saranno ben amalgamati. Formare con l'impasto un salsicciotto di circa 5 cm di diametro, avvolgerlo nella carta forno e lasciarlo in frigorifero tutta la notte. Preriscaldare il forno a 180°C, ricavare dall'impasto freddo tante rondelle dello spessore di circa 1 cm o poco più, sistemarle su una leccarda ricoperta di carta forno e cuocere per 12 minuti. Una volta cotti, tirarli fuori dal forno e lasciarli raffreddare leggermente, passare nello zucchero a velo ancora caldi e lasciarli raffreddare su una griglia. Conservare in scatole di latta.

Questa ricetta partecipa alla raccolta "Idee golose sotto l'albero" di Anice e Cannella.

Io a Natale regalo questi
Il risotto è uno dei piatti preferiti del moroso. A dire il vero lui ama anche il riso in bianco, ma è sempre felice quando sperimento qualche ricetta nuova in questo campo. Ecco infatti che aveva accolto con entusiasmo il numero di Sale e Pepe di novembre, con il consueto articolo dedicato ai risotti. Io poi li avrei voluti provare tutti!
Solo che non sembrava mai il momento giusto, fino a che martedì non mi sono trovata in casa con un paio di mele da far fuori. Ed ecco qua il risotto alle mele: facile, innovativo e sufficientemente scenografico da potersi proporre anche a un pranzo con ospiti particolarmente snob oppure capitati all'ultimo momento, visto che si tratta di ingredienti facilmente reperibili nella propria dispensa.
La ricetta originale prevedeva il lardo, che probabilmente ci sta molto bene. Io non l'avevo in casa e ho usato il solito burro, era comunque buono.
Risotto alle mele e rosmarino
risotto alle mele
Ingredienti per due persone
135 gr di riso carnaroli
1 grossa mela
1/2 cipolla (o uno scalogno se si preferisce)
1 litro di brodo vegetale
1 rametto di rosmarino
1 bicchierino di grappa (la ricetta originale prevedeva il Calvados)
burro
parmigiano per mantecare

In una padella capiente far sciogliere il burro e farvi dorare la cipolla. Quando è appena morbida e dorata tostarvi il riso e sfumare con la grappa (o il calvados). Tagliare la mela in due: di queste due metà una farla a pezzettini, l'altra a fettine sottili e aggiungere al riso. Cuocere per 15/18 minuti aggiungendo il brodo di volta in volta man mano che si asciuga.
A fine cottura aggiungere il rosmarino, mantecare con burro e parmigiano e servire.
Ho raspato anche il piatto.
Lo dico sempre che ho dei tabù culinari, ne ho sempre avuti. Poi, quando li supero, scopro che si trattava proprio di cretinate. E va be', sono fatta così.
Avevo tabù sugli arrosti, sul pesce, sulle zuppe. Ho ancora il tabù della pasta fatta in casa (questo mi sa che è il più grosso, ci sono quasi affezionata, mi bagna le piante quando vado in vacanza), delle glasse sui dolci (ho paura che non si addensino, che si addensino troppo, che si spetascino e così via).
Avevo quello del pane fatto in casa e lo volevo superare. Così mi sono comprata questo libricino che mi pare tanto grazioso e mi sono detta che sarebbe arrivato il momento. Quando sono andata a fare la spesa, sabato, mi sono comprata il lievito di birra che mi faceva tanta paura e la farina manitoba (che poi non ho usato perché avevo la 0, ma fa niente, è lì, la userò).
Ero proprio decisa e convinta: questo sarebbe stato il ponte del pane (volevo provare anche a fare gli gnocchi e invece no, ma fa niente, sarà la prossima volta).
Il momento era così arrivato che a un certo punto non potevo più aspettare: dovevo impastare!
Purtroppo però erano le sei di sera e sul mio librino c'era scritto che il pane avrebbe dovuto lievitare due volte: la prima per 4 ore, la seconda per tre. Non era esattamente il momento giusto.
Avrei potuto allora fare la focaccia? Ho controllato sul libricino e anche su Kitchen: la lievitazione poteva variare da una a due ore. Be', io ho provato.
Ecco il risultato.
Focaccia a pezzetti
Ed ecco come l'ho fatta, mischiando le ricette dei due libri e verificando sul campo.

Ingredienti per una teglia di focaccia
300 gr di farina 0
8 gr di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di zucchero
1 manciatina di sale fino
1 manciatina di fior di sale
6 cucchiai di olio

Sciogliere il lievito in una tazza di acqua tiepida insieme allo zucchero. Nel frattempo unire il sale fino alla farina. Dopo dieci minuti, quando la mistura di acqua e lievito sta cominciando a fare una piccola schiuma, aggiungerla alla farina, cominciando a impastare (io ho usato il Kitchen Aid), aggiungendo via via l'olio (meno un cucchiaio) e amalgamando lentamente fino a che non si forma un composto elastico. Può darsi che occorra aggiungere farina o acqua, a seconda della compattezza dell'impasto. Formare una palla e lasciarla lievitare per un'ora in una ciotola coperta con un telo. Almeno: a casa mia che è bella caldina un'ora è bastata.
Quando l'impasto è raddoppiato (così dicevano le ricette, io sono andata a occhio), stenderlo su una teglia coperta di carta da forno. Pigiare l'impasto con la punta delle dita, cospargerlo col fior di sale e col cucchiaio di olio rimasto. Portare il forno a 250°C. Far lievitare ancora l'impasto per circa 20 minuti circa e infornare per altri 20/30 minuti (fino a che la focaccia non sarà dorata).

Il risultato mi ha talmente entusiasmata e il moroso era così contento che il lunedì l'ho rifatta.
Focaccia semplice
Giovedì scorso ho portato la piccola Pina dal veterinario a farla sterilizzare. Ho preso ferie per l'intera giornata, in modo da assicurare la mia presenza alla gattina, in caso avesse avuto bisogno di cure.
Mi sono perciò trovata libera per tutto il giorno, mentre la cucciola insicura e malferma si rifugiava al sicuro in camera da letto, rintanata al buio tra i nostri due cuscini e non necessitava di nulla (nemmeno di coccole). Tutto ciò che potevo fare per lei, poverina, era accertarmi di tanto in tanto che stesse bene, compatibilmente con i postumi di un'operazione e gli strascichi dell'anestesia.
Ho passato buona parte del pomeriggio a leggere, ma mi sono anche ricordata di una ricetta che avevo scaricato un sacco di tempo fa e di una crema di pistacchi prossima alla scadenza e che non avrei fatto in tempo a mangiare.
Il mio gruppo d'acquisto si procurava il pesce in scatola da un piccolo pescatore siciliano, che oltre a tonno e pesce spada aveva in offerta anche marmellate, sughi e questa meravigliosa crema di pistacchi dolce e pastosa. Purtroppo il pescatore non ci ha mai fornito risposte alle domande che gli abbiamo rivolto sui metodi di pesca e quindi abbiamo deciso di abbandonarlo, rinunciando così anche alla meravigliosa crema, di cui mi era rimasto l'ultimo barattolo. Senz'altro meritava fine più gloriosa che fare da ingrediente a dei biscotti, ma ero sicura che non sarei riuscita a mangiarla prima che scadesse e buttarla era l'ultima cosa che potevo pensare di accettare.
Ho perciò pensato di rispolverare la ricetta di cavoletto, sostituendo il burro di arachidi con la crema di pistacchi, riducendo il burro perché in casa ne avevo solo 80 gr ed eliminando il cioccolato che secondo me c'entrava poco.
Ecco quindi come ho impiegato il mio giovedì pomeriggio, con grande soddisfazione del moroso e anche dei suoi genitori.
Biscotti con crema di pistacchi
Biscotti alla crema di pistacchi
Ingredienti
200 gr farina
80 gr burro
90 gr zucchero
90gr zucchero di canna
1 uovo
200 gr crema di pistacchi
1 cucchiaino di lievito per dolci
sale

Sbattere l’uovo con i due tipi di zucchero e il burro fuso. Incorporare la crema di pistacchi. Aggiungere la farina setacciata insieme al lievito e il sale. Formare dei salsicciotti di 3cm di diametro, avvolgerli nella pelicola per alimenti e tenere al frigo per un paio d'ore. Tagliare l’impasto a fettine di 1 cm di spessore, disporre i biscotti, non troppo vicini, su una teglia rivestita di carta da forno e far cuocere a 180° per una quindicina di minuti.

