Per fortuna, però, avevo conservato parte delle verdure avanzate e il giorno dopo ho realizzato questa!
Quiche di ripiego
Ingredienti (per una quiche)
Pasta sfoglia
Piselli
Peperoni rossi
Funghi
Spinaci
3 uova
1 scalogno
Latte
Parmigiano
Sale e pepe
Lavare e mondare tutte le verdure. In una padella, far soffriggere lo scalogno e aggiungere progressivamente le verdure in base al loro tempo di cottura. Nel frattempo, sbattere le uova in un piatto, aggiungendo mezzo bicchiere di latte, parmigiano, sale e pepe. Quando le verdure saranno cotte, trasferitele nella pasta sfoglia e copritele con le uova sbattute. Spargete dell'altro parmigiano sopra al composto. Infornare a 200° fino al grado di cottura desiderato.
Per tornare invece alle mie produzioni, ecco un'altra ricetta tratta dall'ultimo numero della Cucina del Corriere: il mio primo soufflè.
Solo chi li ha fatti può capire l'ansia della prima volta, piazzata davanti al forno come un tifoso davanti alla tv nella finale di Champions, col dubbio se cresce o non cresce e se cresce e si sgonfia. Non so se si tratti poi in questo caso della fortuna del principiante, ma il soufflè è venuto benissimo: gonfio e buono, anche se naturalmente una volta uscito dal forno si è progressivamente sgonfiato. Questo spiega anche perché la foto non è granché: il prodotto andava ritratto immediatamente dopo essere stato sfornato, prima che si rintanasse nella cocottina come il crapino di una tartaruga spaventata (ma poi che dico? le mie foto sono sempre un po' raffazzonate).
Tutto bene allora? Fino a un certo punto. Devo dire infatti che la ricetta della rivista era parecchio carente, almeno per me che non avevo mai prodotto un soufflè in vita mia: dava un sacco di cose per scontate. Per esempio quando mi si dice di versare il composto nelle cocottine, perché non si specifica se vadano imburrate o no? E quando leggo che il soufflè deve essere cotto a bagnomaria: l'acqua deve essere già calda? Per fortuna ricordavo un vecchio numero di Sale e Pepe (aprile 2008) con un articolo sui soufflè in cui venivano fugati tutti i miei dubbi.
Io poi ho fatto ovviamente alcuni aggiustamenti (mi rifiuto di usare il caffè solubile).
Ed ecco qua il mio piccolo capolavoro!
Soufflè al caffè
Ingredienti (per due persone)
1 uovo
25 gr di zucchero semolato
20 gr di zucchero a velo
1 tazzina di espresso
burro
Preriscaldare il forno a 180° e introdurvi una teglia piena d'acqua a metà.
Separare il tuorlo dall'albume. Sbattere il tuorlo con lo zucchero semolato finché non diventa gonfio e spumoso. In un'altra ciotola montare a neve ben ferma l'albume insieme allo zucchero a velo. Aggiungere il caffè al composto di tuorlo e zucchero e amalgamare bene, dopodiché aggiungere delicatamente l'albume cercando di non smontarlo.
Imburrare due cocottine, avendo l'accortezza di mantenere ben pulito il bordo e versarvi il composto riempiendole per due terzi.
Posizionare le cocottine nella teglia piena d'acqua presente nel forno e cuocere in forno a bagnomaria per 15 minuti.
All'uscita dal forno spolverare eventualmente con poco zucchero a velo. Servire subitissimo.
Poi però la sera sono uscita a cena con la mia amica e mi è passato tutto (fino al giorno dopo che mi sono trascinata dal luogo del convegno fino alla stazione sempre a piedi e oltretutto faceva pure caldo, ma direi che vi risparmio la ripetizione di cose già dette).
Il secondo cattivo sentimento del post è l'invidia. Avete visto questo post qui? Avete visto com'è bella la sua torta nocciole e cioccolato? Be', l'ho fatta anch'io, sabato. Volete vedere com'è venuta a me? Davvero lo volete vedere? Eccovi accontentati.
La ricetta viene dalla Cucina del Corriere della Sera e ve la metto qui lo stesso, a voi verrà meglio (buona è buona, comunque).
Ingredienti
380 g di farina
120 g di cioccolato fondente
100 g di nocciole
80 g di burro
100 g di zucchero
20 g di cacao amaro
2 uova
1 bustina di lievito
2 dl di latte
sale
Nel frullatore tritare le nocciole fino a ridurle in granella. Tritare il cioccolato con un coltello affilato e unirlo alle nocciole. Mescolare e tenerne da parte un paio di cucchiai.In una ciotolona mescolare il cacao, la farina, lo zucchero, il sale (una presa), il latte, le uova, il lievito e la granella preparata in precedenza.Lavorare bene per amalgamare tutti gli ingredienti unendo pian piano il burro finché l'impasto si staccherà dalla ciotola.Rivestire uno stampo circolare con carta da forno, versarci l'impasto, livellare e infornare a 180/190° per 20 minuti; trascorso questo tempo, aprire il forno e cospargere la superficie con la granella rimasta. Proseguire la cottura per altri 10/15 minuti o finché inserendo uno stuzzicadenti ne uscirà asciutto e non umido.
