Il mio lavoro prima di questo consisteva nell'acquistare stampe, brochure e libretti pubblicitari. Una volta venne a presentarsi un fornitore che portò con sé alcuni campioni del suo lavoro, tra cui un libro di cucina che aveva stampato la sua azienda. Era un libro bellissimo, ma per me troppo complicato, così dopo averlo sfogliato un paio di volte lo infilai in uno scaffale insieme ai romanzi e lì lo dimenticai.
Da quella giornata sono passati diversi anni, nel frattempo io sono andata a vivere col moroso e il libro è rimasto in quella casa di prima, visto che l'inquilina non aveva bisogno che le liberassi gli scaffali. Di recente sono tornata lì per un problema di caldaia e mi sono ricordata del libro, così me lo sono portato via. Si trattava nientemeno che di Pasticceria Salata di Ernst Knam!
Ad essere sinceri trovo tuttora gran parte delle ricette al di fuori della mia portata (e poi alcune sono spiegate in maniera del tutto superficiale, come se si rivolgesse a un pubblico di esperti), ma alcune ricette di torte salate sono invece abbordabilissime. E così, detto fatto: gli ingredienti in casa li avevo tutti, ecco che avevo trovato la cena per la sera.

Torta salata di spinaci di Ernst Knam
quiche_spinaci_uvetta_pinoli
Ingredienti
Un rotolo di pasta sfoglia
3 uova
250 ml di panna (io ho usato il latte)
spinaci
una manciata di uvetta
una manciata di pinoli
olio, sale e pepe

Srotolare la pasta sfoglia su una teglia. Accendere il forno a 180°C. Far rinvenire l'uvetta in una tazza con dell'acqua tiepida. Scaldare l'olio in una padella e cuocere gli spinaci per pochi minuti, aggiungere successivamente l'uvetta e i pinoli (eventualmente tostati in precedenza) e far insaporire. Salare e pepare. In una ciotola sbattere le uova insieme alla panna (o al latte), salare e pepare e con questa crema riempire la sfoglia. Versare sopra gli spinaci e cuocere in forno per 35 minuti.
Quando c'è da fare l'ordine dei formaggi al gruppo d'acquisto ordino sempre la ricotta, anche se a volte il produttore poi non la consegna. E' un po' difficile perciò programmare dei menu con un ingrediente che non si sa se si avrà a disposizione (e che ne è stato degli yogurt alla vaniglia che non erano nella mia scatola la volta scorsa?). Ammetto però che avevo notato questa ricetta sul già citato libro di Trish Deseine già qualche giorno fa, quando ero alla ricerca di un dolce leggero. Poi l'avevo scartata perché mi pareva troppo da colazione.
E invece... la ricotta è arrivata! Che farne? Una torta salata, un pesto e...
Be', ho rispolverato la ricetta, l'ho modificata a mio gusto ed eccola qui.
Ric(c)ociambella al caffè e cioccolato
riccociambella al caffe

Ingredienti
280 gr di ricotta
150 gr di burro morbido
150 gr di zucchero
180 gr di farina
1/2 bustina di lievito
2 tazze di caffè
3 uova (tuorli e albumi separati)
gocce di cioccolato o cioccolato tritato a piacere (a me piace... tanto!)

Mescolare il burro con lo zucchero formando una crema. Aggiungere i tuorli uno alla volta e quando sono ben amalgamati unire la ricotta e il caffè, sempre mescolando. Montare gli albumi a neve fermissima e amalgamarli delicatamente al composto, mescolando dall'alto verso il basso per non smontarli. Setacciare la farina con il lievito, unirla all'impasto. Unire da ultime le gocce di cioccolato, mescolando per distribuirle uniformemente.
Versare in una teglia da ciambelle ben imburrata e cuocere in forno già caldo a 180°C per 40 minuti.
Grazie alla ricotta questo dolce si mantiene morbido a lungo.
Anche questa ricetta partecipa al contest di NeroNero.
L'altro giorno la collega che i consulenti informatici hanno soprannominato Leggiadra (perché si aggira per l'azienda issata su tacchi altissimi e impeccabili abitini Prada taglia 38), è arrivata in ufficio brandendo un mini thermos dell'Ikea. Purtroppo per sicurezza aziendale ci è stato vietato di tenere il bollitore in ufficio e quindi abbiamo dovuto rinunciare alla pausa the che tanto ci allietava l'inverno scorso. Così quando lei è arrivata col thermos è stata la rivoluzione. Nel giro di pochissimo tempo anche io e l'altra collega ci siamo procurate un piccolo thermos e ora la pausa è stata ripristinata.
Ma non è the senza biscotti e per di più la Leggiadra mi chiede sempre se la sera prima gliene ho fatto qualcuno (come faccia poi a mantenere la taglia 38 è un mistero per tutti) e così ieri sera che ero particolarmente nervosa ho pensato di pasticciare con zucchero e farina per risollevarmi il morale.
L'ispirazione è venuta dal Libro d'Oro dei biscotti, poi però ci ho messo del mio e questo è il risultato.
Biscottini al caffè con gocce di cioccolato
biscottini al cioccolato e caffe
Ingredienti per una quarantina di biscotti
150 gr di burro morbido
80 gr di zucchero
150 gr di farina
1 tazzina di caffè
mezzo cucchiaino di lievito
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
una manciata abbondante di gocce di cioccolato
1 pizzico di sale