La Pina nel frattempo si è ripresa ed è tornata la stessa di prima, con nostra immensa gioia.
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A chi mi chiederà come ho passato questo lungo ponte potrò rispondere senza esitare che l'ho passato nel migliore dei modi: una specie di Natale anticipato, a casa con il mio Amore, con rare uscite pubbliche, tante coccole, bei film e ricette nuove.
Questa, in particolare, non è mia ma sua, ed è la prima di quattro giorni passati tra le lenzuola e i fornelli.
"Caramelle" autunnali












Ingredienti (per due caramelle abbondanti)
8 fettine di lonza di maiale
2 radicchi trevigiani
1 etto di speck affettato
noci
salvia
olio
sale
pepe

Tagliare la lonza a quadrati di circa 3cm per lato, eliminando eventuali nervetti e parti grasse. Appoggiare una foglia di salvia (due se sono piccole) su una fettina di speck e avvolgerlo intorno a due quadratini di carne (consiglio: appoggiatene uno, fate un giro di salume, appoggiate l'altro quadratino e chiudete). Continuare in questo modo fino ad esaurimento dello speck, non è importante che tutta la carne sia avvolta, anzi in questo modo si ottengono sapori e consistenze molto differenti.
Lavare e mondare i radicchi e creare un letto di foglie su un foglio di carta da forno. Condire con olio, sale, pepe. Adagiare sul radicchio metà della carne e delle noci, coprire con altro radicchio e un filo d'olio. Chiudere il foglio "a caramella" e procedere allo stesso modo con l'altro cartoccio (più la chiusura sarà "ermetica", migliore sarà la cottura del radicchio).
Cuocere in forno a 180° per circa 40 minuti (controllate la cottura della carne di tanto in tanto).
Il 1° dicembre è stato il compleanno di mia madre e poiché il moroso non era a casa, l'ho invitata a dormire a casa mia. Non è andata d'accordo con la Pina e si è messa a pulire in giro come se fosse casa sua, ma complessivamente è stata una giornata carina.
Non volevo fare una torta di compleanno eccessiva, ma mi piaceva l'idea di augurarle un buon giorno con un dolce fatto in casa, semplice e gustoso.
La ricetta viene dall'ormai collaudatissimo libro dei cake: nell'originale ci andava anche del basilico, ma la mia piantina ha da un pezzo tirato gli ultimi e quindi non è finita nella preparazione del dolce: peccato, ero molto curiosa di come sarebbe risultato.
Cake al cioccolato con un pizzico di pepe
Cake al cioccolato
Ingredienti
180 gr di farina
100 gr di cioccolato fondente
3 uova
100 gr di zucchero
50 gr di burro
mezzo bicchiere di latte
mezza bustina di lievito per dolci
mezzo cucchiaino di pepe di Sichuan in polvere
un pizzico di sale

Preriscaldare il forno a 180°C. Sbattere le uova con lo zucchero e un pizzico di sale finché non diventano gonfie e spumose. Nel frattempo sciogliere il cioccolato a bagnomaria insieme al burro e aggiungerlo al composto di uova. Amalgamare la farina setacciata insieme al lievito e aggiungere il latte. Aggiungere infine il pepe e versare il composto in uno stampo da cake imburrato. Cuocere in forno per 40 minuti.

Ci terrei a specificare che non sono il tipo degli ingredienti bislacchi e chi frequenta questo blog lo saprà bene: il pepe di Sichuan ce l'ho perché mi è stato regalato e visto che la ricetta lo richiedeva l'ho usato, ma si può tranquillamente omettere e avere comunque in tavola per colazione un ottimo cake.
Ieri sera l'amico Metroicon era a cena da me per raccontarmi le ultime novità. Per cena avevo scelto un piattino rapido, dritto dritto da questo libro di Martha Stewart, che ultimamente mi aiuta non poco nella stesura dei menu settimanali.
Solo che ero stata in giro tutto il pomeriggio, tra giri per negozi, shopping, passaggio obbligato dal macellaio e ritiro della verdura del gruppo d'acquisto e sono arrivata a casa alle otto meno venti. Il tempo di mettere in forno alla velocità del diavoletto della Tazmania una torta salata al salmone (prossimamente su questi schermi), che il campanello suonava per l'arrivo degli ospiti.
Io ero ancora in alto mare con la preparazione del piatto, la Pina faceva di tutto per ottenere la sua parte e così alla fine il riso basmati l'ha cucinato metro, io ho fatto il resto.
Manzo all'arancia di Martha Stewart
manzo alle arance
Ingredienti per tre persone
550 gr circa di controfiletto di manzo tagliato a 1,5 cm di spessore
3 arance non trattate
1 cucchiaio e mezzo di salsa di soia
olio
farina

Tagliare a pezzettoni il controfiletto e infarinarlo. Cuocere i pezzettoni in una casseruola capiente con un po' di olio e aggiungerne eventualmente altro durante la cottura, che durerà circa 5 minuti, in modo che la carne sia dorata uniformemente. Grattugiare la buccia di un'arancia e spremerne il succo nella stessa ciotola. Aggiungere la salsa di soia e scaldare il contenuto in un pentolino, facendolo leggermente restringere.
Pelare le altre due arance al vivo, tagliarle a rondelle da dividere successivamente in due. Aggiungerle al controfiletto insieme alla salsina di succo di arancia e cuocere ancora per qualche minuto.
Servire con del riso bianco (eventualmente cucinato a parte da uno degli ospiti).
La storia di questa semplicissima quiche è questa: una mia collega mi aveva consigliato di preparare un riso basmati al forno con le verdure che sembrava davvero invitante e che avrei voluto postare qui. Così, compro le varie verdure, il riso, le spezie e mi metto all'opera. Risultato: pessimo. Decisamente buono il sapore, ma decisamente sbagliata la cottura. Non so dove ho sbagliato, ma fatto è che dopo ore di cottura in forno con il brodo ci siamo comunque ritrovati a mangiare del riso semi-crudo.
Per fortuna, però, avevo conservato parte delle verdure avanzate e il giorno dopo ho realizzato questa!
Quiche di ripiego













Ingredienti (per una quiche)
Pasta sfoglia
Piselli
Peperoni rossi
Funghi
Spinaci
3 uova
1 scalogno
Latte
Parmigiano
Sale e pepe

Lavare e mondare tutte le verdure. In una padella, far soffriggere lo scalogno e aggiungere progressivamente le verdure in base al loro tempo di cottura. Nel frattempo, sbattere le uova in un piatto, aggiungendo mezzo bicchiere di latte, parmigiano, sale e pepe. Quando le verdure saranno cotte, trasferitele nella pasta sfoglia e copritele con le uova sbattute. Spargete dell'altro parmigiano sopra al composto. Infornare a 200° fino al grado di cottura desiderato.
Ieri sera tornavo a casa rimuginando con la consueta cattiveria che mi contraddistingue e varcando la soglia ho subito sentito un profumino. Cos'era successo? Che il mio moroso, che non cucina mai perché questo è compito mio (lui però lava i pavimenti) aveva preparato bistecca e patatine fritte! Che meraviglia, io le patatine fritte non le faccio mai perché sono impedita con le fritture e trovarmele è stata una bellissima sorpresa.
Per tornare invece alle mie produzioni, ecco un'altra ricetta tratta dall'ultimo numero della Cucina del Corriere: il mio primo soufflè.
Solo chi li ha fatti può capire l'ansia della prima volta, piazzata davanti al forno come un tifoso davanti alla tv nella finale di Champions, col dubbio se cresce o non cresce e se cresce e si sgonfia. Non so se si tratti poi in questo caso della fortuna del principiante, ma il soufflè è venuto benissimo: gonfio e buono, anche se naturalmente una volta uscito dal forno si è progressivamente sgonfiato. Questo spiega anche perché la foto non è granché: il prodotto andava ritratto immediatamente dopo essere stato sfornato, prima che si rintanasse nella cocottina come il crapino di una tartaruga spaventata (ma poi che dico? le mie foto sono sempre un po' raffazzonate).
Tutto bene allora? Fino a un certo punto. Devo dire infatti che la ricetta della rivista era parecchio carente, almeno per me che non avevo mai prodotto un soufflè in vita mia: dava un sacco di cose per scontate. Per esempio quando mi si dice di versare il composto nelle cocottine, perché non si specifica se vadano imburrate o no? E quando leggo che il soufflè deve essere cotto a bagnomaria: l'acqua deve essere già calda? Per fortuna ricordavo un vecchio numero di Sale e Pepe (aprile 2008) con un articolo sui soufflè in cui venivano fugati tutti i miei dubbi.
Io poi ho fatto ovviamente alcuni aggiustamenti (mi rifiuto di usare il caffè solubile).
Ed ecco qua il mio piccolo capolavoro!
Soufflè al caffè
soufflè al caffè
Ingredienti (per due persone)
1 uovo
25 gr di zucchero semolato
20 gr di zucchero a velo
1 tazzina di espresso
burro