Quando leggerete questo post io sarò a Roma per un convegno di settore. E la sera prima avrò incontrato una cara amica che non vedo da qualche mese.
Mentre sono qui che scrivo non vedo l'ora!
Visto che probabilmente non riuscirò a vederla prima di Natale, questa è l'occasione giusta per portarle un pensierino che le addolcisca le giornate, in un periodo in cui non è molto felice per vari motivi.
Come ho già detto tra l'altro, è qualche giorno che consulto ossessivamente vecchie riviste, libri e dispense varie alla ricerca dei perfetti biscotti natalizi (ovviamente perfetti nella mia testa) e la scelta stavolta è caduta su una ricetta trovata sul numero di dicembre della Cucina del Corriere, che a differenza dei due precedenti numeri mi è stato davvero di ispirazione (gli altri due numeri sono belli, ma mi sono limitata a guardarli).
Grazie al provvidenziale impiego dell'impastatore li ho fatti senza fatica e in pochissimo tempo e considerando che non devono neanche riposare in frigo li ho trovati adatti anche per una preparazione dell'ultimo minuto.
Con queste dosi ne vengono circa due teglie.
Biscottini natalizi al miele e spezie
Ingredienti
300 gr di farina
1 cucchiaino di lievito
1 cucchiaino abbondante di miscela 4 spezie (la ricetta originale prevedeva il solo zenzero)
3 cucchiai di miele fluido
80 gr di zucchero
1 uovo
55 gr di burro
Sciogliere a bagnomaria il burro insieme al miele. In una ciotola mescolare dapprima tutti gli ingredienti secchi, poi aggiungere l'uovo e il composto di burro e miele, sempre mescolando fino a formare un composto non troppo consistente ma ancora facile da lavorare.
Stendere l'impasto su un piano di lavoro (sconsiglio di infarinare, meglio coprirlo con carta forno, io ho una copertina in silicone che funziona benissimo per queste cose) a un'altezza di circa mezzo centimetro e tagliare con le formine.
Cuocere a 180°C per circa 10 minuti e far raffreddare su una gratella.
Un paio ce li siamo mangiati noi, gli altri sono finiti (insieme a un altro tipo di biscotti che vedrete in seguito) in un barattolo di vetro portabiscotti comprato all'Ikea. Così quando i biscotti saranno finiti, all'amica resterà comunque in oggettino per la casa.
Tra l'altro il prezzo è davvero conveniente: lo consiglio a tutti coloro che avessero deciso di regalare biscotti: ho visto scatole di cartone più costose.
Mi capita a volte che me li prepari una delle mie zie e di tanto in tanto vado a mangiarli sul posto, ma purtroppo sempre meno di quanto vorrei.
Io della zucca in casa ce l'avevo, ma mai e poi mai mi sarei messa a fare dei tortelli di zucca, io che ho il sacro terrore della pasta fatta in casa (fatta da me intendo, fatta da altri me la mangio senza problemi). Indecisa tra una torta, dei muffin e mille altre cose, alla fine ho optato per un banale risotto.
Ma non mi rassegnavo al risotto qualsiasi e mi sono ricordata che nella biscottiera giacevano ancora un paio di amaretti morbidi. Ed ecco che... il risotto aveva il sapore dei tortelli mantovani!
Risotto alla zucca e amaretti
Ingredienti per due persone
200 gr di zucca violina a pezzettoni
140 gr di riso semi-integrale
2 grossi amaretti morbidi
500 ml di brodo vegetale
mezza cipolla
burro
una puntina di cannella
parmigiano per mantecare
Soffriggere la cipolla insieme al burro e farla imbiondire. A questo punto aggiungere al soffritto la puntina di cannella, poi tostare il riso e aggiungere la zucca. Portare a cottura utilizzando il brodo e aggiungendolo ogniqualvolta il risotto tende ad asciugarsi. A dieci minuti dalla fine della cottura sbriciolare nel risotto gli amarettoni e amalgamarli al composto, di modo che non si notino.
Mantecare a fine cottura con burro e parmigiano.
Nota: il procedimento è valido per un riso semi-integrale che cuoce in 25 minuti. Se il vostro riso ha un tempo inferiore vi conviene cuocere la zucca nella padella per una decina di minuti prima di aggiungere il riso, altrimenti risulterebbe troppo dura.