Preriscaldare il forno a 180°C. Amalgamare il burro con lo zucchero finché non diventa una crema. A questo punto aggiungere la farina setacciata con il lievito, l'estratto di vaniglia, il caffè e il sale e amalgamare bene. Da ultimo aggiungere le gocce di cioccolato.
Con un cucchiaino versare l'impasto su una teglia coperta di cartaforno, formando dei biscottini e modellandoli un po' con le mani. Cuocere per dieci minuti.

I biscotti sono stati portati in ufficio. Ho la scatola aperta accanto a me e nonostante ne siano rimasti solo due, emanano ancora un profumo irresistibile!

Questa ricetta partecipa al contest:

NERONERO.it bandisce un premio per la miglior ricetta a base di caffè. Le 50 ricette più meritevoli saranno raccolte in un libro il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza, al netto delle spese, all'associazione Chefs Sans Frontières per l'insegnamento del mestiere della ristorazione a ragazzi di strada di tutto il mondo.
Per partecipare è necessario inviare una o più ricette all’indirizzo ricetta@neronero.it entro e non oltre il 30 Aprile 2010. La mail deve presentare come oggetto “Premio miglior ricetta”. Le ricette proposte devono essere complete di ingredienti e delle modalità di preparazione; devono inoltre prevedere l’utilizzo del caffè.
Premi per le migliori ricette:
1° premio: macchina caffè EP 800 / LB 800 (a scelta) + 500 cialde Lavazza
2° premio: buono sconto del 90% sulla macchina caffè LB 800 + 300 cialde Lavazza Blue
3° premio: 300 cialde Espresso Point
Per le prime 3 ricette: inserimento nei menu dei ristoranti Chefs Sans Frontieres.
Per le prime 50 ricette: pubblicazione della ricetta su libro, con ricavato donato in beneficenza.

Come ho già ripetuto annoiando tutti, il programma alimentare che seguo prevede due uova la settimana. Il moroso le mangia volentierissimo all'occhio di bue, ma in quel caso bisogna fare attenzione all'olio che si butta in padella e poi va sempre a finire che ci si mangia insieme moltissimo (troppo) pane. Ecco perché quando mi è caduto l'occhio su questa ricetta, tratta da Cucina Moderna di febbraio, sono corsa immediatamente a comprare i cavolini di Bruxelles per replicarla a casa.
Facile, buona, riempie, è carina a vedersi e secondo la rivista sono solo 190 kcal a persona. Che volere di più?
Eppure non avevo mai fatto un clafoutis di verdure (va be', pure quello di ciliegie l'ho fatto una volta sola), credo che invece ripeterò l'esperienza, anche perché ho trovato la soluzione per gli amici che non mangiano la carne.
Clafoutis di cavolini di Bruxelles
clafoutis di cavolini di bruxelles
Ingredienti per due persone
350 gr di cavolini di Bruxelles
4 uova
40 gr di parmigiano reggiano
1/2 bicchiere di latte
3/4 foglioline di salvia
burro per la teglia

Lavare bene i cavolini, togliere i residui di gambo e le foglie esterne e lessarli (in acqua salata) per una dozzina di minuti (o cuocerli a vapore per 20). Separare i tuorli dagli albumi. Sbattere i tuorli con il latte e incorporare il parmigiano reggiano. Salare (poco!), pepare e aggiungere le foglioline di salvia lavate e spezzettate. Montare gli albumi a neve ben ferma e incorporarli delicatamente al composto dei tuorli. Versare il composto in una teglia imburrata e aggiungere i cavolini distribuendoli bene.
Cuocere in forno già caldo a 180°C per una ventina di minuti.

