Ultimamente sembra che io abbia voglia (voglia?) di scrivere solo di schiscette. Tra un po' cambierò il nome del blog in "pausa pranzo" e magari tra parentesi ci metterò anche un'indicazione sul fatto che non c'è da aspettarsi regolarità tra queste pagine virtuali. Non so, un aggettivo tipo "saltuaria" potrebbe andar bene, se non fosse che non c'è nulla di saltuario nella mia alimentazione, anzi.
Oggi mi sono perfino portata un muffin, per non aggredire la parte dolcetti della macchinetta, vediamo se riesco a non cedere al Twix che mi chiama con voce da sirena appena ho finito di mangiare. Tanto la scusa della palestra non regge, specie se riesco ad andarci per varie ragioni solo una volta alla settimana. Ieri per rimediare sarei voluta andare a fare una passeggiata in collina, ma pioveva, così siamo finiti all'Ikea, dove non è che si faccia molto moto, pur comprendendo gli slalom tra divani e lampadari.
Comunque siamo riusciti a spendere solo nove euro, che si sa, all'Ikea è una vera impresa, perciò siamo molto fieri di noi.
Sto divagando. Non so perché, ma mi sento la testa leggera e la pressione bassa. Sarà la primavera o è già arrivata l'ora del mio primo spuntino mattutino?
Come anticipavo a inizio post, anche questa di oggi è una schiscetta. Siccome però è stata anche la mia cena di ieri sera, come al solito, la propongo anche come secondo. Qui la vedete servita in una cocottina (a casa ovviamente avevamo la nostra bella pirofila da mangioni), il che mi fa pensare che in questo tipo di porzioni vada benissimo anche come antipasto per una cena tra amici. Il sapore è piuttosto primaverile, dato dall'origano (ne ho uno biologico profumatissimo) e dai pomodorini e mi sembra adatto per accogliere e incitare la bella stagione che dovrebbe essere ormai alle porte.
La ricetta viene dal libretto Flan, Sformati e Clafoutis, comprato chissà quanto tempo fa e mai utilizzato, ma tirato fuori in questa occasione. Questo dovrei ricordarmelo, per avere un argomento da rinfacciare al marito, quando non ne può più di finire sommerso dai miei acquisti compulsivi di libri di cucina che sembrano giacere inutilmente in libreria.
Clafoutis di pomodorini e ricotta
clafoutis ricotta e pomodori
(foto scattata come al solito sul balcone del quarto piano)
Ingredienti per due persone + una schiscetta
15 pomodorini ciliegia
4 uova
100 gr ricotta
mezzo bicchiere di panna liquida (circa 125 ml)
un cucchiaino di origano secco (la ricetta originale prevedeva l'erba cipollina)
sale e pepe