Questo è uno di quei rari piatti che mentre mangiavo mi facevo i complimenti da sola.
Tipo che la settimana scorsa al supermercato ho trovato in offerta una confezione doppia di pasta sfoglia fresca in offerta e senza riflettere l'ho ficcata nel carrello.
"Ma ti serve?" ha domandato il moroso, che è lui l'economo di casa.
"Ma sì, magari ci faccio una torta salata", ho risposto.
E con lo stesso spirito ho ordinato al gruppo d'acquisto il radicchio e il gorgonzola.
E venerdì sera, quando siamo tornati dal delirante ritiro dei formaggi mi sono trovata con tutti questi ingredienti e una cena da preparare.
Ah, e il latte che stava per scadere non l'ho detto?
Ecco cosa ne ho tirato fuori, frutto dell'esperienza accumulata nel tempo in cui non preparavo altro che torte salate.
Quiche radicchio e gorgonzola
Ingredienti
1 rotolo di pasta sfoglia fresca (chi è bravo può anche farsela da sé, io vorrei imparare)
2 uova
1/2 bicchiere di latte
80 gr di gorgonzola
1 piccolo cespo di radicchio
olio, sale e pepe
Accendere il forno a 180°C. Lavare e sfogliare il radicchio senza scolarlo troppo. Stendere la sfoglia in una tortiera rotonda, punzecchiare la pasta con una forchetta e disseminare il fondo di gorgonzola tagliato a tocchetti.
In una ciotola sbattere le uova insieme al latte, salare e pepare e versare l'impasto nel guscio di sfoglia. Disporvi sopra le foglie di radicchio ancora ben umide (altrimenti in forno rischiano di carbonizzarsi), aggiungere un giro d'olio e infornare per 30 minuti.
Il moroso era molto felice dell'improvvisata!
Nel posto dove lavoro, l'azienda, in preda alla psicosi del momento, ha deciso di distribuire a tutti i dipendenti un flaconcino di gel disinfettante, che presumo verrà consegnato a ognuno in busta singola con annesso depliant per dirci di lavarci le mani. Tutto questo, per tutto il territorio italiano per oltre 20.000 dipendenti fa... uno spreco allucinante.
Non bastavano i cartelli appesi in bagno che invitavano a lavarsi le mani col sapone?
Oltretutto, proprio nella settimana, come segnalato dall'ottima Lo, in cui ci si dovrebbe impegnare tutti a produrre meno rifiuti possibile?
Io non so se riuscirò mai a fare come Danda, che è davvero bravissima, ma qui segnalo alcune cose facilissime, che possono fare tutti (se le faccio io!). E sono anche vantaggiose.
Facciamo la spesa con le sporte di tela: sono belle, resistenti e si possono riutilizzare milioni di volte. In questo modo da una parte produrremo meno rifiuti, dall'altra risparmieremo (le buste di plastica costano e sempre più esercizi hanno deciso di farle pagare).
Beviamo acqua dal rubinetto. Quella di Milano è molto calcarea, io la filtro con la Brita, ma non in tutta Italia è necessario. Io ne ho due: una per casa e una l'ho portata in ufficio, così da non dover sottostare alle costosissime bottigliette in plastica della macchinetta. L'acqua è buonissima e magari l'avessi avuta quando abitavo al quarto piano senza ascensore e mi trasportavo faticosamente l'acqua fino su.
Donne: usiamo la mooncup invece degli assorbenti usa e getta. Io l'ho comprata per me e altre due amiche e anche loro sono entusiaste. Io ammetto di aver avuto un lungo periodo di convivenza difficile con questo oggettino, ma con il tempo mi sono abituata, anzi adesso mi trovo meglio che con gli assorbenti tradizionali. Costa 28 euro e dura tutta la vita. Quanto dura un pacco di assorbenti? A me mezzo ciclo, ma in discarica pare addirittura 500 anni.
Buoni propositi che mi impongo per questa settimana:
Cercare un supermercato che venda prodotti sfusi, in modo da procedere all'acquisto con i propri contenitori portati da casa.
Scegliere all'acquisto, i prodotti con il minor imballo possibile.
Se tutti facciamo qualcosa il pianeta non può che giovarne. E ricordiamoci una cosa: va bene riciclare, ma la soluzione migliore è sempre produrre meno rifiuti.
Update: per lettori milanesi e bresciani i punti vendita Simply Sma eco-compatibili, con vendita alla spina di caramelle, cereali e detersivi.