Questa ricetta mi ha dato modo di scoprire che la Pina mangia anche i cavolini di Bruxelles.
Per tante famiglie italiane (almeno a giudicare dalla folla che ci trovo alla Coop), il sabato mattina è il momento della spesa. Solo che è anche il momento in cui uno di solito dorme un po' di più, specie se la sera prima è uscito con gli amici (il moroso, perché di solito io il venerdì sera mi chiudo in cucina a infornare dolci), quindi va a finire che non siamo in direzione del supermercato prima delle undici/undici e mezzo. Poi, siccome si tratta di un centro commerciale, ci fermiamo a bere il caffè, guardiamo le vetrine, entriamo in un qualche negozio (è immancabile la tappa nel rivenditore di elettronica, dove io mi fermo agli elettrodomestici per la cucina e lui parte in direzione televisori) e insomma, tra una cosa e l'altra finisce che siamo a casa intorno all'una e un quarto e non mangiamo mai prima delle due.
Ovviamente non è questo il momento di mettersi a preparare delle lasagne o l'arrosto in crosta: allora di solito me la cavo con gli spaghetti conditi con olio e un po' di polvere di bottarga. E' vero che son buonissimi, ma non si può mangiare tutti i sabati le stesse cose.
Ecco allora che ho sperimentato due rivisitazioni di pesto super sprint, da prepararsi mentre si cuoce la pasta con il solo ausilio di un frullatorino senza pretese (comprato a 15 euro nel suddetto rivenditore di elettronica).
Pesto di rucola
Penne al pesto di rucola
Preparato frullando foglie di rucola, olio, sale, pepe, parmigiano e una manciata di pinoli.

Pesto di ricotta e spinaci
pasta al pesto di spinaci
Ricordando di aver visto questo mesi fa, ho frullato spinaci, ricotta, olio, sale e pepe.

La pasta dei due piatti è la stessa: penne bio al farro (comprate al gruppo d'acquisto).
Ma quando esce il numero di febbraio della Cucina del Corriere? Domani, dice il sito. Meno male, perché lo aspettavo da un po'. Nel frattempo saccheggio a man bassa dal numero di febbraio, come mai avevo fatto con altre riviste. Ed ecco che anche questa ricetta viene da lì: un riso basmati cotto come un risotto, ma con il limone e il basilico. Leggero e profumatissimo, da riprovare in estate (ma anche in inverno aveva il suo bel perché).
Riso basmati al limone e basilico
riso_limone_basilico
Ingredienti
100 gr di riso basmati (io uso quello indiano di AltroMercato)
1 grosso limone
250 ml di acqua calda o di brodo vegetale (io ho bollito l'acqua e ci ho messo un cucchiaino di preparato per dado vegetale home made)
qualche foglia di basilico
un quarto di cipolla
1 cucchiaio di olio

Affettare sottilmente la cipolla e farla imbiondire in una padella capiente, a fuoco bassissimo e dopo un paio di minuti versarvi il riso. Tostarlo per un minuto e coprire con il brodo (oppure con l'acqua, in questo caso salare). Affettare il limone a metà, una delle due metà pelarla al vivo e tagliarla a dadini, da aggiungere al riso in cottura. Affettare sottilmente l'altra metà e usare le fettine per decorare i piatti. Mentre il riso assorbe l'acqua/il brodo, lavare bene il basilico e spezzettarlo con le mani. Aggiungerlo al riso poco prima che sia pronto e mescolare bene.
Decorare il piatto con le fettine di limone tenute da parte e con qualche ciuffetto di basilico.
Sabato scorso sono stata a cena dalla mia amica Francesca. Mi sentivo molto in colpa, perché toccherebbe a me invitare lei e la sua famiglia da me: è inammissibile che non abbia ancora visto casa mia dopo più di un anno che ci abito.
Così quando mi ha telefonato le ho detto: "Il dolce però lo porto io". L'ho sentita un po' esitante, poi mi ha detto: "Veramente qui saremmo tutti a dieta" e io: "Anche noi!", così alla fine ci siamo accordate per un dolce leggero e non troppo strutturato.
Venerdì sera, mentre giocavo con la Pina, ho tentato di sfogliare l'ultimo libro di Trish Deseine e mentre vagavo tra trionfi di cioccolato, corna di alci e preparazioni da certosini tipo questa, mi sono finalmente imbattuta nella ricetta perfetta: una semplice ciambella arance e papavero, guarnita da una glassa al limone che stava lì solo per decorare, senza innalzare drammaticamente il conto delle calorie (cioè, almeno credo).
Così, finalmente messa a nanna la Pina, mi sono messa all'opera. La torta, di per se stessa è venuta bene. Il problema è sorto quando ho tentato di glassarla. Questo era il mio primo esperimento di glassa, non avevo perciò idea di come dovessi aspettarmi la consistenza, il colore e le proporzioni tra limone e zucchero. Perciò quando ho letto il succo di un limone e 100 gr di zucchero a velo mi sono fidata. Il risultato è stato invece piuttosto una bagna, che però ha reso la torta morbida e gradevole (anche se purtroppo non elegante come nella foto nel libro) e sia Francesca che suo marito si sono mostrati entusiasti e desiderosi di avere la ricetta.
Se li ho fatti un po' aspettare è perché ultimamente arrivo al lavoro di corsa e invece volevo essere sicura di avere la ricetta con le dosi precise. Che io non sono mica come certe sue conoscenti che le danno apposta le ricette sbagliate!
La foto purtroppo non è riuscitissima: devo rassegnarmi al fatto che in inverno solo sul balcone ho la luce giusta e che quindi indipendentemente dalla temperatura lo scatto deve essere fatto fuori.
Ciambella arance e semi di papavero di Trish Deseine con una glassa che però è una bagna
ciambella_trishdeseine
Ingredienti
300 gr di farina
2 cucchiaini di lievito
150 gr di burro morbido
225 gr di zucchero
3 uova
3 cucchiai di semi di papavero
succo e scorza di un'arancia
250 ml di latte
per la bagna: 100 gr di zucchero a velo e il succo di un limone (un cucchiaio solo di succo se invece volete glassarla)