Preriscaldare il forno a 180° e introdurvi una teglia piena d'acqua a metà.
Separare il tuorlo dall'albume. Sbattere il tuorlo con lo zucchero semolato finché non diventa gonfio e spumoso. In un'altra ciotola montare a neve ben ferma l'albume insieme allo zucchero a velo. Aggiungere il caffè al composto di tuorlo e zucchero e amalgamare bene, dopodiché aggiungere delicatamente l'albume cercando di non smontarlo.
Imburrare due cocottine, avendo l'accortezza di mantenere ben pulito il bordo e versarvi il composto riempiendole per due terzi.
Posizionare le cocottine nella teglia piena d'acqua presente nel forno e cuocere in forno a bagnomaria per 15 minuti.
All'uscita dal forno spolverare eventualmente con poco zucchero a velo. Servire subitissimo.
Roma è una città che mi irrita tantissimo. Presa da piglio ecologista (nonché da panico da ingorgo) ho deciso che me ne sarei andata a piedi dalla stazione all'hotel, perciò mi sono stampata da internet piantina e istruzioni. Il sito diceva che ci avrei impiegato 18 minuti. Ce ne ho messi 40. Intanto perché le istruzioni non erano chiarissime e poi perché il sito non considerava sanpietrini, nomi di vie assenti, salite e discese e soprattutto il trascinamento di un pesantissimo trolley carico del materiale del convegno. E poi ero lì, alle prese con questa cartina imprecisa e incomprensibile, quasi impossibilitata ad attraversare la strada senza essere stirata come una frittella e con un umore da zona industriale di periferia e ho alzato gli occhi e c'erano le terme e degli edifici bellissimi e piazza della Repubblica e le fontane e questo mi ha irritato ancora di più, perché invece di godermi la città dovevo trascinare il pesantissimo trolley verso l'albergo.
Poi però la sera sono uscita a cena con la mia amica e mi è passato tutto (fino al giorno dopo che mi sono trascinata dal luogo del convegno fino alla stazione sempre a piedi e oltretutto faceva pure caldo, ma direi che vi risparmio la ripetizione di cose già dette).
Il secondo cattivo sentimento del post è l'invidia. Avete visto questo post qui? Avete visto com'è bella la sua torta nocciole e cioccolato? Be', l'ho fatta anch'io, sabato. Volete vedere com'è venuta a me? Davvero lo volete vedere? Eccovi accontentati.
cioccolato e nocciole
La ricetta viene dalla Cucina del Corriere della Sera e ve la metto qui lo stesso, a voi verrà meglio (buona è buona, comunque).

Ingredienti
380 g di farina
120 g di cioccolato fondente
100 g di nocciole
80 g di burro
100 g di zucchero
20 g di cacao amaro
2 uova
1 bustina di lievito
2 dl di latte
sale

Nel frullatore tritare le nocciole fino a ridurle in granella. Tritare il cioccolato con un coltello affilato e unirlo alle nocciole. Mescolare e tenerne da parte un paio di cucchiai.In una ciotolona mescolare il cacao, la farina, lo zucchero, il sale (una presa), il latte, le uova, il lievito e la granella preparata in precedenza.Lavorare bene per amalgamare tutti gli ingredienti unendo pian piano il burro finché l'impasto si staccherà dalla ciotola.Rivestire uno stampo circolare con carta da forno, versarci l'impasto, livellare e infornare a 180/190° per 20 minuti; trascorso questo tempo, aprire il forno e cospargere la superficie con la granella rimasta. Proseguire la cottura per altri 10/15 minuti o finché inserendo uno stuzzicadenti ne uscirà asciutto e non umido.
Potere della pubblicazione posticipata.
Quando leggerete questo post io sarò a Roma per un convegno di settore. E la sera prima avrò incontrato una cara amica che non vedo da qualche mese.
Mentre sono qui che scrivo non vedo l'ora!
Visto che probabilmente non riuscirò a vederla prima di Natale, questa è l'occasione giusta per portarle un pensierino che le addolcisca le giornate, in un periodo in cui non è molto felice per vari motivi.
Come ho già detto tra l'altro, è qualche giorno che consulto ossessivamente vecchie riviste, libri e dispense varie alla ricerca dei perfetti biscotti natalizi (ovviamente perfetti nella mia testa) e la scelta stavolta è caduta su una ricetta trovata sul numero di dicembre della Cucina del Corriere, che a differenza dei due precedenti numeri mi è stato davvero di ispirazione (gli altri due numeri sono belli, ma mi sono limitata a guardarli).
Grazie al provvidenziale impiego dell'impastatore li ho fatti senza fatica e in pochissimo tempo e considerando che non devono neanche riposare in frigo li ho trovati adatti anche per una preparazione dell'ultimo minuto.
Con queste dosi ne vengono circa due teglie.
Biscottini natalizi al miele e spezie
biscottini natalizi
Ingredienti
300 gr di farina
1 cucchiaino di lievito
1 cucchiaino abbondante di miscela 4 spezie (la ricetta originale prevedeva il solo zenzero)
3 cucchiai di miele fluido
80 gr di zucchero
1 uovo
55 gr di burro

Sciogliere a bagnomaria il burro insieme al miele. In una ciotola mescolare dapprima tutti gli ingredienti secchi, poi aggiungere l'uovo e il composto di burro e miele, sempre mescolando fino a formare un composto non troppo consistente ma ancora facile da lavorare.
Stendere l'impasto su un piano di lavoro (sconsiglio di infarinare, meglio coprirlo con carta forno, io ho una copertina in silicone che funziona benissimo per queste cose) a un'altezza di circa mezzo centimetro e tagliare con le formine.
Cuocere a 180°C per circa 10 minuti e far raffreddare su una gratella.