Perciò da qualche giorno sfoglio pubblicazioni dedicate ai biscotti alla ricerca delle ricette ideali per rendere felici i destinatari. Non ci saranno solo biscotti ovviamente, pensavo anche a cremine e salatini, ma da qualche parte bisogna pur partire.
E mi consola sapere di non essere l'unica!
Sfogliando in giro avevo adocchiato questi qua, che ultimamente si sono visti un po' dappertutto, il che mi pareva garanzia di successo. Ieri sera avevo deciso che li avrei provati, ma si sa che io non sono una persona particolarmente organizzata e mi sono messa ad esaminare la ricetta che erano già le nove di sera. Per rendermi conto che l'impasto necessitava di almeno due ore di riposo. Non avevo nessuna voglia di accendere il forno alle undici, perciò ho rimandato quella preparazione, ma ormai ero in fissa, volevo biscottare. Tra l'altro questi sono giorni in cui starei volentieri a casa a sfornare biscotti, invece che venire in ufficio, perciò ormai ero fissata: dovevo fare!
Così ho tirato fuori un vecchio numero di Cucina Moderna serie Oro, dedicato a crostate e biscotti, da dove ho estratto questa ricetta. Lo ammetto: esteticamente hanno bisogno di un ritocco e perciò non so se farebbero una gran figura a regalarli. Ma sono venuti così buoni che non ci potevo credere e perfino la mia collega, che mangia pochissimo, se ne è mangiati due (e sì che sono venuti pure enormi), perciò penso che con qualche attenzione in più potrebbero tranquillamente finire nei pacchi dono.
Biscotti con gocce di cioccolato
Ingredienti
150 gr di burro ammorbidito
150 gr di farina
2 uova
120 gr di zucchero di canna
120 gr di gocce di cioccolato
1 cucchiaino di lievito per dolci (la ricetta diceva una bustina, io ne ho messa metà ed era troppa, un cucchiaino basta e avanza)
1 cucchiaino di fior di sale alla vaniglia (questa è un'aggiunta mia e devo dire che è l'ingrediente che fa la differenza, in caso si può sostituire con un cucchiaino di sale e uno di estratto di vaniglia oppure i semini di una bacca)
Lavorare a crema il burro con lo zucchero amalgamandoli bene (io ho usato il Gustavo con grande gioia), aggiungere le uova una alla volta, il lievito, la farina setacciati insieme e infine il sale. Solo alla fine aggiungere le gocce di cioccolato (io questo l'ho fatto amalgamendo a mano) e lasciar riposare l'impasto per almeno dieci minuti.
Prelevare l'impasto con il cucchiaio e depositarlo su una teglia ricoperta di carta forno. I mucchietti devono essere piccoli e molto distanziati, perché l'impasto tende a crescere parecchio.
Dovrebbero venire fuori all'incirca tre teglie di biscotti.
Nota: l'impasto sembra colloso, ma si può sistemare facilmente a mano, cosa che consiglio di fare per dare ai singoli biscotti una forma accettabile.
Infornare a 180°C per dieci/dodici minuti.
Perciò domenica ho fatto una bella pensata che mi avrebbe permesso di liberare un po' di spazio in frigo. Innanzitutto era una giornataccia tetra che da un bel piatto di tortelli in brodo poteva solo guadagnare. E poi avevo nel surgelatore un petto di pollo comprato per fare la pappa alla Pina e non ancora utilizzato.
Mi son detta: con la carne ci faccio il brodo, nel brodo ci cuocio i tortelli e poi la carne la dò alla Pina. E così ho fatto. Ho preparato il brodo con la carne, una carota, una cipolla affettata e un rametto di rosmarino. Una volta pronto l'ho scolato di carne e verdura, ci ho aggiunto il sale e un po' di olio e l'ho fatto bollire per i nostri tortelli (che erano tantissimi, una porzione per tre, non per due).
A fine pasto ho buttato nella pentola ormai vuota la carne a pezzettoni e mezza carota e ho frullato tutto insieme col minipimer, menre la Pina miagolava di golosità. Alla fine le ho fatto assaggiare la crema che era rimasta incastrata nelle lame del minipimer (non direttamente dall'elettrodomestico!) e lei ha dimostrato grande entusiasmo.
Il moroso dice che ha un aspetto vomitevole, ma non è vero, anche l'odore è buono, buono anche per noi dico. In fondo si tratta solo di carne e carote.
Ne sono venute fuori due ciotolone: una delle due è nel congelatore (be', si era liberato un po' di spazio), l'altra è in frigo e viene tirata fuori al momento dei pasti. Col passaggio delle ore, nel frigorifero la mousse si è compattata e ha un aspetto molto "stagno", perciò al momento di ribaltarla nella ciotola la allungo con un po' d'acqua. Durante questa operazione la Pina miagola come una forsennata: sente profumo di pappa buona e non può aspettare!