Amalgamare il burro ammorbidito con lo zucchero e successivamente aggiungere le uova una ad una. Amalgamare in successione i semi di papavero, la scorza e il succo di arancia, la farina setacciata insieme al lievito e infine il latte, mescolando il composto dal basso verso l'alto. Versare l'impasto in uno stampo a ciambella imburrato e infornare a 180° per 40 minuti (la ricetta diceva a 160°, io dopo dieci minuti di cottura a 160°, con la torta che non cresceva, ho girato la manopola a 180° e al driin del forno è uscita perfetta).
Per la bagna che voleva essere una glassa: mescolare lo zucchero a velo setacciato con il succo di limone e versarlo a cucchiaiate sulla torta. Spolverizzare con semini di papavero.

E' una ciambella semplice e profumatissima (profumava perfino l'impasto crudo mentre lo mescolavo), che ha riempito perfino l'abitacolo della mia macchinina usata per andare da Francesca, perciò mi sembra perfetta da dedicare a lei e alla nostra amicizia che va avanti da tantissimi anni e che spero duri per almeno altrettanti.
La dieta che starei seguendo (va bene, lo ammetto, sabato e domenica ho fatto un po' di sgarri, ma mi sono rimessa subito in riga), prevede due/tre porzioni di frutta al giorno e tutta la verdura che si vuole.
Poiché tra la colazione e il pranzo non ci sono spuntini (c'è invece una merenda pomeridiana), ma io verso le undici ho una fame che mi mangerei la tastiera, ecco un bel momento per infilare la frutta e non sgarrare. Solo che, non so voi, mangiare la frutta in ufficio non è esattamente comodissimo: a parte i mandarini e le banane bisogna attrezzarsi per taglio e sbuccio e a me passa subito la voglia.
Così ho pensato a una pratica macedonietta portatile, da mangiare a qualsiasi ora. E me la sono preparata anche un po' sfiziosa, in modo da darmi l'impressione di farmi una coccola nel pieno rispetto della dieta. Ero tutta entusiasta di questa idea, peccato che poi ieri me la sia dimenticata in frigorifero, vanificando poi l'effetto brillante della pensata. Poco male: l'ho mangiata dopo cena come dessert e andava bene lo stesso.
Macedonietta invernale portatile
macedonietta invernale
Ingredienti per una persona
1 pera
1/2 banana
1 arancia
5 gr di noci
1 spolverata di cannella

Tagliare la pera a dadini e la banana a rondelle. Tagliare a metà l'arancia, pelarne una metà al vivo e tagliarla a dadini e spremere il succo dell'altra metà sulla frutta. Completare con le noci sbriciolate e con la cannella spolverizzata.
Si presta a un'infinità di varianti di frutta, frutta secca e spezie.
L'altro giorno scandagliavo il blog di Camomilla alla ricerca della ricetta dei tortini al cioccolato dal cuore morbido e sono rimasta impressionata da come sia diventata brava negli ultimi mesi non solo nelle preparazioni, ma nella presentazione dei piatti: le sue sembrano foto professionali rubate alle migliori riviste!
Mentre "sfogliavo" sono rimasta catturata da una foto che appariva sulla banda sinistra dello schermo: una preparazione che senz'altro avevo già visto, ma non preso in considerazione. E invece sarà almeno una settimana che il moroso mi rinfaccia i due melograni abbandonati sul piano di lavoro e portati da mia madre a Natale con la scusa che "portano buono". Mia madre mi regala un melograno tutti gli anni e io tutti gli anni lo lascio invecchiare da qualche parte e poi lo butto via. Ma stavolta erano due e giganteschi.
Ammetto che non ho mai provato attrazione per questi frutti legnosi scomodissimi da mangiare e anche se quest'autunno su diversi blog sono fioccate ricette inusuali le ho ignorate tutte fino a venerdì scorso.
La preparazione vista su Fiordifrolla invece mi ha illuminata: una torta semplice, rustica e perfetta per la colazione del mattino (i miei imprescindibili 30 grammi di prodotto da forno), che si è poi rivelata profumata e morbidissima, davvero piacevole. Il moroso ne era entusiasta, per fortuna per farla ho usato solo uno dei due melograni, così il prossimo fine settimana la posso rifare.
Torta di melagrane di Diana via Fiordifrolla
tortaMelograno
Ingredienti
1 bicchiere di succo di melograno
125 g di burro fuso
125 g di farina 00
125 g di zucchero semolato
2 uova
1 cucchiaino di lievito per dolci
la scorza di 1 limone bio grattugiata
100 g di zucchero a velo