Scaldare il forno a 180°C. Sbattere le uova in una ciotola, aggiungere la panna e mescolare bene con una frusta. Aggiungere la ricotta, amalgamare bene e da ultimo aggiungere origano, sale e pepe.
Posizionare i pomodorini ben lavati sul fondo di una pirofila imburrata (e una pirofilina a parte per il pranzo del giorno dopo), versarvi il composto e cuocere in forno per 30 minuti.
Oggi alle dodici e mezzo abbiamo l'incontro con l'Amministratore Delegato. L'appuntamento dovrebbe durare un'ora e se tutto andasse come deve, all'una e mezza potrei essere libera per il pranzo. La verità è che so come funzionano queste cose ed essere il terzo appuntamento della giornata significa portare ritardo più di un appuntamento con lo specialista della mutua.
Questo significa non sapere a che ora mangerò e di conseguenza non poter prendere appuntamento per pranzo con nessuno.
Ecco perché ieri sera sapevo che mi sarei dovuta preparare qualcosa da mangiare anche per oggi e mi sono organizzata di conseguenza. Che poi è vero fino a un certo punto e ora spiego esattamente com'è andata.
La ricetta di oggi viene da Cucina Naturale, che ha dedicato un articolo dell'ultimo numero a pranzi da portare in ufficio. Complessivamente l'articolo mi ha convinta poco (e ci sono anche rimasta male, perché è un articolo che adoro), perché prevedeva improbabili contenitori termici o vivande da scaldare e non tutti hanno questa possibilità in ufficio. Però le ricette di per sé non erano male, infatti questa che vedete l'avevo selezionata per una cena veloce in settimana (ieri sono tornata dalla palestra alle otto e mezza, doveva per forza essere una ricetta rapida). Ieri sera, mentre la preparavo ho letto: "Questa frittata è ottima sia tiepida che fredda" e mi sono ricordata di quello che dice Stefano Arturi nel suo Pausa Pranzo: la cosa più semplice è preparare una cena un po' più abbondante e portare come schiscetta quello che avanza. Così mi sono detta: preparo una parte della frittata nella cocottina monoporzione e la porto al lavoro.
E così ho fatto. La frittata ce la siamo mangiata ieri sera per cena con sommo entusiasmo del marito (ho proprio sposato l'uomo ideale: è sempre contentissimo di quello che cucino) e la cocottina attende il suo turno dentro la borsa portapranzo comprata da Stelladisale.
Come consigliava la ricetta, insieme alla frittata (che in questa quantità sarebbe davvero poco sostanziosa) ho portato anche un'insalatina condita con olio e gomasio e un pacchetto di cracker integrali.
Frittata radicchio e feta
(nessuna cocottina è stata fatta cadere dal quarto piano per scattare questa foto)
frittata feta e radicchio
Ingredienti per due persone (cui si può sottrarre un piccolo extra per il giorno dopo)
4 uova
2 piccoli cespi di radicchio (molto piccoli eh, altrimenti ne basta anche metà di uno normale)
80 gr di feta
mezzo bicchiere di latte
olio

Accendere il forno a 200° C. Lavare bene il radicchio e tagliarlo a striscioline. Scaldare l'olio in una padella che possa andare anche in forno e in una cocottina di ceramica termoresistente. In una ciotola sbattere le uova insieme al latte con la frusta a mano e aggiungere la feta tagliata a cubetti. Non occorre salare.
Far appassire il radicchio nella pirofila e nella cocottina e quando ha perso un po' di volume aggiungere il composto di uova, latte e feta. Spegnere il fuoco, trasferire i due contenitori nel forno già caldo e cuocere per 15 minuti.

Ovviamente se non volete portarvi nulla per il giorno dopo basta buttare tutto quanto nell'unica pirofila.
Mi è venuta una pigrizia, ma una pigrizia che non si sa come mandarla via. I lettori se ne saranno accorti: i post ultimamente stanno diventando rarissimi. Il disastro è che non ho nemmeno un grande interesse per la cucina. Non attendo con ansia le riviste a cui sono abbonata, anzi medito di sfoltirle un po'. Non ho interesse a nuovi libri. Non sono rimasta contenta degli ultimi che ho comprato e non li sfoglio volentieri. Non ho desiderio di provare ricette nuove, di allestire i piatti e di fotografarli. E non ho nemmeno voglia di scrivere. Addirittura ho pochissima voglia di guardare i blog altrui. E non riesco a capire l'entusiasmo e la passione che ci mettono, che poi era la stessa che fino a pochi mesi fa ci mettevo io.
L'unico mio desiderio è di raggomitolarmi sul divano con accanto la Pina addormentata e in mano un bel romanzo appassionante e che non concede disturbi. Invece sto in ufficio, alle prese con file excel che incrociano la vista e sbuffo. Non mi sto lamentando del mio lavoro eh, mi sto lamentando della mia pigrizia.
Sono diventata una muffa.
Qualcuno mi dia uno scrollone per cortesia.
Voglio ricominciare ad appassionarmi alle riviste curate, ai blog pieni di ricette sfiziose e foto accattivanti, voglio riappropriarmi del piacere di sfogliare un libro di cucina desiderando di provare tutte le ricette, voglio provare nuovamente la spinta ad apparecchiare il tavolino sul balcone cercando la luce giusta.
Vi prego, qualcuno mi tolga il bromuro dal caffè del mattino.
La ricetta che vi mostro adesso è stata preparata a dicembre. Cioè: la foto che vedete è stata scattata a dicembre. La ricetta è stata preparata più volte a novembre, dicembre, gennaio. La faccio praticamente tutte le volte che ho ospiti, perché trovo che un cestino del pane sfizioso metta sempre di buonumore. E i crackers sono perfetti per un aperitivo tra amici, preparati in quantità insieme a pane e grissini e serviti insieme a salumi, formaggi e salsine permettono di passare direttamente al piatto principale saltando il primo e, visto che si possono preparare con anticipo, permettono alla padrona di casa di passare più tempo a tavola con gli amici (o davanti al forno a curare l'arrosto).
Questi tra l'altro si fanno in men che non si dica e sono "truffaldini", come li chiamiamo a casa nostra, ovvero che non si riesce a fermarsi e più di un ospite ha pronunciato la frase: "Toglietemeli da sotto il naso o li mangio tutti".
La ricetta viene dal libro di Sigrid Verbert Regali golosi e l'unica variazione è che lei li prepara con le alghe, io invece con le erbe di Provenza che mi ha portato mia madre, variante tra l'altro suggerita dalla stessa Sigrid.
Crackers alle erbe di Provenza
crackers alle erbe di provenza

