Il nome segreto degli elettrodomestici

Chi mi conosce da tanto sa che do i nomi agli elettrodomestici. Ho cominciato con la macchina per il caffè, azzeccatamente battezzata Cesira e con la quale siamo amicissime, quasi sorelle. Poi c'è Rodrigo il frigo, Alvaro il forno, Matilda la televisione, Cirillo lo stereo e, quasi ultimo arrivato, Gustavo il Kitchen Aid. Ultimissima di casa, regalo di Natale del moroso, Rosetta: la macchina del pane (il nome gliel'ha trovato lui). Ecco, la Rosetta ha il difetto che deve essere maneggiata con molta organizzazione, perché i programmi durano all'incirca tre ore (sì, ci sono anche quelli rapidi, ma coi programmi interi viene tutto più buono), ma con la farina di cereali misti e i semini vari comprati al Naturasì viene fuori un pane entusiasmante che il moroso giudica migliore di quello di Princi.
L'altro giorno mi è successa una cosa che molte foodblogger giudicherebbero drammatica. Mi è finita la farina. O meglio mi è finita la farina 00, perché invece in casa si trova ancora una bella provvista di farine integrali, di ceci (ancora da usare), di grano saraceno e la manitoba. Ma io volevo un dolcino semplice, normale, non integrale (magari la prossima volta) e non mi sembrava il caso di farlo con la manitoba. A meno che... non lo facessi a mò di pane.
Ecco che allora ho tirato fuori il lievito di birra fresco comprato sempre al Naturasì e prossimo alla scadenza (ma perché compro le cose in preda agli entusiasmi e poi me ne dimentico?), i soliti ingredienti dei dolci di tutti i giorni e ho messo al lavoro la Rosetta.
C'è da fare una precisazione: io ho usato come base per procedere un libretto allegato alla macchina del pane e quindi le proporzioni degli ingredienti vengono da lì. A posteriori direi che secondo me le dosi della farina erano insufficienti (mi era anche venuto il sospetto tra l'altro, perché invece sulle istruzioni della macchina, al programma dei dolci le quantità erano ben più alte). Il risultato è un dolcino basso e un po' compatto, ma è davvero buono. Vi dico solo che stamattina l'ho portato in ufficio e la Leggiadra se ne è mangiata due fette e poi mi ha implorato di metterlo via perché altrimenti ne avrebbe mangiato ancora.
Ecco perché non esito a proporlo, cogliendo anche l'occasione per mostrare un acquisto recente. Sempre per continuare quel discorso di come spendono i loro soldi le foodblogger: sabato scorso sono capitata in un negozietto delizioso di via Pier della Francesca (a Milano), pieno di accessori leziosetti per la tavola, che avrei portato a casa praticamente in blocco. Siccome erano mesi che cercavo un'alzatina, non mi sono fatta sfuggire l'occasione di portarmi a casa quella in vendita e il mio cuore (e il portafogli) è caduto miseramente davanti a un adorabile cestino del pane che è inspiegabilmente finito nel sacchetto degli acquisti. E comunque non sono pentita: sulla tavola, con il pane a fette fa la sua bella figura.
Pandolce miele e noci
pandolce
Ingredienti
100 ml di acqua
270 gr di farina forte (per avere un dolce più alto se ne possono usare 350)
80 gr di zucchero
3 tuorli
60 gr di burro morbido
2 cucchiai di olio (io ho usato quello di riso)
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di cannella
1 cucchiaio di miele
1 manciata di noci sbriciolate grossolanamente
30 gr di lievito di birra sciolto in poca acqua insieme a un cucchiaino di zucchero

Inserire nel cestello della macchina del pane l'acqua, l'olio, i tuorli d'uovo, il sale e lo zucchero. Versare la farina setacciata e completare con il lievito. Posizionare il cestello nella macchina e avviarla con il programma per i dolci (nella mia è il 4), peso 750 gr., crosta scura. Cinque minuti dopo l'avvio dell'impasto aggiungere il burro spennellandolo sull'impasto (in realtà io l'avevo tirato fuori dal frigorifero troppo tardi e l'ho aggiunto a tocchetti, ma questo non ha pregiudicato il buon risultato del dolce). Al momento del beep dell'aggiunta ingredienti aggiungere il miele, le noci e la cannella.
Vedrete che a fine cottura per tutta la casa ci sarà un piacevolissimo profumo di miele.

Il risultato adesso è che in casa, oltre a non avere più la farina non ho neanche più uova né burro e nemmeno il latte. Che c'entra il latte, direte voi, che in questa ricetta non ci va? Ah, quello l'ho usato per fare il mio primo yogurt, ne sono super entusiasta, ve lo mostrerò a breve.

7 commenti:

Metro-dal-lavoro ha detto...
18 febbraio 2010 alle ore 12:53

Rosetta é un nome geniale!

Alem ha detto...
18 febbraio 2010 alle ore 12:54

anche io sabato avevo finito la farina e dovevo preparare tutti i dolci per la festa.
Ho mandato di corsa cla al supermercato a prenderne 4 kg (mi ha guardato con gli occhi di fuori).
Sai cosa ha preso, la primo prezzo.. lo volevo uccidere, quando mi ha detto " ma la farina è farina".
Altro che corsi accellerati!!

lise.charmel ha detto...
18 febbraio 2010 alle ore 13:27

metro, l'ho pensato anch'io!
alem, sono terrorizzata che con questa penuria della dispensa sabato non potrò andare a fare la spesa e dovrò istruire lui aiuto. del resto una volta mi ricordo me stessa in un super che gli dico, "io vado a prendere questa cosa, tu intanto prendi le uova" e poi mentre si allontanava: "mi raccomando quelle bio" (strillando), che sicuramente parevo la buy in una delle sue interpretazioni da fricchettona isterica :)

Saretta ha detto...
18 febbraio 2010 alle ore 16:01

Che simpatica sta cosa di nominare gli elettrodomestici!
Io cerco di andare a fare la spesa da sola, perchè so di essere uno stress con le mie fissazioni bio!
Il pane è di quelli che faccio spesso anch'io, senza rosetta però!;)

Cristina ha detto...
18 febbraio 2010 alle ore 16:39

Anch'io vorrei comprare una Rosetta, ma ancora non mi sono decisa boh vedremo....comunque il tuo pandolce sembra proprio buono
un abbraccio
Cristina

meringhe ha detto...
18 febbraio 2010 alle ore 19:26

Io ho iniziato ad avere un buon rapporto con la mia macchina del pane solo nel momento in cui ho buttato nel pattume il libretto allegato. Le ricette erano ciofeche e mi hanno fatto pensare per tanto tempo che fosse un elettrodomestico inutile in grado di produrre solo orrendità. Per fortuna a te è andata un po' meglio, comunque se ti capita di dare un occhiata al libro "Fare il pane con la macchna del pane" della Tommasi ti assicuro che farai pace con lei per sempre!

lise.charmel ha detto...
19 febbraio 2010 alle ore 09:17

saretta, ma l'uomo porta i pesi! :)
cristina, io la desideravo da molto e non sono delusa
meringhe, mi sa che hai ragione. il libro ce l'ho, per ora l'ho solo sfogliato, sarà ora di cominciare a usarlo , anche perché promette benissimo!