Un paio ce li siamo mangiati noi, gli altri sono finiti (insieme a un altro tipo di biscotti che vedrete in seguito) in un barattolo di vetro portabiscotti comprato all'Ikea. Così quando i biscotti saranno finiti, all'amica resterà comunque in oggettino per la casa.
Tra l'altro il prezzo è davvero conveniente: lo consiglio a tutti coloro che avessero deciso di regalare biscotti: ho visto scatole di cartone più costose.
Se qualcuno mi chiedesse qual è il mio piatto preferito, quello che quando lo mangio lo gusto bocconcino per bocconcino che quasi mi vengono le lacrime da tanto mi rende felice, la mia risposta sarebbe: "I tortelli di zucca mantovani, quelli con dentro gli amaretti". Che non li mangerei tutti i giorni (come il cioccolato per dire), ma una volta ogni tre mesi, per mantenere la gioia che mi danno, senza banalizzarli.
Mi capita a volte che me li prepari una delle mie zie e di tanto in tanto vado a mangiarli sul posto, ma purtroppo sempre meno di quanto vorrei.
Io della zucca in casa ce l'avevo, ma mai e poi mai mi sarei messa a fare dei tortelli di zucca, io che ho il sacro terrore della pasta fatta in casa (fatta da me intendo, fatta da altri me la mangio senza problemi). Indecisa tra una torta, dei muffin e mille altre cose, alla fine ho optato per un banale risotto.
Ma non mi rassegnavo al risotto qualsiasi e mi sono ricordata che nella biscottiera giacevano ancora un paio di amaretti morbidi. Ed ecco che... il risotto aveva il sapore dei tortelli mantovani!
Risotto alla zucca e amaretti
risotto zucca e amaretti
Ingredienti per due persone
200 gr di zucca violina a pezzettoni
140 gr di riso semi-integrale
2 grossi amaretti morbidi
500 ml di brodo vegetale
mezza cipolla
burro
una puntina di cannella
parmigiano per mantecare


Soffriggere la cipolla insieme al burro e farla imbiondire. A questo punto aggiungere al soffritto la puntina di cannella, poi tostare il riso e aggiungere la zucca. Portare a cottura utilizzando il brodo e aggiungendolo ogniqualvolta il risotto tende ad asciugarsi. A dieci minuti dalla fine della cottura sbriciolare nel risotto gli amarettoni e amalgamarli al composto, di modo che non si notino.
Mantecare a fine cottura con burro e parmigiano.
Nota: il procedimento è valido per un riso semi-integrale che cuoce in 25 minuti. Se il vostro riso ha un tempo inferiore vi conviene cuocere la zucca nella padella per una decina di minuti prima di aggiungere il riso, altrimenti risulterebbe troppo dura.


Questo è uno di quei rari piatti che mentre mangiavo mi facevo i complimenti da sola.
Non credo di essere l'unica ad acquistare generi alimentari completamente a casaccio, sognando di farci chissà che e poi lasciandoli miseramente ammuffire in frigo.
Tipo che la settimana scorsa al supermercato ho trovato in offerta una confezione doppia di pasta sfoglia fresca in offerta e senza riflettere l'ho ficcata nel carrello.
"Ma ti serve?" ha domandato il moroso, che è lui l'economo di casa.
"Ma sì, magari ci faccio una torta salata", ho risposto.
E con lo stesso spirito ho ordinato al gruppo d'acquisto il radicchio e il gorgonzola.
E venerdì sera, quando siamo tornati dal delirante ritiro dei formaggi mi sono trovata con tutti questi ingredienti e una cena da preparare.
Ah, e il latte che stava per scadere non l'ho detto?
Ecco cosa ne ho tirato fuori, frutto dell'esperienza accumulata nel tempo in cui non preparavo altro che torte salate.
Quiche radicchio e gorgonzola
quiche radicchio e gorgonzola
Ingredienti
1 rotolo di pasta sfoglia fresca (chi è bravo può anche farsela da sé, io vorrei imparare)
2 uova
1/2 bicchiere di latte
80 gr di gorgonzola
1 piccolo cespo di radicchio
olio, sale e pepe

Accendere il forno a 180°C. Lavare e sfogliare il radicchio senza scolarlo troppo. Stendere la sfoglia in una tortiera rotonda, punzecchiare la pasta con una forchetta e disseminare il fondo di gorgonzola tagliato a tocchetti.
In una ciotola sbattere le uova insieme al latte, salare e pepare e versare l'impasto nel guscio di sfoglia. Disporvi sopra le foglie di radicchio ancora ben umide (altrimenti in forno rischiano di carbonizzarsi), aggiungere un giro d'olio e infornare per 30 minuti.

Il moroso era molto felice dell'improvvisata!

Nel posto dove lavoro, l'azienda, in preda alla psicosi del momento, ha deciso di distribuire a tutti i dipendenti un flaconcino di gel disinfettante, che presumo verrà consegnato a ognuno in busta singola con annesso depliant per dirci di lavarci le mani. Tutto questo, per tutto il territorio italiano per oltre 20.000 dipendenti fa... uno spreco allucinante.
Non bastavano i cartelli appesi in bagno che invitavano a lavarsi le mani col sapone?
Oltretutto, proprio nella settimana, come segnalato dall'ottima Lo, in cui ci si dovrebbe impegnare tutti a produrre meno rifiuti possibile?

Io non so se riuscirò mai a fare come Danda, che è davvero bravissima, ma qui segnalo alcune cose facilissime, che possono fare tutti (se le faccio io!). E sono anche vantaggiose.

Facciamo la spesa con le sporte di tela: sono belle, resistenti e si possono riutilizzare milioni di volte. In questo modo da una parte produrremo meno rifiuti, dall'altra risparmieremo (le buste di plastica costano e sempre più esercizi hanno deciso di farle pagare).
Beviamo acqua dal rubinetto. Quella di Milano è molto calcarea, io la filtro con la Brita, ma non in tutta Italia è necessario. Io ne ho due: una per casa e una l'ho portata in ufficio, così da non dover sottostare alle costosissime bottigliette in plastica della macchinetta. L'acqua è buonissima e magari l'avessi avuta quando abitavo al quarto piano senza ascensore e mi trasportavo faticosamente l'acqua fino su.
Donne: usiamo la mooncup invece degli assorbenti usa e getta. Io l'ho comprata per me e altre due amiche e anche loro sono entusiaste. Io ammetto di aver avuto un lungo periodo di convivenza difficile con questo oggettino, ma con il tempo mi sono abituata, anzi adesso mi trovo meglio che con gli assorbenti tradizionali. Costa 28 euro e dura tutta la vita. Quanto dura un pacco di assorbenti? A me mezzo ciclo, ma in discarica pare addirittura 500 anni.

Buoni propositi che mi impongo per questa settimana:
Cercare un supermercato che venda prodotti sfusi, in modo da procedere all'acquisto con i propri contenitori portati da casa.
Scegliere all'acquisto, i prodotti con il minor imballo possibile.

Se tutti facciamo qualcosa il pianeta non può che giovarne. E ricordiamoci una cosa: va bene riciclare, ma la soluzione migliore è sempre produrre meno rifiuti.

Update: per lettori milanesi e bresciani i punti vendita Simply Sma eco-compatibili, con vendita alla spina di caramelle, cereali e detersivi.

Da qualche giorno sono in fibrillazione. So che manca più di un mese a Natale e sarei felice se l'invisa scadenza non ci venisse ricordata già dal due di novembre con renne giganti multicolor appese fuori dai centri commerciali, ma d'altra parte è la prima volta che decido di confezionare i regali con le mie proprie manine e anzi, con la mia migliore amica abbiamo proprio deciso di farci il pacco alimentare (no, non mi sento ancora pronta per lo scambio di pacchi organizzato da Muccasbronza: ho visto i pacchi dell'anno scorso e non mi sento all'altezza).
Perciò da qualche giorno sfoglio pubblicazioni dedicate ai biscotti alla ricerca delle ricette ideali per rendere felici i destinatari. Non ci saranno solo biscotti ovviamente, pensavo anche a cremine e salatini, ma da qualche parte bisogna pur partire.
E mi consola sapere di non essere l'unica!
Sfogliando in giro avevo adocchiato questi qua, che ultimamente si sono visti un po' dappertutto, il che mi pareva garanzia di successo. Ieri sera avevo deciso che li avrei provati, ma si sa che io non sono una persona particolarmente organizzata e mi sono messa ad esaminare la ricetta che erano già le nove di sera. Per rendermi conto che l'impasto necessitava di almeno due ore di riposo. Non avevo nessuna voglia di accendere il forno alle undici, perciò ho rimandato quella preparazione, ma ormai ero in fissa, volevo biscottare. Tra l'altro questi sono giorni in cui starei volentieri a casa a sfornare biscotti, invece che venire in ufficio, perciò ormai ero fissata: dovevo fare!
Così ho tirato fuori un vecchio numero di Cucina Moderna serie Oro, dedicato a crostate e biscotti, da dove ho estratto questa ricetta. Lo ammetto: esteticamente hanno bisogno di un ritocco e perciò non so se farebbero una gran figura a regalarli. Ma sono venuti così buoni che non ci potevo credere e perfino la mia collega, che mangia pochissimo, se ne è mangiati due (e sì che sono venuti pure enormi), perciò penso che con qualche attenzione in più potrebbero tranquillamente finire nei pacchi dono.
Biscotti con gocce di cioccolato
biscotti con gocce di cioccolato
Ingredienti
150 gr di burro ammorbidito
150 gr di farina
2 uova
120 gr di zucchero di canna
120 gr di gocce di cioccolato
1 cucchiaino di lievito per dolci (la ricetta diceva una bustina, io ne ho messa metà ed era troppa, un cucchiaino basta e avanza)
1 cucchiaino di fior di sale alla vaniglia (questa è un'aggiunta mia e devo dire che è l'ingrediente che fa la differenza, in caso si può sostituire con un cucchiaino di sale e uno di estratto di vaniglia oppure i semini di una bacca)

