Come già vi avevo preannunciato (lettore avvisato...), i post di questi giorni saranno una carrellata di prodotti preparati per finire nei pacchetti regalo per Natale. Che poi, non so voi, ma ci sono un paio di persone che io devo ancora vedere per consegnare il regalino, perciò se siete nelle stesse condizioni queste idee potrebbero tornarvi utili. Altrimenti, be', vi devo dire che io questo liquorino che sto per presentarvi l'ho fatto anche per me e ora staziona in frigo, da offrire agli amici che passano per un saluto dopo cena o da sorseggiare noi dopo il caffè.
Somiglia molto al Baileys (adoro) e l'ho preparato da regalare a Metroicon, il co-autore del blog (anche se non si nota, vero Metro che sarebbe ora di postare qualche nuova ricetta?), che mi diceva di essere in cerca di qualcosa da bere dopo cena. Peccato che non potrà portarselo a Parigi...
Allora metto la ricetta qui, così se vuole può farselo anche da sé, tanto è facilissimo!
La ricetta viene dal collaudatissimo Regali Golosi (credo sia stato il miglior acquisto in termini di libri di cucina in tutto il 2010 e sì che ne ho comprati!), da cui ho tratto diversi regalini e mi ha permesso di sbarazzarmi di un barattolo di dulce de leche che avevo fatto tempo fa e che non osavo aprire per timore di farlo fuori a cucchiaiate tutto in una volta sola.
Ho fatto una lieve modifica: Sigrid usa il caffè solubile sciolto in acqua tiepida, io ho preparato una tazzina di espresso. Ah, poi ho usato il rum al posto del whisky, ma questo perché io sono rum-dipendente (no, però adesso non chiamate l'alcolisti anonimi!). Per il resto vi dico che questo liquore è fatto fondamentalmente di tre ingredienti, mescolateli in una ciotola con un cucchiaio, imbottigliate e fine della fatica. L'unica controindicazione è che occorre consumarlo entro due settimane. Ma è un sacrificio fattibile :)
Liquore di dulce de leche
liquore di dulce de leche
Ingredienti
300 gr dulce de leche
300 gr di rum (io ci ho messo l'Avana 3)
300 gr di panna fresca
mezza tazzina di caffè espresso
un cucchiaino di estratto di vaniglia

Versare il dulce de leche in una ciotola capiente. Aggiungere il caffè e mescolare bene. Versare l'estratto di vaniglia, il rum e infine la panna e mescolare in una con una frusta in modo da ottenere un liquido piuttosto denso e liscio. Versare in una bottiglia e conservare in frigorifero fino a due settimane.
Agitare prima di versare.
Per un po' cari lettori temo che vi dovrete cuccare le foto dei regali alimentari che sono finiti nei vari pacchi natalizi consegnati negli ultimi giorni (alcuni invece sono ancora da confezionare e consegnare).
La verità è che questi post non hanno nessuna autentica intenzione di dare suggerimenti cucinizi come potevano essere quelli precedenti, ma solo lo scopo di "bullarmi" davanti a voi mostrando cosa sono stata capace di fare (ah, manco avessi prodotto il panettone tartufato).
Fa eccezione questo, anche se con le feste credo andrà un po' ignorato. Perché è vero che io questi biscottini salati li ho confezionati per il pacco alimentare che ho preparato alla mia adorata amica Francesca, ma nella ricetta originaria erano stati pensati come salatini per un aperitivo di Capodanno e infatti così li avevo utilizzati l'anno scorso. Ora immagino che ognuno di noi abbia già in mente le ricette per l'occasione, ma è anche vero che in questi giorni di festa e ferie non è così improbabile pensare di ospitare qualche amico, approfittando del surplus di tempo libero. E se si è in tanti è sempre piacevole cominciare con un robusto aperitivo intanto che gli ospiti arrivano e la padrona di casa mette in forno l'arrosto.
Ah, a proposito del "cesto natalizio", volevo aggiungere che io tutte le produzioni le ho infilate in una borsina portapranzo comprata da Stella, di modo che quando avrà finito di mangiare le resterà comunque anche un regalino utile.
Ecco allora i miei salatini con le mandorle, qui impacchettati.
Biscotti pepe e mandorle
(ricetta tratta da Sale & Pepe di gennaio 2008)
biscotti salati parmigiano e mandorle
Ingredienti
200 gr farina
70 gr farina di mandorle
un uovo
130 gr di burro
30 gr di parmigiano reggiato grattugiato
sale e pepe