Preparate il succo di melagrana: tagliate in due alcuni melograni (a me ne è bastato uno, ma era grossissimo) e spremeteli con lo spremiagrumi. Filtrate il succo ottenuto con un colino a maglie fitte. In una ciotola lavorate con le fruste elettriche le uova insieme allo zucchero semolato fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Incorporate il burro fuso ormai freddo e fatelo amalgamare, quindi unite la farina setacciata insieme al lievito e azionate le fruste fino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungete metà del succo di melograno insieme alla scorza del limone (io questa non l'ho messa) e mescolate di nuovo con cura.
Trasferite il tutto in una teglia circolare da 22 cm di diametro, opportunamente imburrata e infarinata, e livellate. Fate cuocere nel forno già caldo a 180° per circa 30 minuti, verificando la cottura attraverso uno stecchino, che infilerete nel centro del dolce e che dovrà risultare asciutto.
Mentre la torta cuoce preparate la bagna mescolando il resto del succo di melograno insieme allo zucchero a velo setacciato in un piccolo contenitore. Se notate comparire dei piccoli grumi vi basterà filtrare il liquido facendolo passare attraverso un colino a maglie fitte. Con un cucchiaino schiacciate i grumi rimasti per farli sciogliere.
Appena il dolce sarà cotto, sformatelo lasciandolo all'interno della teglia e con uno stecchino praticate tanti fori sulla superficie. Versate ora la bagna che verrà così assorbita dalla torta e fatela reffreddare. Poco prima di servire spolverizzatela con lo zucchero a velo e decorate con alcuni chicchi di melagrana, non fatelo con troppo anticipo altrimenti lo zucchero si inumidirà troppo e sarà esteticamente poco piacevole a vedersi.

Nota di Camomilla: io ho utilizzato uno stampo circolare da 24 cm e la torta è venuta molto bassa, consiglio di utilizzarne uno da 22 cm a cerchio apribile (non di più perché non deve risultare comunque troppo alto).
Nota di Lise: nonostante avessi letto la nota di Camomilla, mi sono accorta tardi di avere uno stampo da 24 cm, altrimenti credo che sarebbe bastato portare le quantità a gr. 150.

Grazie Diana e grazie Camomilla!
Non so a voi, ma a me in genere le riviste di cucina di dicembre e gennaio danno un po' sui nervi, perché sono tutte dedicate alla preparazione di pasti speciali per le feste, senza tener presente che in altri giorni del mese la gente vorrebbe mangiare normalmente. Certo, si può sempre spulciare tra le vecchie riviste di novembre e febbraio degli anni passati, per non parlare, nel mio caso, dei numerosissimi libri di cucina, ma l'altra sera ero innervosita (ah, i miracoli della dieta) e a corto di idee, così mi sono fermata in edicola e ne sono uscita con una copia di Cucina Naturale, che a prima vista mi sembra ricca di spunti per chi, come me, deve stare attenta alle calorie.
Ammetto infatti che lo spunto per la ricetta che sto per presentare viene proprio da lì, anche se io l'ho trasformata completamente per venire incontro ai miei gusti personali (preferisco creme e vellutate alle minestre) e all'esigenza di mettere insieme anche la seconda parte del pasto (nel caso di ieri il formaggio).
Premessa: so benissimo che l'aspetto del piatto è terribile. Mentre lo fotografavo pensavo che sembrava proprio una sbobba del cane e devo ammettere davanti a voi che perfino la Pina, che solitamente cerca di rubarci qualsiasi cibo (dal pandoro alla zuppa ortolana in busta della findus), stavolta si è tenuta lontana e non ha mostrato il minimo segno di interesse. Eppure quando mi sono accinta a mangiare, con l'animo triste della poverina a dieta, mi sono sorpresa di quanto invece fosse azzeccata la combinazione carote-feta e di quanto la sua morbidezza fosse piacevole.
Certo, non è un piatto che presenterei a degli ospiti, nemmeno se fossero a dieta, ma per me sola è stata tutto sommato una cena riuscita.
Riso e crema di carote con feta
crema di carote-riso-feta
Ingredienti per una persona a dieta
200 gr di carote
50 gr di riso baldo semi-integrale bio
poca cipolla sminuzzata
un cucchiaino di preparato per dado vegetale fatto in casa (a me l'ha regalato la mia migliore amica, potete sostituirlo con del dado o semplicemente salare l'acqua, se avete del brodo è ancora meglio)
50 gr di feta
1 cucchiaino di olio
peperoncino essiccato