Sto parlando dell'Artisan di Kitchen Aid, che sono andata a ritirare sabato mattina e che da allora troneggia regalmente sul ripiano della mia cucina.
Da anni ho l'abitudine di dare un nome proprio agli elettrodomestici e questo alla fine l'ho chiamato Gustavo.
Spero che diventeremo grandi amici.
Qui Gustavo è impegnato nella realizzazione dei Brutti e Buoni, ricetta che non posterò perché mi sono venuti frittellati (andavano messi nei pirottini e io non li avevo), ma che terrò buona in caso di futuri avanzi di albumi.
(grazie Lise dell'invito sul blog!! :-) )
Mini-pizze di scarola e olive
Ingredienti per un po' di mini-pizze
Pasta per la pizza
Scarola
Olive di Gaeta
Capperi
Alici
Aglio
Peperoncino
Olio
Sale
Non mi dilungo sulla preparazione della pasta per la pizza, ognuno ha la sua ricetta di fiducia e non mi sento di consigliarne una in particolare visto che nessuna di quelle che ho provato finora mi ha mai soddisfatto pienamente.
Lavate e asciugate la scarola. Considerate che durante la cottura si ridurrà molto, quindi conviene sempre farne parecchia. Scaldate in una pentola l'olio con l'aglio, i capperi, le alici, le olive (meglio se snocciolate). Quando le alici si saranno sciolte aggiungete la scarola e fatela soffriggere e appassire con la pentola coperta. A fine cottura aggiustate di sale e peperoncino. Tenete da parte il composto.
Stendete la pasta per la pizza piuttosto sottile e tagliatela con una rotella in strisce larghe. Su ogni striscia appoggiate una cucchiaiata abbondante del composto di scarola e chiudete come un grande tortello. Infornare a 200° fin quando le mini-pizze saranno belle dorate. Buon appetito!
Poi mi sono messa a sfogliarlo per bene e mi piaceva proprio, ma evidentemente non era il momento. L'ho lasciato in libreria a decantare per qualche settimana, di tanto in tanto lo tiravo fuori, ma non era mai il momento giusto. Invece quando ho fatto il menu della settimana scorsa l'ho ripreso in mano e sono rimasta attratta da una frittata soffice di spinaci.
Eccolo lì il mio buon proposito di mangiare più verdura!
Messa subito nel menu, per la sera in cui avrei cenato da sola (devo dire la verità che questa settimana il rispetto del menu è stato piuttosto aleatorio, ma fa niente).
Facile era facile. Veloce pure. Diciamo che i difetti sono due: il primo è che per fare una frittata bisogna tirar fuori due ciotole e una padella; il secondo è che va be', io sono particolarmente impedita, ma fare le frittate belle come Donna Hay è impossibile.
Perciò tiè, ecco il mio sgorbio, però buono era buono.
Frittata di spinaci di Donna Hay
Ingredienti per 1 persona
1 uovo (albume e tuorlo separati)
3 cucchiai di latte
1 cucchiaio di parmigiano
3 manciate di spinaci puliti
sale, pepe e olio per la padella
In una ciotola sbattere il tuorlo con il parmigiano e il latte. In un'altra montare a neve l'albume e incorporarlo delicatamente all'altro composto. Scaldare un po' d'olio in una padella e buttarci gli spinaci. Farli cuocere per un paio di minuti, salare, pepare e rovesciarvi sopra il composto di uova. Se siete bravi come Donna Hay rivoltate anche la frittata e a fine cottura piegatela a metà. Se siete impediti come Lise Charmel, quando la frittata è ben cotta sotto e umida sopra, spegnete il fuoco e incoperchiate per una decina di minuti.
Le mie colleghe mi hanno parlato di una padella doppia per cuocere le frittate, mi sa che me la andrò a cercare.
Avevo comprato le pere per fare il cobbler: un dolce visto su Sale e Pepe di ottobre. Poi ci ho fatto un cake salato, un cake dolce e il crumble. Così alla fine me ne era rimasta soltanto una. Ma questo l'ho scoperto aprendo il frigo per prendere le carote. Perché sì, avevo comprato le carote per fare un cake carote e nocciole. Solo che non avevo molta voglia di grattugiare le carote. E di frantumare le nocciole. Sono pigra, l'ho detto.
Allora ho visto la pera. E mi sono ricordata della farina di mandorle avanzata dalla preparazione della torta di mele di Adriano.
In un colpo solo potevo far fuori la pera e il sacchettino di farina di mandorle, prima che venisse dimenticato in fondo allo scaffale e andasse a male (con quel che costa).