Mescolate le farine e lavoratele con il burro morbido, il parmigiano e una presa di sale. Poi unite l'uovo e una generosa macinata di pepe e impastate ancora fino a ottenere un composto uniforme. Copritelo con un telo e mettetelo in frigo (o fuori in balcone!) per mezz'ora.
Tirate una sfoglia dello spessore di mezzo centimetro circa e ricavatene tanti biscottini con un tagliapasta. Foderate una teglia con carta da forno, disponetevi i salatini e cuoceteli in forno caldo a 180° C per 15 minuti circa. Toglieteli dal forno e lasciateli raffreddare prima di prelevarli dalla teglia.
Avete già cominciato i festeggiamenti natalizi con gli amici? Io sì: c'è già stata la festa di Natale aziendale (che ho allegramente bigiato), una minifesta tra colleghe con un regalino ad estrazione (e mi sono portata a casa una pochette con bagnoschiuma e crema viso) e una festa "del regalo agghiacciante", ieri sera, in cui si sono viste discrete atrocità, ma si poteva fare di peggio. Io per esempio sono tornata a casa con una tazza a forma di gatto e devo dire che sono stata fortunata!
In quell'occasione con un paio di amici ci siamo scambiati anche i regali veri. I miei sono tuttora incartati e se ho pazienza sufficiente aspetteranno la sera della Vigilia.
A proposito di regali, quello che vi propongo adesso è un minipenserino "scemenza" facilissimo da fare, non si mangia (anche se sarebbe commestibile) e come dice il titolo è davvero "a prova di scimmia". Ho pensato infatti in particolare a chi ha pochissimo tempo e scarsa manualità (come me). L'idea è perfetta per l'amica/ex collega/zia che ci telefona dicendo: "Passo da quelle parti, se sei a casa tra cinque minuti vengo a farti gli auguri". Argh! Ecco l'idea per non farla andar via a mani vuote: semplice, carina, rapidissima.
Io in realtà l'ho inserito in un "cestino" contenente altri regali alimentari per la mia amica Francesca, che vedrò tra un'oretta. Spero che apprezzi.
L'ho trovata sul numero 50 di Donna Hay Magazine: non era pensata come regalo, ma semplicemente da usare per sé, per cui se l'idea vi piace, perché no?
Scrub per le mani alimentare
scrub mani
Ingredienti
165 gr di zucchero
2 cucchiai di sale grosso
125 ml di olio d'oliva
buccia grattugiata di un limone

Mescolare dapprima tutti gli ingredienti asciutti e infine amalgamare l'olio. Conservare in un contenitore ermetico.
Come si usa: prelevarne un cucchiaio e strofinare bene sulle mani. Sciacquare.
Questo scrub è ottimo per togliere anche gli odori più tenaci (tipo quando si è cucinato il pesce).

Posso aggiungere un'ultima cosa? Quest'anno l'aspetto che mi è pesato di più dei regali home-made è stato togliere le etichette dai barattoli di vetro che avevo a casa (eh, se non si riciclano almeno i barattoli di vetro che senso ha?). Ce n'erano alcune che non volevano saperne di venir via, nonostante le ore a bagno con acqua calda e detersivo, una sosta in freezer (speravo che la colla si irrigidisse, invece niente), i ripetuti passaggi in lavastoviglie e le sgrattate con la spugnetta ruvida e financo le unghie. A voi è capitato? A un certo punto ho avuto un'illuminazione: il solvente per unghie! Basta un dischetto di cotone ben imbevuto e anche i residui di colla più ostinati andranno via. Naturalmente dopo ho lavato nuovamente i barattoli.
L'altra settimana avevamo ospiti a cena gli amici del marito. Faccio sempre l'arrosto quando ho tanti ospiti: mi permette di godermi la compagnia mentre l'arrosto cuoce da solo nel forno e ha bisogno di pochissime attenzioni. L'importante è che la carne sia buona, per questo sono andata dal mio macellaio di fiducia: quello da cui vado sempre quando devo fare bella figura.
Solo che poi quando sono lì mi sento come un bambino da Imaginarium e pure il marito, che di solito stringe i cordoni della borsa davanti al mio irrefrenabile bisogno di spendere, subisce il fascino di quella macelleria pulita, ordinata e piena di gente cortese e competente (infatti è sempre affollata).
Così quando gli ho proposto di comprare della carne trita anche per noi ne è stato ben contento. Poi però è venuto il momento di cucinarla quella carne e così ho scelto di affidarmi a un vecchio numero di Cucina Moderna Serie Oro dedicato alle polpette, di cui mi sono già servita per tante altre ricette anche pubblicate su questo blog.
E ho scelto una ricetta come sempre facilissima, con le mele, di cui avevo il cassetto pieno, per un recente ordine al gas.
Polpette alla mela
polpette alla mela
Ingredienti per due persone
300 gr di carne di vitello tritata
1 grossa mela
un uovo
semi di finocchietto
la buccia grattugiata di mezzo limone non trattato
farina
mezzo bicchiere di vino bianco
olio