Lavorare a crema il burro con lo zucchero amalgamandoli bene (io ho usato il Gustavo con grande gioia), aggiungere le uova una alla volta, il lievito, la farina setacciati insieme e infine il sale. Solo alla fine aggiungere le gocce di cioccolato (io questo l'ho fatto amalgamendo a mano) e lasciar riposare l'impasto per almeno dieci minuti.
Prelevare l'impasto con il cucchiaio e depositarlo su una teglia ricoperta di carta forno. I mucchietti devono essere piccoli e molto distanziati, perché l'impasto tende a crescere parecchio.
Dovrebbero venire fuori all'incirca tre teglie di biscotti.
Nota: l'impasto sembra colloso, ma si può sistemare facilmente a mano, cosa che consiglio di fare per dare ai singoli biscotti una forma accettabile.
Infornare a 180°C per dieci/dodici minuti.
L'altro giorno discutevo con una collega di quelli che fanno tutto in dose multipla e poi congelano e ci domandavamo di che dimensioni fosse il loro congelatore. Nel mio, dopo tre pacchetti di carne, il pane che compriamo una volta a settimana e poi surgeliamo e i ravioli fatti in casa dalle zie, non ci sta più nulla e sì che è quello a cassetti che sta sotto il frigo, non un misero congelatorino a scomparto tipo i frigo da campeggio.
Perciò domenica ho fatto una bella pensata che mi avrebbe permesso di liberare un po' di spazio in frigo. Innanzitutto era una giornataccia tetra che da un bel piatto di tortelli in brodo poteva solo guadagnare. E poi avevo nel surgelatore un petto di pollo comprato per fare la pappa alla Pina e non ancora utilizzato.
Mi son detta: con la carne ci faccio il brodo, nel brodo ci cuocio i tortelli e poi la carne la dò alla Pina. E così ho fatto. Ho preparato il brodo con la carne, una carota, una cipolla affettata e un rametto di rosmarino. Una volta pronto l'ho scolato di carne e verdura, ci ho aggiunto il sale e un po' di olio e l'ho fatto bollire per i nostri tortelli (che erano tantissimi, una porzione per tre, non per due).
A fine pasto ho buttato nella pentola ormai vuota la carne a pezzettoni e mezza carota e ho frullato tutto insieme col minipimer, menre la Pina miagolava di golosità. Alla fine le ho fatto assaggiare la crema che era rimasta incastrata nelle lame del minipimer (non direttamente dall'elettrodomestico!) e lei ha dimostrato grande entusiasmo.
pappadigattina
Il moroso dice che ha un aspetto vomitevole, ma non è vero, anche l'odore è buono, buono anche per noi dico. In fondo si tratta solo di carne e carote.
Ne sono venute fuori due ciotolone: una delle due è nel congelatore (be', si era liberato un po' di spazio), l'altra è in frigo e viene tirata fuori al momento dei pasti. Col passaggio delle ore, nel frigorifero la mousse si è compattata e ha un aspetto molto "stagno", perciò al momento di ribaltarla nella ciotola la allungo con un po' d'acqua. Durante questa operazione la Pina miagola come una forsennata: sente profumo di pappa buona e non può aspettare!
la Pina ci guarda
No, non sto parlando dell'amico Metroicon, che ieri ha postato la sua prima ricetta dopo mesi di corteggiamento da parte mia. E in effetti se l'è cavata splendidamente!
Sto parlando dell'Artisan di Kitchen Aid, che sono andata a ritirare sabato mattina e che da allora troneggia regalmente sul ripiano della mia cucina.
Da anni ho l'abitudine di dare un nome proprio agli elettrodomestici e questo alla fine l'ho chiamato Gustavo.
Spero che diventeremo grandi amici.
ka
Qui Gustavo è impegnato nella realizzazione dei Brutti e Buoni, ricetta che non posterò perché mi sono venuti frittellati (andavano messi nei pirottini e io non li avevo), ma che terrò buona in caso di futuri avanzi di albumi.
Non ditelo a Lise: l'ultima volta che sono stato a casa sua mi sono nascosto nella sua cucina e, quando lei non c'è, cucino. Finora non se ne è mai accorta, per fortuna la Pina è mia complice perché le faccio sempre assaggiare qualcosa in cambio del suo silenzio. Ora che comincerò a postare qualche ricetta da queste parti spero di non dare troppo nell'occhio, di non lasciare i fornelli sporchi e di non dimenticare i piatti da lavare. Mi raccomando, acqua in bocca!
(grazie Lise dell'invito sul blog!! :-) )











Mini-pizze di scarola e olive
Ingredienti per un po' di mini-pizze
Pasta per la pizza
Scarola
Olive di Gaeta
Capperi
Alici
Aglio
Peperoncino
Olio
Sale

Non mi dilungo sulla preparazione della pasta per la pizza, ognuno ha la sua ricetta di fiducia e non mi sento di consigliarne una in particolare visto che nessuna di quelle che ho provato finora mi ha mai soddisfatto pienamente.
Lavate e asciugate la scarola. Considerate che durante la cottura si ridurrà molto, quindi conviene sempre farne parecchia. Scaldate in una pentola l'olio con l'aglio, i capperi, le alici, le olive (meglio se snocciolate). Quando le alici si saranno sciolte aggiungete la scarola e fatela soffriggere e appassire con la pentola coperta. A fine cottura aggiustate di sale e peperoncino. Tenete da parte il composto.
Stendete la pasta per la pizza piuttosto sottile e tagliatela con una rotella in strisce larghe. Su ogni striscia appoggiate una cucchiaiata abbondante del composto di scarola e chiudete come un grande tortello. Infornare a 200° fin quando le mini-pizze saranno belle dorate. Buon appetito!
Da quando ho preso la decisione di cucinare anche durante la settimana, il libro di Donna Hay Cucinare in un istante è stato uno dei primi che ho portato a casa. Sono sincera, è stato un capriccio e lo sapevo. Mi stavo portando a casa un libro illustrato, tutto qui.
Poi mi sono messa a sfogliarlo per bene e mi piaceva proprio, ma evidentemente non era il momento. L'ho lasciato in libreria a decantare per qualche settimana, di tanto in tanto lo tiravo fuori, ma non era mai il momento giusto. Invece quando ho fatto il menu della settimana scorsa l'ho ripreso in mano e sono rimasta attratta da una frittata soffice di spinaci.
Eccolo lì il mio buon proposito di mangiare più verdura!
Messa subito nel menu, per la sera in cui avrei cenato da sola (devo dire la verità che questa settimana il rispetto del menu è stato piuttosto aleatorio, ma fa niente).
Facile era facile. Veloce pure. Diciamo che i difetti sono due: il primo è che per fare una frittata bisogna tirar fuori due ciotole e una padella; il secondo è che va be', io sono particolarmente impedita, ma fare le frittate belle come Donna Hay è impossibile.
Perciò tiè, ecco il mio sgorbio, però buono era buono.
Frittata di spinaci di Donna Hay
frittata di spinaci donna hay
Ingredienti per 1 persona
1 uovo (albume e tuorlo separati)
3 cucchiai di latte
1 cucchiaio di parmigiano
3 manciate di spinaci puliti
sale, pepe e olio per la padella