Allora eccolo qua, il cake con la pera solitaria, alla quale ho aggiunto anche un bel po' di cannella, che ci sta sempre bene (poi la confezione era nuova e profumatissima).
Cake pere, mandorle e cannella
Ingredienti
150 gr di farina
50 gr di farina di mandorle
1/2 bustina di lievito
3 uova
120 gr di zucchero (io ho usato quello di canna)
1 pera
80 gr di burro fuso
1 cucchaino di cannella abbondante
Con la frusta elettrica sbattere insieme le uova e lo zucchero finché il composto non è gonfio e spumoso. Aggiungere il burro, amalgamare bene e a questo punto aggiungere la farina normale e quella di mandorle. Tagliare la pera a dadini e aggiungerli al composto con il loro succo. Per ultimi aggiungere il lievito e la cannella, amalgamare delicatamente e versare tutto l'impasto in uno stampo da cake imburrato. Cuocere in forno già caldo a 180°C per 50 minuti.
Aveva un profumo!
L'altro giorno ho tirato fuori la mia collezione di Sale e Pepe alla ricerca della ricetta dei Brutti e Buoni. Li volevo fare perché avevo in frigo una discreta quantità di albumi da smaltire e mi pareva una buona soluzione per farli fuori. Così, alle prese con riviste vecchie e nuove mi sono imbattuta nel numero di febbraio di quest'anno, dove ho trovato un intero articolo dedicato agli albumi, tra cui anche delle graziosissime ciambelline, perfette con il caffellatte, leggere e facilissime da fare, che ho immediatamente replicato (con le mie solite modifiche), anche perché molto più facilmente smaltibili dei Brutti e Buoni.
La ricetta originale prevedeva la panna, mentre io ho usato il latte e non prevedeva lo zucchero, che io ho aggiunto (che si trattasse di una svista dell'autore?).
Ciambelline serendipity
Ingredienti
300 gr di farina
1/2 bustina di lievito
80 gr di zucchero
2 albumi
10 cl di latte
2 cucchiai di zucchero a velo
Mischiare insieme gli ingredienti secchi (ad esclusione dello zucchero a velo) e aggiungere il latte. Montare a neve gli albumi e amalgamarli delicatamente all'impasto. Formare un salsicciotto con l'impasto, lavorandolo su un piano infarinato, tagliarlo a strisce lunge 6-8 cm e formare tante ciambelline. Posizionare le ciambelline su una teglia coperta di carta forno, mantenendo una certa distanza perché i biscotti tendono a crescere in cottura e cuocere in forno già caldo a 180°C per 12 minuti. Passare le ciambelline ancora calde nello zucchero a velo.
Questa ricetta partecipa alla raccolta Biscottiamo? de Il Criceto Goloso.
Riassumendolo in pochissime parole, questa manifestazione vuole porre l'attenzione prima di tutto sulla necessità di un comportamento corretto per chi usa la rete nei confronti di chi pubblica materiale. Spesso si sceglie di mettere a disposizione il proprio materiale o lavoro con una licenza che permette di usarlo a condizione che se ne citi la fonte e questo è già un dono, a nostro avviso. Si dice a chi legge: puoi gratuitamente utilizzare il materiale, puoi prenderlo, ma devi specificare che è mio e dire dove l'hai preso. Non è chiedere molto!
Altra importante condizione è che il materiale non venga usato a scopo di lucro.
Quando tutte e due le condizioni non vengono rispettate è evidente che la cosa è ancor più grave.
Questa volta è capitato ad Adriano, ma nel tempo è già capitato ad altri. Creare un tam tam è forse il primo di tanti passi per avversare il fenomeno, perciò ci siamo uniti e oggi pubblichiamo con il nome del suo autore la ricetta e la foto della crostata che ognuno di noi ha preparato.
E' ora che tutti sappiano di chi è la farina e pure il sacco!!!!!
La ricetta la trovate sul blog di Adriano ed è perfetta così, io ho fatto delle semplici varianti perché non avevo in casa farina di mais (e non l'ho messa), Amaretto di Saronno (sostituito con il rum) e marmellata di albicocche (sostituita con una marmellata di mele e zenzero). Proprio per la
scelta della marmellata così inusuale ho deciso di sostituire la cannella originale con un pizzico di misto 4 spezie, che ho aggiunto anche alla base della frolla.
Commento del fidanzato: "Cavoli, sembra una torta della pasticceria!"
Perciò: grazie Adriano!
PS: per chi ancora non ne avesse sentito parlare: la storia del plagio si può leggere qui.
Così in un pentolino ho ficcato dei pezzettoni di zucca violina, una patata sbucciata e affettata, mezzo porro a rondelle sottili, una carota a rondelle un po' meno sottili, un rametto di rosmarino, un bicchiere d'acqua e sale.