Ingredienti
250 gr di farina
50 gr di burro
2 cucchiai di erbe di Provenza
un cucchiaino di lievito per torte salate
un cucchiaino di fior di sale + altro per spolverizzare
150 ml di acqua (indicativamente)
Setacciare la farina insieme al lievito. Mettere tutti gli ingredienti nel robot, aggiungendo l'acqua poco per volta e formare una palla. Stendere l'impasto con il mattarello il più sottile possibile (io non sono molto brava in questo) e spolverizzare con il fior di sale tenuto da parte, infornare a 180 gradi per 10/15 minuti. 
Sì, il concorso "Aggiungi un blogger a tavola" è finito da un pezzo, ma io lo stesso vorrei parlare di un'amica conosciuta su un blog. Che non è questo blog.
Già, esiste un'altra Lise, che non cucina e che ha una vita fuori dal forno e anche un altro blog in cui non parla di cucina. Una volta era anche una vita movimentata, ora un po' meno. E da quella vita, quel blog, sono nate amicizie bellissime. Amici e amiche sparsi in tutta Italia con cui organizzare feste, aperitivi, pranzi e brunch della domenica. Amici che sono venuti anche al mio matrimonio (in cui eravamo in tutto in 35, per cui non è che facessero mucchio), amici veri. Con uno di questi condivido questo blog, anche se non si vede (vero Metro?).
La June è un'altra di questi amici carissimi. E anche se lei ha smesso di scrivere sul blog, ci vediamo, ci sentiamo, ci scriviamo. Ecco cosa mi scriveva una decina di giorni fa: "Ti propongo una ricetta  - magari per una schiscetta - io l'ho provata a pranzo e devo dire che mi è piaciuta molto. Riso venere con tofu alle mandorle, spinacini e mandorle tostate. Semplicissima. Fai bollire il riso venere, fai saltare il tofu (sesamo e mandorle) e tosti una manciatina di mandorle. Raffreddi il riso e fai un'insalatona condita con olio sale e pepe."
La ricetta sostanzialmente è tutta qui, solo che io non amo il tofu. E' proprio una questione psicologica, perché al ristorante vegano lo mangio, ma non mi viene da comprarlo e tanto meno da cucinarlo. Espressa la mia perplessità all'amica June, lei mi ha suggerito di sostituire con il salmone al naturale.
Ed ecco qui il risultato, fotografato sul balcone dell'ufficio, col sacro terrore che cadesse di sotto dal quarto piano.
Riso venere al salmone
spinach salad with black rice and salmon
Ingredienti per una persona
70 gr di riso venere
una confezione di salmone al naturale, ben sgocciolato
spinaci crudi
una manciatina di mandorle
semi di sesamo (o semi misti, che quelli di sesamo alla coop erano finiti)
olio, sale, pepe
(visto che il condimento era col sesamo io al posto del sale ho usato il gomasio)

Bollire il riso venere in acqua salata, scolare e far raffreddare. Mescolare agli spinaci, al salmone spezzettato e alle mandorle tritate grossolanamente. Condire con i semini, olio, pepe e gomasio (o sale).
Schiscetta perfetta. Grazie June!