In una ciotola sbattere il tuorlo con il parmigiano e il latte. In un'altra montare a neve l'albume e incorporarlo delicatamente all'altro composto. Scaldare un po' d'olio in una padella e buttarci gli spinaci. Farli cuocere per un paio di minuti, salare, pepare e rovesciarvi sopra il composto di uova. Se siete bravi come Donna Hay rivoltate anche la frittata e a fine cottura piegatela a metà. Se siete impediti come Lise Charmel, quando la frittata è ben cotta sotto e umida sopra, spegnete il fuoco e incoperchiate per una decina di minuti.
Le mie colleghe mi hanno parlato di una padella doppia per cuocere le frittate, mi sa che me la andrò a cercare.
Sono un'acquirente compulsiva. Mi riempio la casa di libri e riviste di cucina che so che non userò. Mi innamoro di ricette, compro gli ingredienti e poi non le faccio. Me ne scordo. O mi impigrisco. O mi rendo conto che ho comprato tutto e in casa manca un ingrediente fondamentale (ho già raccontato di quella volta che avevo cominciato a fare il tiramisu e mi sono accorta di non avere il mascarpone?).
Avevo comprato le pere per fare il cobbler: un dolce visto su Sale e Pepe di ottobre. Poi ci ho fatto un cake salato, un cake dolce e il crumble. Così alla fine me ne era rimasta soltanto una. Ma questo l'ho scoperto aprendo il frigo per prendere le carote. Perché sì, avevo comprato le carote per fare un cake carote e nocciole. Solo che non avevo molta voglia di grattugiare le carote. E di frantumare le nocciole. Sono pigra, l'ho detto.
Allora ho visto la pera. E mi sono ricordata della farina di mandorle avanzata dalla preparazione della torta di mele di Adriano.
In un colpo solo potevo far fuori la pera e il sacchettino di farina di mandorle, prima che venisse dimenticato in fondo allo scaffale e andasse a male (con quel che costa).
Allora eccolo qua, il cake con la pera solitaria, alla quale ho aggiunto anche un bel po' di cannella, che ci sta sempre bene (poi la confezione era nuova e profumatissima).
Cake pere, mandorle e cannella
cake_pere_cannella
Ingredienti
150 gr di farina
50 gr di farina di mandorle
1/2 bustina di lievito
3 uova
120 gr di zucchero (io ho usato quello di canna)
1 pera
80 gr di burro fuso
1 cucchaino di cannella abbondante

Con la frusta elettrica sbattere insieme le uova e lo zucchero finché il composto non è gonfio e spumoso. Aggiungere il burro, amalgamare bene e a questo punto aggiungere la farina normale e quella di mandorle. Tagliare la pera a dadini e aggiungerli al composto con il loro succo. Per ultimi aggiungere il lievito e la cannella, amalgamare delicatamente e versare tutto l'impasto in uno stampo da cake imburrato. Cuocere in forno già caldo a 180°C per 50 minuti.
Aveva un profumo!
Serendipity è la parola che si usa per indicare la sensazione che si prova nell'imbattersi in qualcosa di inaspettato mentre si stava in realtà cercando dell'altro. Come quando Cristoforo Colombo scoprì l'America mentre tentava di raggiungere le Indie.
L'altro giorno ho tirato fuori la mia collezione di Sale e Pepe alla ricerca della ricetta dei Brutti e Buoni. Li volevo fare perché avevo in frigo una discreta quantità di albumi da smaltire e mi pareva una buona soluzione per farli fuori. Così, alle prese con riviste vecchie e nuove mi sono imbattuta nel numero di febbraio di quest'anno, dove ho trovato un intero articolo dedicato agli albumi, tra cui anche delle graziosissime ciambelline, perfette con il caffellatte, leggere e facilissime da fare, che ho immediatamente replicato (con le mie solite modifiche), anche perché molto più facilmente smaltibili dei Brutti e Buoni.
La ricetta originale prevedeva la panna, mentre io ho usato il latte e non prevedeva lo zucchero, che io ho aggiunto (che si trattasse di una svista dell'autore?).
Ciambelline serendipity
biscotti serendipity

Ingredienti
300 gr di farina
1/2 bustina di lievito
80 gr di zucchero
2 albumi
10 cl di latte
2 cucchiai di zucchero a velo

Mischiare insieme gli ingredienti secchi (ad esclusione dello zucchero a velo) e aggiungere il latte. Montare a neve gli albumi e amalgamarli delicatamente all'impasto. Formare un salsicciotto con l'impasto, lavorandolo su un piano infarinato, tagliarlo a strisce lunge 6-8 cm e formare tante ciambelline. Posizionare le ciambelline su una teglia coperta di carta forno, mantenendo una certa distanza perché i biscotti tendono a crescere in cottura e cuocere in forno già caldo a 180°C per 12 minuti. Passare le ciambelline ancora calde nello zucchero a velo.

Questa ricetta partecipa alla raccolta Biscottiamo? de Il Criceto Goloso.
Perchè oggi 8 novembre 2009 molti food bloggers e forumisti pubblicano in contemporanea questa ricetta?Per solidarietà con Adriano Continisio che l'ha inventata e pubblicata sul suo blog già nel 2007.
Riassumendolo in pochissime parole, questa manifestazione vuole porre l'attenzione prima di tutto sulla necessità di un comportamento corretto per chi usa la rete nei confronti di chi pubblica materiale. Spesso si sceglie di mettere a disposizione il proprio materiale o lavoro con una licenza che permette di usarlo a condizione che se ne citi la fonte e questo è già un dono, a nostro avviso. Si dice a chi legge: puoi gratuitamente utilizzare il materiale, puoi prenderlo, ma devi specificare che è mio e dire dove l'hai preso. Non è chiedere molto!
Altra importante condizione è che il materiale non venga usato a scopo di lucro.
Quando tutte e due le condizioni non vengono rispettate è evidente che la cosa è ancor più grave.
Questa volta è capitato ad Adriano, ma nel tempo è già capitato ad altri. Creare un tam tam è forse il primo di tanti passi per avversare il fenomeno, perciò ci siamo uniti e oggi pubblichiamo con il nome del suo autore la ricetta e la foto della crostata che ognuno di noi ha preparato.
E' ora che tutti sappiano di chi è la farina e pure il sacco!!!!!
torta_mele_mandorle_di_Adriano

La ricetta la trovate sul blog di Adriano ed è perfetta così, io ho fatto delle semplici varianti perché non avevo in casa farina di mais (e non l'ho messa), Amaretto di Saronno (sostituito con il rum) e marmellata di albicocche (sostituita con una marmellata di mele e zenzero). Proprio per la

scelta della marmellata così inusuale ho deciso di sostituire la cannella originale con un pizzico di misto 4 spezie, che ho aggiunto anche alla base della frolla.

Commento del fidanzato: "Cavoli, sembra una torta della pasticceria!"

Perciò: grazie Adriano!