Ho portato a bollore, ho lasciato cuocere finché le verdure non si sono intenerite. Ho scolato l'acqua, ma non del tutto e ho dato un giro turbo con il frullatore a immersione, che solo un mese fa non possedevo e ora mai più senza.
Ho aggiunto l'olio e qualche scaglia di parmigiano ed era ottima. E sono sicura che fosse anche poco calorica.
E senza le scaglie di parmigiano è addirittura un piatto vegan.
Ah, ho trovato un modo per tenere la micetta lontano dal piano di lavoro: basta sventolarle sotto il naso una fettina di porro e la poverina si ritrae disgustata.
Presumo che senza distrazioni la realizzazione sia molto più veloce. La ricetta, per una volta tanto, viene da Sale & Pepe di novembre.
Involtini di lonza con pancetta e radicchio
Ingredienti per due persone
380 gr di fettine di lonza
80 gr di pancetta a fette
1 cespo di radicchio di treviso
1 manciata di uvetta sultanina
10 cl di vino bianco
1/2 cipolla
olio, sale e pepe
Far rinvenire l'uvetta in una scodella di acqua tiepida. Affettare la cipolla sottilmente e soffriggerla con un filo d'olio. Lavare il radicchio e aggiungerlo al soffritto di cipolla. Strizzare l'uvetta e aggiungerla alla padella e cuocere per una decina di minuti. Nel frattempo battere le fettine di lonza (batterle molto sottili, altrimenti non si cuoceranno bene) e posizionarle sopra le fettine di pancetta. Riempire le fettine di lonza con il contenuto della padella (cipolle, radicchio e uvetta) e formare degli involtini. Metterli nella padella in cui è stato appassito il radicchio (io ci ho aggiunto anche un po' d'olio) insieme al vino bianco e cuocere finché la carne non è cotta e il vino evaporato. Secondo me viene meglio con la pentola semicoperta.
La ricetta diceva anche di tagliare gli involtini in rondelle, ma visto che i miei avevano delle forme assurde ho preferito servirli interi.
E il colpo di testa del titolo? Be', ho appena ordinato online l'Artisan di Kitchen Aid. Sono emozionatissima: non vedo l'ora che arrivi!
La ricetta, come al solito, viene da Cucina Moderna di novembre (ancora?), che dedica uno speciale ai finocchi, una delle mie verdure preferite. Io ho scelto i finocchi al latte gratinati, che per molti saranno un'autentica scemenza, ma era la prima volta nella mia vita che accendevo il grill del forno, tanto che ho dovuto perfino cercare le istruzioni degli elettrodomestici, perché non sapevo che temperatura andasse selezionata (e le ricette non lo dicono mai accidenti).
Comunque, visto che anche lei, che è una delle mie blogger preferite, decide che i finocchi gratinati sono una ricetta da postare, non vedo perché non io. Certo, i suoi sono più sofisticati, ma questo sempre e allora?
Allora, veniamo a questi finocchi.
Ingredienti (per due)
1 finocchio e 1/2
1 bicchiere di latte
burro per la teglia
sale, pepe, noce moscata
2 cucchiai di parmigiano
Imburrare una teglia, disporvi sopra i finocchi tagliati a fettine, ricoprendola completamente. Versarvi sopra il latte e cuocere a fuoco medio basso per una decina di minuti, facendo assorbire il latte. Salate, pepate e aggiungete una spolverata di noce moscata. Cospargete di parmigiano grattugiato e mettete sotto il grill per 5 minuti.
Che ho fatto poi degli altri finocchi che avevo in casa? Ieri avrei cenato da sola e pensavo di farmeli in insalata. Però avevo freddo e mi son detta: va be' li faccio bollire e guarda caso avevo in frigo un cartone di panna aperto. Mi sembrava poca, così ci ho aggiunto un po' di latte. E poi, quando è finita la bollitura: sale, pepe, noce moscata. Mi son detta: abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. Ho tirato fuori il minipimer, una bella frullata, una spolverata di scaglie di parmigiano. Ecco la mia prima zuppetta.
Era un po' tanta, però l'ho mangiata volentieri.
Ed è anche arrivato il momento di confessare che, benché io le ami molto, non ho mai preparato una zuppa in vita mia. Tutte le mie amiche sostengono sia facilissimo, ma devo anche aggiungere che fino a pochi mesi fa non possedevo un frullatore a immersione e tuttora ho il panico dello spruzzo assassino per tutta casa: questo finora mi ha tenuta lontana da tali preparazioni.
