La torta di questo post l'ho fatta a gennaio. Ai primi di gennaio. Sono tornata da una festa di Capodanno con un barattolo con dentro dodici albumi, avanzati dalla preparazione del dolce, fatto da me sul posto (la creme brulee, grazie alla quale ho usato il cannello per la prima volta e non ho incendiato la casa di chi mi ospitava) e da una zuppa di vino, preparata anche con dei tuorli.
Quegli albumi non li voleva nessuno, li ho presi io. Con tre ci ho fatto la crosta di sale per delle orate, con gli altri nove ci ho fatto questa torta. Poi sono andata in giro per settimane a millantare di una torta con nove albumi e non mi decidevo a postarla.
Ma la cosa buona è che va bene anche adesso. Anzi, quasi meglio. La mia produzione è una rivisitazione invernale (con le banane), di un dolce alle albicocche che sta nella sezione Estate del libro Stagioni di Donna Hay. Libro bellissimo, come tutti gli altri suoi, dal quale ho già tratto diverse ricette oltre a questa e tutte con estrema soddisfazione (tra cui una torta di pere che non è mai stata fotografata perché sparita nel giro di mezz'ora).
Allora, per questa torta occorre prima di tutto un'avvertenza: non è un dolce da dopo cena. Anzi. E' un mappettazzo incredibile, di notevole apporto calorico, adatto solo alla colazione, per essere inzuppato nel latte preferibilmente (a parer mio) freddo. Però è buona e se avete in casa molti albumi val la pena di prenderla in considerazione.

Dolce alle banane e mandorle
mandorle e banane

Ingredienti
9 albumi
360 gr farina di mandorle
240 gr zucchero
225 gr farina autolievitante
1 tazzina colma di olio di riso
la scorza grattugiata di una grossa arancia
2 banane tagliate a fettine sottilissime

Scaldate il forno a 180°C. Mettete in una ciotola gli albumi, la farina di mandorle, lo zucchero, la farina setacciaata, l'olio di riso, la scorza d'arancia e mescolate bene. Versate il composto in una teglia rettangolare di 25x35 cm ricoperta di carta forno e distribuiteci sopra le fettine di banana. Infornate per 40-45 minuti, verificando la cottura con uno stecchino.
Quanto mi è piaciuto il numero di gennaio di Cucina Naturale! Ho veramente fatto un sacco di ricette: zuppe, primi piatti, piatti unici: ce l'avevo sempre in mano, l'ho sfogliato mille volte ed è stato il mio salva-menu di buona parte del mese scorso. In particolare, mi ha risolto un paio di pranzi del sabato, proprio di quelli appena tornati dalla spesa, quando abbiamo fame e un sacco di cose da fare nel pomeriggio (in genere le pulizie o attività assimilabili) e non è certo il momento di mettersi a preparare qualcosa di elaborato.
Amo quei condimenti che si preparano mentre bolle l'acqua e si cuoce la pasta e che magari non devono essere costantemente controllati, di modo che contemporaneamente una possa apparecchiare, sistemare la spesa o svuotare la lavastoviglie, mentre nel frattempo il marito si dedica alla pulizia della lettiera.
Il piatto che vi mostro oggi viene da un'ispirazione trovata proprio su quella rivista, anche se la ricetta originale prevedeva del seitan, che io ho sostituito con della pancetta affumicata a dadini. Chi lo preferisce naturalmente può tornare all'ingrediente originale, personalmente non lo amo molto.
In questa occasione ho assaggiato per la prima volta il cavolo romanesco, che come si intuisce facilmente dal nome, non si vede comunemente sulle tavole lombarde, anche se negli ultimi anni si è diffuso di più. Lo trovo davvero bellissimo e coreografico per forma e colore (ma come sarà mai venuto in mente a qualcuno che una pianta dall'aspetto così marziano fosse anche commestibile?), anche se un po' meno saporito del classico cavolfiore bianco.
Spaghetti con cavolfiore romanesco
spaghetti al broccolo romanesco
(ricetta tratta da Cucina Naturale di gennaio)
Ingredienti per due persone
due piccoli cavolfiori romaneschi
una confezione di pancetta affumicata a dadini
160 gr spaghetti
2 cucchiai di pangrattato
un cucchiaino di timo secco
olio evo
sale