Affettare sottilmente la cipolla e metterla a soffriggere con l'olio e il peperoncino. Aggiungere le carote affettate sottili e 500 ml di acqua calda nella quale avrete sciolto il preparato per dado (oppure la stessa quantità di brodo vegetale). Lasciar cuocere per circa mezz'ora: le carote devono diventare molto tenere. A parte cuocere il riso per una ventina di minuti (il riso semi-integrale è così, ci vuol tempo e comunque deve essere molto morbido, altrimenti la consistenza contrasterebbe sgradevolmente con la crema di carote). Scolare il riso. Frullare le carote con il minipimer, incorporare il riso in un'unico composto e servire con la feta a cubetti.
Questo piatto fornisce 411 kcal (calcolato qui).
Nel post della torta di pane la mia amica Katy ha commentato: "Che bello che non parli più di diete ma di cibo, ma come fai?". Cara Katy, come faccio? Ingrasso! Nel solo mese di dicembre tra preparazioni di regalini golosi, appuntamenti al ristorante per scambio regali, feste e strascichi delle feste, sono aumentata di due chili. Sono quindi stata costretta a correre ai ripari e mi duole ammettere che sì, sono a dieta. Il regime alimentare l'ho trovato su Starbene, è tarato in realtà su donne che devono perdere molti chili, ma nel giro di otto mesi. Io, se farò la brava, dovrei tornare entro fine marzo al peso che avevo quando Katy e io ci siamo conosciute, a fine 2003. Il regime è molto vario e comprende tutti gli alimenti, solo che occorre limitarli nel giro della settimana (insomma, non si può mangiare formaggio per 7 giorni mezzogiorno e sera) e naturalmente stop a dolci e stravizi (però ho due porzioni da 30 gr di prodotti da forno al giorno). Mi aiuto con un diario alimentare, così è più facile e da domenica sono già scesa di un chilo. Stamattina pesarmi è stata una bella soddisfazione!
Le preparazioni finora sono state di una banalità deprimente (chi vuol vedere la mia schiscetta di oggi tutta piena di finocchi crudi conditi con un filo d'olio, sale e semi di lino?), ma conto di organizzarmi per preparare ricette sfiziose e interessanti nel rispetto della dieta. Vedremo.
Quindi per oggi vi posto una schiscetta di inizio anno, anche perché ci tenevo a farvi vedere cosa c'era dentro il cesto regalo di Natale della mia amica Francesca (oltre a cioccolata, marmellata, biscotti, che poi una si domanda come ha fatto a prendere due chili in un solo mese).
Quiche di gorgonzola e spinaci
Non è delizioso? Con le posatine incorporate poi è comodissimo e anche più capiente di quanto sembri a prima vista. Con una schiscetta così vien proprio voglia di portarsi il pranzo da casa.
Sulla scorta dei suggerimenti di Stefano Arturi (prepara un po' di più la sera prima e quello che avanza portatelo come pranzo il giorno dopo), mi ero preparata una torta salata, la cui ricetta deriva dal libro Torte dolci e salate, comprato d'impulso un giorno che avevo bisogno di una delle mie solite coccole libresche.
Torta salata gorgonzola e spinaci
Ingredienti
1 confezione di pasta sfoglia pronta
150 gr di gorgonzola
100 gr di parmigiano reggiano grattugiato
1 bicchiere di latte
250 gr di spinaci (a occhio)
olio, sale e pepe

Stendere la pasta sfoglia su una tortiera e cuocere in forno già caldo a 200°C il guscio per 15 minuti (di cui 10 con i pesi e 5 senza). Nel frattempo amalgamare con il mixer il parmigiano, il gorgonzola tagliato a tocchetti e il latte. Attenzione: deve essere cremoso, non liquido, per cui versate il latte poco a poco. Salare pochissimo e pepare a piacere.
Versare la crema nel guscio di sfoglia e ricoprire con gli spinaci. Salare e pepare leggermente, condire con un filo d'olio e cuocere la torta in forno a 180°C per 35 minuti.
torta salata spinaci e gorgonzola
Proprio ora che sto per trasferirmi ancora più a nord, mi è venuta voglia di pubblicare la ricetta di questa pasta del profondo sud. E' una ricetta che ho imparato a Pantelleria un'estate di parecchi anni fa e che forse è poco indicata a questo clima post natalizio, ma tant'è. La foto non è molto bella, ma vi assicuro che la pasta è buonissima!