PS: per chi ancora non ne avesse sentito parlare: la storia del plagio si può leggere qui.
Non penso che sarò mai vegetariana: la carne mi piace. Però penso che vorrei mangiarne un po' meno, per motivi etici e di salute. E poi non mangio abbastanza frutta e verdura. Ieri sfogliavo l'ultimo numero di Starbene, che proponeva una dieta supersalutare, ricordando inoltre quanto faccia bene mangiare 5 porzioni di frutta e verdura al giorno e suggerendo anche dove inserire questi cibi (dalla frutta per colazione, al minestrone di verdure la sera), in modo che questo obiettivo non sia poi così irraggiungibile. Io non riesco mai a mangiare 5 porzioni di frutta e verdura al giorno: nei miei momenti di massimo impegno arrivo a 4. Va be', la dieta non l'ho neanche letta, ma mi è venuta una gran voglia di verdure per cena.
Così in un pentolino ho ficcato dei pezzettoni di zucca violina, una patata sbucciata e affettata, mezzo porro a rondelle sottili, una carota a rondelle un po' meno sottili, un rametto di rosmarino, un bicchiere d'acqua e sale.
Ho portato a bollore, ho lasciato cuocere finché le verdure non si sono intenerite. Ho scolato l'acqua, ma non del tutto e ho dato un giro turbo con il frullatore a immersione, che solo un mese fa non possedevo e ora mai più senza.
Ho aggiunto l'olio e qualche scaglia di parmigiano ed era ottima. E sono sicura che fosse anche poco calorica.
vellutata mista
E senza le scaglie di parmigiano è addirittura un piatto vegan.
Ah, ho trovato un modo per tenere la micetta lontano dal piano di lavoro: basta sventolarle sotto il naso una fettina di porro e la poverina si ritrae disgustata.
Più proseguo nella lettura di Julie & Julia e più mi sento come Julie Powell: come posseduta da un sacro demone che prima non c'era (o forse c'era e dormiva?). Certo, io non mi sono legata a un progetto quasi folle che mi costringe a cucinare per ore, finendo poi a cenare a ore improbabili, però ieri credevo di aver scelto una ricetta facile, invece a causa della mia imperizia ci ho messo un'ora a preparare il tutto. Devo anche ammettere che gran parte del tempo l'ho impiegato a tirar giù la Pina dai fornelli e a distrarla dalla preparazione con giochini e trucchetti vari. In effetti quando siamo usciti dal cinema, dopo la visione di Julie & Julia, il moroso ha commentato: "Quel film non è realistico: il loro gatto non cercava mai di saltare sul piano di lavoro!"
Presumo che senza distrazioni la realizzazione sia molto più veloce. La ricetta, per una volta tanto, viene da Sale & Pepe di novembre.

Involtini di lonza con pancetta e radicchio
involtini di lonza
Ingredienti per due persone
380 gr di fettine di lonza
80 gr di pancetta a fette
1 cespo di radicchio di treviso
1 manciata di uvetta sultanina
10 cl di vino bianco
1/2 cipolla
olio, sale e pepe

Far rinvenire l'uvetta in una scodella di acqua tiepida. Affettare la cipolla sottilmente e soffriggerla con un filo d'olio. Lavare il radicchio e aggiungerlo al soffritto di cipolla. Strizzare l'uvetta e aggiungerla alla padella e cuocere per una decina di minuti. Nel frattempo battere le fettine di lonza (batterle molto sottili, altrimenti non si cuoceranno bene) e posizionarle sopra le fettine di pancetta. Riempire le fettine di lonza con il contenuto della padella (cipolle, radicchio e uvetta) e formare degli involtini. Metterli nella padella in cui è stato appassito il radicchio (io ci ho aggiunto anche un po' d'olio) insieme al vino bianco e cuocere finché la carne non è cotta e il vino evaporato. Secondo me viene meglio con la pentola semicoperta.
La ricetta diceva anche di tagliare gli involtini in rondelle, ma visto che i miei avevano delle forme assurde ho preferito servirli interi.

E il colpo di testa del titolo? Be', ho appena ordinato online l'Artisan di Kitchen Aid. Sono emozionatissima: non vedo l'ora che arrivi!
Domenica siamo usciti a pranzo con la famiglia del moroso, zii compresi (simpaticissimi, li adoro). Mi aspettavo uno di quei pranzoni che ci si alza dal tavolo con la pancia barcollante e quindi per cena mi ero prospettata un piattino leggerissimo, praticamente un contorno, giusto per mettere in funzione l'apparato digerente e nulla più. In effetti non mi sbagliavo per quanto riguardava il pranzo: mi sono messa la sera ai fornelli che ero ancora piena (però era tutto buonissimo) e la prospettiva di una cena leggera mi faceva molto piacere.
La ricetta, come al solito, viene da Cucina Moderna di novembre (ancora?), che dedica uno speciale ai finocchi, una delle mie verdure preferite. Io ho scelto i finocchi al latte gratinati, che per molti saranno un'autentica scemenza, ma era la prima volta nella mia vita che accendevo il grill del forno, tanto che ho dovuto perfino cercare le istruzioni degli elettrodomestici, perché non sapevo che temperatura andasse selezionata (e le ricette non lo dicono mai accidenti).
Comunque, visto che anche lei, che è una delle mie blogger preferite, decide che i finocchi gratinati sono una ricetta da postare, non vedo perché non io. Certo, i suoi sono più sofisticati, ma questo sempre e allora?
Allora, veniamo a questi finocchi.
finocchi gratinati
Ingredienti (per due)
1 finocchio e 1/2
1 bicchiere di latte
burro per la teglia
sale, pepe, noce moscata
2 cucchiai di parmigiano
Imburrare una teglia, disporvi sopra i finocchi tagliati a fettine, ricoprendola completamente. Versarvi sopra il latte e cuocere a fuoco medio basso per una decina di minuti, facendo assorbire il latte. Salate, pepate e aggiungete una spolverata di noce moscata. Cospargete di parmigiano grattugiato e mettete sotto il grill per 5 minuti.

Che ho fatto poi degli altri finocchi che avevo in casa? Ieri avrei cenato da sola e pensavo di farmeli in insalata. Però avevo freddo e mi son detta: va be' li faccio bollire e guarda caso avevo in frigo un cartone di panna aperto. Mi sembrava poca, così ci ho aggiunto un po' di latte. E poi, quando è finita la bollitura: sale, pepe, noce moscata. Mi son detta: abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. Ho tirato fuori il minipimer, una bella frullata, una spolverata di scaglie di parmigiano. Ecco la mia prima zuppetta.
zuppadifinocchi
Era un po' tanta, però l'ho mangiata volentieri.
Dopo la pioggia torrenziale di ieri oggi è tornato il sole, ma l'aria è frizzantina e gela le orecchie, insomma, finalmente è arrivato il momento di gustare con piacere zuppe e minestre.
Ed è anche arrivato il momento di confessare che, benché io le ami molto, non ho mai preparato una zuppa in vita mia. Tutte le mie amiche sostengono sia facilissimo, ma devo anche aggiungere che fino a pochi mesi fa non possedevo un frullatore a immersione e tuttora ho il panico dello spruzzo assassino per tutta casa: questo finora mi ha tenuta lontana da tali preparazioni.
Ma ho comprato il libro Zuppe à porter, perciò a breve mi cimenterò in queste preparazioni. Intanto mostro questa minestra, reperita sul numero di ottobre 2008 di Sale e Pepe. Il fatto è che l'anno scorso il moroso ha trovato tra i pacchi di Natale una confezione di fagioli zolfini. Io non sono mai stata una grande cuoca e nemmeno una fan dei legumi: a causa del lungo ammollo non sono preparazioni che si possano improvvisare e io non sono abbastanza organizzata. Almeno non lo ero fino a poche settimane fa. Mi sono però ricordata subito che c'era un'apposita ricetta sul numero passato della rivista e mi sono riproposta di metterla in pratica prima o poi (l'ho già detto che sono anche una che procrastina un sacco?). Be', l'altra domenica è arrivato il momento.
E' vero, la giornata non era perfetta, faceva ancora caldo, ma ormai ero determinata, avevo acquistato gli ingredienti ed eccola qui:
Minestra di scarola e fagioli zolfini
(da farsi preferibilmente in una domenica di pioggia)minestra fagioli zolfini
Ingredienti per due persone
120 gr di fagioli zolfini
1/2 porro
50 gr di prosciutto crudo
500 ml di brodo (caldo)
1/4 di cespo di scarola
burro
1 foglia di alloro
1 peperoncino secco
sale e pepe