Ma ho comprato il libro Zuppe à porter, perciò a breve mi cimenterò in queste preparazioni. Intanto mostro questa minestra, reperita sul numero di ottobre 2008 di Sale e Pepe. Il fatto è che l'anno scorso il moroso ha trovato tra i pacchi di Natale una confezione di fagioli zolfini. Io non sono mai stata una grande cuoca e nemmeno una fan dei legumi: a causa del lungo ammollo non sono preparazioni che si possano improvvisare e io non sono abbastanza organizzata. Almeno non lo ero fino a poche settimane fa. Mi sono però ricordata subito che c'era un'apposita ricetta sul numero passato della rivista e mi sono riproposta di metterla in pratica prima o poi (l'ho già detto che sono anche una che procrastina un sacco?). Be', l'altra domenica è arrivato il momento.
E' vero, la giornata non era perfetta, faceva ancora caldo, ma ormai ero determinata, avevo acquistato gli ingredienti ed eccola qui:
Minestra di scarola e fagioli zolfini
(da farsi preferibilmente in una domenica di pioggia)
Ingredienti per due persone
120 gr di fagioli zolfini
1/2 porro
50 gr di prosciutto crudo
500 ml di brodo (caldo)
1/4 di cespo di scarola
burro
1 foglia di alloro
1 peperoncino secco
sale e pepe
Sciacquare bene i fagioli e lasciarli riposare in acqua pulita per 3/4 ore (meglio 4). Scolare l'acqua, metterli in una casseruola possibilmente di coccio, ricoprirli di acqua fredda e metterli sul fuoco per un'ora insieme alla foglia di alloro.
Mondare e affettare il porro sottilmente, affettare a dadini il prosciutto crudo e soffriggerli insieme nel burro. Lavare la scarola, affettarla e aggiungerla al soffritto.
Scolare i fagioli e frullarne la metà insieme a un mestolo di brodo. Aggiungere sia i fagioli frullati che quelli interi al soffritto di porro, prosciutto e scarola e cuocere per altri 30 minuti insieme al brodo rimanente, dopo avervi sbriciolato dentro il peperoncino.
E viene sempre più voglia di provare cose nuove, come fa Julie (ecco, magari senza l'aspic fatto con i piedini di vitello), superando se stessa e le sue remore.
Anch'io ho tante remore da superare, ma come ci insegna questa storia: basta seguire le istruzioni e si può fare qualsiasi cosa.
La ricetta che mostro oggi è invece un classico che realizzo da anni, anche se finora avevo messo in pratica la versione più conosciuta, ovvero alle mele. Ma avevo una gran voglia di provare anche quello con le pere e così mi sono finalmente cimentata.
Ovviamente anche dietro questa preparazione c'è un retroscena che mostra quanto io sia distratta. La realtà è che volevo preparare uno dei miei soliti cake per la colazione, quando ho aperto lo sportello dove tengo la farina e mi sono accorta che ce n'era pochissima. Integrale? Niente. Un cake era fuori discussione. E per di più avevo in casa solo un uovo.
Il crumble era l'unica cosa che potessi fare. Non con le mele però, visto che ne avevo in casa solo una (sì, era proprio arrivato il momento di fare la spesa), ma con le pere, che ancora affollavano il cassetto del frigorifero.
Il caso vuole che quel giorno fossi passata da lei e avessi visto il suo delizioso crumble di pere. Che fantastica idea sbriciolarci dentro le noci! E il cioccolato? Be', no, in realtà le gocce di cioccolato erano finite (ma dai?) e era finita pure la cannella (ma insomma!), quindi alla fine l'ho fatto così.
Crumble di pere con le noci
Ingredienti
2 pere
100 gr di farina
80 gr di burro
80 gr di zucchero (io ho usato quello di canna)
1 manciata di noci sbriciolate grossolanamente
2 cucchiaini rasi di miscela 4 spezie
burro per lo stampo
Preriscaldare il forno a 170°C.
Imburrare una pirofila e disporvi sopra le pere tagliate a pezzettini, cercando di mantenere uno spessore uniforme. Spolverarvi sopra uno dei due cucchiaini di miscela 4 spezie. In una ciotola tagliare il burro a pezzettini e amalgamarlo con le dita alla farina, lo zucchero e l'altro cucchaino di spezie, formando un composto sbricioloso. Disporre il composto sopra le pere e completare spargendo la manciata di noci spezzettate.
Infornare per 25 minuti.
Ammetto che durante la cottura sbollicchiava tutto e temevo che la crosticina si sarebbe sciolta (forse avevo lavorato troppo il composto?), invece alla fine si era ben compattata ed era gradevole da spezzare con il cucchiaino.
Le spezie sono profumate e danno al crumble un piacevole sapore di dolcetto nordico. L'abbiamo mangiato a colazione e a metà ci siamo dovuti fermare perché rischiavamo di mangiarlo tutto.