Pasta pantesca
Spaghetti alla chitarra
Pomodorini ciliegia
Capperi
Uvetta
Mandorle
Pinoli
2 alici
Peperoncino
Origano
Aglio
Pangrattato

Preparate un sughetto con tutti gli ingredienti ad esclusione del pangrattato (per rispettare meglio le consistenze, cominciate con aglio, pomodorini, alici, origano e peperoncino, poi aggiungete l'uva passa, le mandorle tritate grossolanamente e infine i pinoli). Scolate la pasta e saltatela in padella con il sughetto, guarnendo con pangrattato come fosse parmigiano.
Premessa. A Natale il moroso mi ha regalato la tanto agognata macchina del pane. Sarà stato almeno un anno che la bramavo nei negozi di elettrodomestici e quando ho scartato il pacco ero felice come una bimba. Appena abbiamo avuto un po' di tempo l'abbiamo messa in funzione provando l'impasto base, che però prevedeva un kg di pane. Tra l'altro grazie alla mia sbadataggine ho esagerato con il lievito e alla fine il risultato era mangiabile ma non felicissimo (sabato l'ho riprovato con maggiori soddisfazioni).
Siccome ne era venuto tanto è andata a finire che ne è avanzato ed è diventato secco e duro.
Così, quando l'abbiamo rifatto, il moroso, indicando il pezzo avanzato mi ha chiesto: "E questo lo buttiamo?"
"No!", ho esclamato io, reduce dall'ascolto di una trasmissione radio sugli sprechi alimentari e su come evitarli. "Ci faccio la torta di pane".
Dalle nostre parti va molto forte la torta di pane, credo sia una ricetta brianzola in cui il pane deve stare in ammollo per almeno una notte e non so nemmeno in che cosa. Io non avevo nessuna voglia del momento ammollo: ormai ero lanciata nel momento no sprechi e avevo deciso che la torta sarebbe stata prodotta nel pomeriggio stesso.
Mi sono perciò ricordata di questa meraviglia e via che in men che non si dica ero pronta a far fuori l'avanzo.
A modo mio ovviamente, perché quando mai ho in casa gli ingredienti giusti e necessari per fare una ricetta che ho adocchiato? Ci mancava solo che mi mettessi a fare la torta di pane senza il pane vecchio.
Tanto per cominciare avevo solo metà del pane richiesto. E va be', potevo fare una torta più piccola. Ma amaretti? Solo 40 grammi e rimediati per caso. Allora ho integrato con farina di mandorle. Panna in casa? Purtroppo no. Ho pensato di sostituirla con il latte, poi ho visto che l'impasto non prevedeva il burro, allora ci ho messo quello. Il liquore? Be' l'ho semplicemente dimenticato!
Così alla fine ho lasciato perdere anche lo zucchero a velo e tanto è stata spazzata via così velocemente che posso dire di non avere avuto il tempo di mettercelo.
A dire il vero io ne ho mangiati solo due pezzetti piccolissimi, poi il moroso l'ha portata a casa dei suoi ieri sera e il commento di suo fratello, che di solito i dolci li considera pochissimo è stato: "Dille di rifarla subito!". Anche perché è finita in men che non si dica.
Torta di pane e cioccolato di Sabrina, alla maniera di Lise
Torta di pane e cioccolato
Ingredienti
100 gr pane finemente grattugiato
40 gr di amaretti sbriciolati
30 gr di farina di mandorle
100 gr di cioccolato fondente a pezzetti
80 gr di zucchero
1 uovo
75 gr di burro fuso freddo
2 cucchiai di latte
1 cucchiaino di lievito per dolci
Sminuzzare il pane, gli amaretti e il cioccolato nel mixer con le lame. Io all'ultimo giro ho aggiunto anche il lievito per essere sicura che si amalgamasse bene.
Utilizzando le fruste elettriche montare molto bene l'uovo con lo zucchero e amalgamarlo al composto di pane, amaretti e cioccolato, aggiungere la farina di mandorle, quindi, rimestando con un cucchiaio di legno, aggiungere il burro e il latte. Versare il composto in una tortiera imburrata e cosparsa di pangrattato e cuocere in forno caldo a 180° per circa 40 minuti.

Una torta entusiasmante. E la prossima volta che mi avanza il pane provo a fare la ricetta originale.
Questa ricetta partecipa alla raccolta antispreco di Vale: "Il pane secco non si butta!"