Sciacquare bene i fagioli e lasciarli riposare in acqua pulita per 3/4 ore (meglio 4). Scolare l'acqua, metterli in una casseruola possibilmente di coccio, ricoprirli di acqua fredda e metterli sul fuoco per un'ora insieme alla foglia di alloro.
Mondare e affettare il porro sottilmente, affettare a dadini il prosciutto crudo e soffriggerli insieme nel burro. Lavare la scarola, affettarla e aggiungerla al soffritto.
Scolare i fagioli e frullarne la metà insieme a un mestolo di brodo. Aggiungere sia i fagioli frullati che quelli interi al soffritto di porro, prosciutto e scarola e cuocere per altri 30 minuti insieme al brodo rimanente, dopo avervi sbriciolato dentro il peperoncino.
Sabato sera sono andata a vedere Julie & Julia. E ieri mi sono comprata il libro (sono già a metà). Be', il film è meglio, ma anche nel libro si trova tutto quell'entusiasmo della sperimentazione che io stessa ho provato nello scovare e mettere in pratica ricette nuove da quando ho aperto il blog.
E viene sempre più voglia di provare cose nuove, come fa Julie (ecco, magari senza l'aspic fatto con i piedini di vitello), superando se stessa e le sue remore.
Anch'io ho tante remore da superare, ma come ci insegna questa storia: basta seguire le istruzioni e si può fare qualsiasi cosa.
La ricetta che mostro oggi è invece un classico che realizzo da anni, anche se finora avevo messo in pratica la versione più conosciuta, ovvero alle mele. Ma avevo una gran voglia di provare anche quello con le pere e così mi sono finalmente cimentata.
Ovviamente anche dietro questa preparazione c'è un retroscena che mostra quanto io sia distratta. La realtà è che volevo preparare uno dei miei soliti cake per la colazione, quando ho aperto lo sportello dove tengo la farina e mi sono accorta che ce n'era pochissima. Integrale? Niente. Un cake era fuori discussione. E per di più avevo in casa solo un uovo.
Il crumble era l'unica cosa che potessi fare. Non con le mele però, visto che ne avevo in casa solo una (sì, era proprio arrivato il momento di fare la spesa), ma con le pere, che ancora affollavano il cassetto del frigorifero.
Il caso vuole che quel giorno fossi passata da lei e avessi visto il suo delizioso crumble di pere. Che fantastica idea sbriciolarci dentro le noci! E il cioccolato? Be', no, in realtà le gocce di cioccolato erano finite (ma dai?) e era finita pure la cannella (ma insomma!), quindi alla fine l'ho fatto così.
Crumble di pere con le noci
crumble di pere
Ingredienti
2 pere
100 gr di farina
80 gr di burro
80 gr di zucchero (io ho usato quello di canna)
1 manciata di noci sbriciolate grossolanamente
2 cucchiaini rasi di miscela 4 spezie
burro per lo stampo

Preriscaldare il forno a 170°C.
Imburrare una pirofila e disporvi sopra le pere tagliate a pezzettini, cercando di mantenere uno spessore uniforme. Spolverarvi sopra uno dei due cucchiaini di miscela 4 spezie. In una ciotola tagliare il burro a pezzettini e amalgamarlo con le dita alla farina, lo zucchero e l'altro cucchaino di spezie, formando un composto sbricioloso. Disporre il composto sopra le pere e completare spargendo la manciata di noci spezzettate.
Infornare per 25 minuti.

Ammetto che durante la cottura sbollicchiava tutto e temevo che la crosticina si sarebbe sciolta (forse avevo lavorato troppo il composto?), invece alla fine si era ben compattata ed era gradevole da spezzare con il cucchiaino.
Le spezie sono profumate e danno al crumble un piacevole sapore di dolcetto nordico. L'abbiamo mangiato a colazione e a metà ci siamo dovuti fermare perché rischiavamo di mangiarlo tutto.
Ultimamente torno dal lavoro sempre tardissimo e sembra che anche con i menu già pronti, l'unica soluzione per la cena sia la zuppa in busta pronta in 15 minuti. Ieri invece ero a un convegno, dal quale sono fuggita presto per andare in Triennale a vedere la presentazione delle nuove carte speciali della Fedrigoni (meraviglie) e l'annessa mostra. Che bellezze, da vedere e da toccare.
Grazie a questa serie di impegni che mi hanno permesso di non passare nemmeno dall'ufficio, sono tornata a casa che erano solo le sette meno un quarto.
Tempismo perfetto per lo spezzatino alla birra visto (indovina?) su Cucina Moderna di novembre. Uno si domanda perché mai dovrei comprare altri libri e giornali di cucina, se tutte le ispirazioni le prendo da lì (no, non è vero, ho visto una cosa carina su Sale e Pepe, prossimamente su questi schermi).
Lo so che l'aspetto non è dei più chic, del resto non è un piatto chic, ma è talmente facile e il moroso era così soddisfatto che ho pensato che in questo blog ci poteva stare benissimo.
spezzatino alla birra
Ingredienti per due persone
400 gr di coppa di maiale, gentilemente tagliata a cubetti dal macellaio della Coop
1 bicchiere di birra
1/2 cipolla
1 costola di sedano
1, 2 cucchiai di farina
due, tre cucchiai di brodo
burro, sale e pepe

Far soffriggere nel burro la cipolla affettata sottile e il sedano tagliato a pezzetti, togliere dopo pochi minuti e tenere da parte. Infarinare i cubetti di carne, scolarli e farli rosolare nel burro usato per cipolla e sedano. Aggiungere la cipolla e il sedano tenuti da parte, salare, pepare e aggiungere e un bicchiere di birra. Coprire e far cuocere a fuoco lento per un'ora. In caso la birra si restringesse troppo aggiungere qualche cucchiaio di brodo.
A fine cottura ho fatto restringere il sughetto di birra a fuoco alto e l'ho aggiunto alla carne.
Era bollente e mi ha ustionato il palato.
Oggi il moroso è a Torino per un corso e si fermerà lì a dormire, perciò stasera mi faccio fare compagnia da un altro uomo, che di tanto in tanto commenta anche qui e che è uno dei miei più cari amici. Ma non si pensi a nulla di torbido!
Per il dolce volevo qualcosa di semplice e rapido e avevo trovato una ricetta facilissima su Cucina Moderna di novembre (dove altro?): il caulatt, dolce tipico lodigiano. Ho cercato in giro su google per vedere se ci fosse qualche informazione, la ricetta che circola in rete sembra incompleta, mentre qui, al terzultimo paragrafo c'è il dettaglio che mi aveva colpita leggendo Cucina Moderna: ovvero la foglia di alloro.
Che in effetti, a scaldarla con la panna diffondeva un gradevole profumino per tutta la casa. Intanto che scaldavo la panna ho montato i tuorli con lo zucchero ed è arrivato il momento di aggiungere il cacao amaro. Così mi sono messa a cercare la scatoletta nel solito sportello della dispensa. Cerca che ti cerca, niente, non saltava proprio fuori. E così mi sono resa conto che probabilmente era stato buttato quando in estate abbiamo avuto l'invasione dei vermetti e delle farfalline (che odio e che disgusto!).
E ora? Che fare? Oltre a tirarsi i pugni in testa intendo, visto che avevo deciso venerdì sera che avrei fatto questo dolce. Be', alla fine ci ho messo il cioccolato fondente.
Ed ecco qua la lise_versione del Caulatt lodigiano.
caulatt
Ingredienti per due tazze
250 gr di panna
2 tuorli
2 cucchiai di zucchero
1 foglia di alloro
50 gr di cioccolato fondente (nella ricetta originale ci andrebbero 3 cucchiai di cacao amaro)

Scaldare a fuoco basso la panna con la foglia di alloro. Contemporaneamente montare i tuorli con lo zucchero finché non sono gonfi e spumosi. Aggiungere la panna tiepida eliminando la foglia di alloro e mescolare bene. A questo punto, chi ha in casa il cacao (chi non ha in casa il cacao normalmente?) lo aggiunga alla preparazione passandolo per un colino e rimetta la preparazione sul fuoco basso rimestando per una decina di minuti, finché non si trasforma in una crema. Io invece ho messo il preparato sul fuoco, aggiungendo il cioccolato sbriciolato e l'ho fatto sciogliere, finché il tutto non è diventato cremoso.
Versare la crema nelle ciotole, far raffreddare e riporre in frigorifero per almeno mezza giornata.