Dividete i cavolfiori in cimette e lessatele in abbondante acqua poco salata per otto minuti. Scolatele con una schiumarola e cuocete la pasta nella stessa acqua.
Scaldate un cucchiaio d'olio in una padella antiaderente e fatevi dorare il pangrattato insieme al timo. Mettete da parte. Nella stessa padella scaldate l'olio rimasto e fate saltare la pancetta fino a che non diventa croccante. Aggiungete il cavolo, rimestando spesso.
Scolate gli spaghetti molto al dente e tuffateli nella padella con il cavolfiore, aggiungendo se occorre qualche cucchiaio dell'acqua di cottura.
Servite nei piatti cospargendo con il pangrattato.
Ieri sera abbiamo avuto a cena un nostro amico e avevo previsto di preparare una crostata come dessert. Visto che a me piacciono le crostate belle croccanti, con tanto bordo, ho deciso di seguire la ricetta di frolla croccante per crostate delle sorelle Simili. La frolla è venuta benissimo, buona e croccante, tra l'altro era la prima volta che usavo la lama impastatrice del robot regalatomi da Lise e ne sono stato molto soddisfatto. Ma le sorelle Simili, sante donne, dovrebbero specificarlo che le loro dosi sono quelle della loro panetteria! Finita la prima crostata (con noci e marmellata di arance), con la pasta avanzata ne ho fatta una seconda (con marmellata di ciligie). Ma poi di pasta ce n'era ancora parecchia, e così ho fatto due crostatine di mela. Non contento, con una pallina di pasta che c'era ancora ho fatto dei biscotti con le gocce di cioccolato. Insomma, una produzione dolciaria che levati. Io ora vi do le dosi che ho usato, ma ricordatevi di ridurle se non volete passare il pomeriggio davanti al forno.

La frolla croccante delle sorelle Simili
























Ingredienti per tanta frolla

500 gr. di farina 00
200 gr. di zucchero
200 gr. di burro freddo di frigo
2 uova intere
un pizzico di sale

Mescolare nel robot con le lame per impastare (quelle di plastica) la farina e lo zucchero. Aggiungere il burro tagliato a pezzetti. Il segreto della frolla è che deve restare il più possibile fredda, quindi lavoratela il meno possibile con le mani e tirate fuori dal frigo il burro all'ultimo minuto. Impastare per un po' senza le uova, prima a pulsazioni e poi a piena velocità. Aggiungere le uova e il pizzico di sale e continuare ad impastare fino ad ottenere un composto omogenero. Io ho aggiunto anche una punta di cacao amaro (per rendere la pasta più scura) e della scorza di limone grattuggiata per coprire il sapore troppo forte del burro.
Quando l'impasto è pronto, formate velocemente una palla, senza scaldarlo troppo tra le mani, e riponetela in frigo avvolta nella pellicola trasparente per almeno mezz'ora. La frolla è ora pronta per tutte le vostre creazioni! Un consiglio: quando la stendete, tirate fuori dal frigo man mano solo quella che vi serve. Insomma, più resta fredda, meglio è.
Per festeggiare l'arrivo del nuovo tavolo da pranzo, ieri sera ho preparato questa ricetta, già sperimentata in occasione di una cena con Lise. La ricetta viene dall'ormai classico Kitchen di Marieclaire, ma è stata in parte rivisitata.
Le 5 spezie cinesi sono un mix di spezie che - a quanto pare - risale al 1300 aC e che contiene finocchio, anice stellato, pepe di Sichuan, cannella e chiodi di garofano. Il mio è molto più recente ed è stato acquistato in un poco esotico Tesco a Dublino.

Arista di maiale alle 5 spezie cinesi
























Ingredienti per un'arista da 300 gr.

1 arista di maiale da 300gr. circa
8 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiaini di 5 spezie cinesi
zenzero
dragoncello
aglio
olio di semi
zucchero

In una piccola teglia da forno, mescolare 4 cucchiai di salsa di soia, un cucchiaio d'olio di semi, un cucchiaino di 5 spezie cinesi, un cucchiaino scarso di dragoncello, mezzo cucchiaino di zucchero, una generosa spolverata di zenzero (io ho usato quello secco da grattare, ma probabilmente con quello fresco ne serve meno), uno spicchio d'aglio a pezzetti e lasciar marinare l'arista in questa salsa per almeno un'ora, girandola spesso (ok, lo ammetto, io l'ho fatta marinare di meno).
Dopo la marinatura, sigillare l'arista in padella, rimetterla nella teglia e lasciarla cuocere in forno a 180° per un'oretta. A dirla tutta, il libro dice per 10 minuti, ma ovviamente dopo 10 minuti è ancora cruda, che forni hanno in America? Nel mio forno (che però è un combinato che io ho usato nella funzione ventilata) deve stare almeno 50 minuti.
Nel frattempo preparate la salsa, facendo bollire per qualche minuto gli stessi ingredienti utilizzati per la marinatura con 150ml d'acqua.
A cottura ultimata, affettare l'arista e condirla con la salsa. Io l'ho servita con un contorno di cavolo bollito e un mix di zucchina, carota e verza saltate con noce moscata e salsa di soia.