Raccolta anti-spreco
Non so voi, ma io, quando ho finito di preparare tutti i regalini di Natale avevo ancora l'adrenalina a mille. E nonostante fosse già tutto impacchettato e in alcuni casi anche già consegnato, continuavo a sfogliare libri e riviste alla ricerca di idee, tanto che volendo sarei già pronta per il prossimo dicembre. Sembravo un pupazzetto caricato a molla!
Ora mi sono un po' calmata, ma è stato così piacevole preparare i biscottini regalo (per me era la prima volta) e anche così gratificante (sono stati apprezzatissimi da tutti), che quasi vorrei fosse di nuovo Natale per bissare.
Ecco perché quando ho visto questo post ho aderito con tanto entusiasmo. Ecco perciò che comincia il mio primo pif (pay it forward), che ha un nome simpaticissimo, mi vien da dire pif paf (rido).
Come funziona? Funziona che i primi tre che commenteranno a questo post aderendo all'iniziativa riceveranno entro 365 giorni qualcosa di fatto da me. A loro volta però dovranno fare pif paf, ovvero dovranno regalare qualcosa ai loro commentatori. Mi sono spiegata malissimo, ma chi legge il post di Patricia (v. link sopra) capirà meglio.

Naturalmente a questo post si può commentare anche senza aderire all'iniziativa.
Per tornare alle ricette invece (ma anche non del tutto), vi presento questo risotto, scovato su Sale e Pepe di novembre, che quando c'è da fare un risotto il moroso è sempre contento. Questo, a base di nocciole e castelmagno, è semplicissimo, non sto neanche a postare la ricetta: si tratta di sbriciolare una manciatina di nocciole a testa e di farle cuocere insieme al riso preparando un normalissimo risotto con il brodo di verdure. Il castelmagno si usa alla fine per mantecare, io l'ho grattugiato un po' grosso per far sentire meglio il sapore e ci ho messo anche un po' di maggiorana per profumare.
Il contrasto tra la morbidezza del riso e la croccantezza delle nocciole è davvero piacevole.

risotto_nocciole_castelmagno
Bentornati a tutti! Non so ancora come ho fatto a tirarmi su dal letto stamattina ed essere in ufficio puntuale e sveglia. Certo, i due caffè hanno aiutato e anche il regalino befanoso della mia collega, che era partita presto per le vacanze e con la quale non ci eravamo ancora scambiate i regali. Anche a lei sono arrivati i biscotti, ma per questo farò un post a parte, anche perché devo tristemente ammettere che sono un po' stufa di vedere biscotti ovunque (in particolare dentro il mio forno). Ma non penso che durerà.
A proposito di biscotti, la fine di dicembre è stata caratterizzata da un'intensa produzione di biscottini salati, che non avevo mai provato a fare prima e che invece mi hanno ampiamente soddisfatta, anche perché in molti casi la loro pasta è molto più facile da lavorare di quella per i dolci e le formine sono venute benissimo. A proposito di formine: in questi giorni di ferie ho approfittato per visitare finalmente Medagliani, dal quale sono uscita con una confezione di mini tagliabiscotti a tema prettamente natalizio (da non credere, ma nella mia confezione da 100 formine non c'era la stella cometa), tra l'altro molto più facili da usare dei miei, perché di metallo, che taglia la pasta meglio della plastica.
Il risultato mi ha soddisfatta moltissimo e anche gli amici invitati a Capodanno li hanno spazzolati. Tra l'altro secondo me sono un'idea simpatica per "portare qualcosa" quando si è invitati a mangiare a casa d'altri e il dolce e il vino sono già stati assegnati.
Chiaramente, con altre formine vanno bene tutto l'anno, ma io li vorrei tenere presente come regalino per il Natale prossimo, anche perché dentro la mia scatola di latta si sono conservati benissimo fino a ieri, ma potevano durare ancora se non me li fossi inghiottiti tutti!
La ricetta viene da un vecchio numero di Sale e Pepe, di gennaio 2008 mi pare, lì i biscotti venivano confezionati con tre tipi diversi di pepe, che io ho omesso perché non li avevo in casa.
Salatini alle mandorle
biscotti salati alle mandorle
Ingredienti
200 g di farina
70 g di farina di mandorle
un uovo
130 g di burro
30 g di parmigiano reggiano grattugiato
sale, pepe

Mescolate le farine e lavoratele con il burro morbido, il parmigiano, il pepe e una presa di sale. Poi unite l'uovo e impastate ancora fino a ottenere un composto uniforme. Copritelo con un telo e mettetelo in frigo per mezz'ora. Preriscaldate il forno a 180°C.
Stendete l'impasto con il mattarello e ritagliatelo con i tagliabiscotti. Stendete su una teglia ricoperta di cartaforno, distanziando un pochino i biscotti tra loro perché tendono a crescere un po'. Infornate per 12/15 minuti.

Servite con un buono spumante (io vado pazza per il prosecco di Valdobbiadene).