Sbucciate e grattugiate metà della mela, riunite la polpa ottenuta in una terrina insieme alla carne, l'uovo, i semi di finocchietto, la scorza di limone un pizzico di sale e una macinata di pepe. Mescolate e ricavatene delle polpettine tonde e passatele nella farina.
Scaldate il forno a 180°C, sistemate le polpettine su una teglia coperta di carta forno e leggermente unta d'olio. Versatevi sopra il vino delicatamente e cuocete le polpette in forno per circa 20 minuti, coprendole di tanto in tanto con il loro liquido.
Non so voi, ma io sono già entrata nel pieno del biscottamento natalizio. Incontrerò infatti alcune delle destinatarie dei miei regali nel corso di tutto il mese di dicembre e devo farmi trovare pronta con i doni al momento opportuno. Ecco perché domenica scorsa ho cominciato con una ricetta tratta dall'immancabile ultimo libro di Sigrid: Regali Golosi. Ormai l'hanno già detto tutti, ma volevo aggiungermi anch'io al coro di entusiasti ammiratori di questo prezioso libro, dal quale ho tratto più di uno spunto, sia per quanto riguarda le ricette che i suggerimenti per l'imballo.
Così, mentre preparavo l'impasto dei biscotti speziati finlandesi, ho mandato un messaggio a Radio DJ per raccontare che preparavo dei biscotti alle spezie da regalare alle amiche. Ed ecco che mi chiamano dopo un po' per parlare in diretta con la Pina e Diego! Non ci potevo credere!
Loro due, com'è nel loro stile, mi hanno presa in giro e cercado di dissuadermi dall'intento, dicendo che i biscotti non sarebbero stati né buoni né carini e che avrei perso tutte le amiche. Diego addirittura mi ha detto che nemmeno lui voleva spendere questo Natale, per questo avrebbe regalato a tutte le sue amiche dei semplici pon-pon e comunque, che se nessuno era disposto a mangiare i miei biscotti, di mandarli a lui. Al che gli ho risposto: "E tu mandami un pon-pon!"
E siamo tutti scoppiati a ridere.
Quello che loro non potevano sapere è che la ricetta è di Sigrid e finora tutte le sue che ho provato non hanno mai fallito.
Biscotti speziati finlandesi
biscotti svedesi speziati
Ingredienti
420 gr di farina
250 gr di burro ammorbidito
200 gr di zucchero
1 uovo
2 cucchiai di Golden Syrup (io non l'avevo e non l'ho nemmeno mai visto in vita mia, ho usato sciroppo d'acero)
3 cucchiaini di mix 4 spezie
1 cucchiaino di bicarbonato

Nel mixer o nella planetaria, lavorare lo zucchero con l'uovo, lo sciroppo d'acero, le spexie e il bicarbonato. Aggiungere poi il burro e infine incorporare la farina, fino a ottenere un impasto piuttosto morbido. Avvolgere con della pellicola e conservare in frigorifero per almeno un'ora. Stendere poi l'impasto molto sottile, ritagliare i biscotti con delle formine natalizie, cuocere a 180°C per circa 15 minuti.

Se volete anche un suggerimento per l'imballo vi mostro come ho fatto io: ho comprato delle tazze molto semplici (in realtà ho scelto queste perché erano tra le più piccole: fossero state più grandi avrei temuto che non entrassero nei sacchettini per alimenti), le ho riempite di biscotti e le ho infilate in sacchettini trasparenti che ho chiuso in alto e personalizzato con delle etichette acquistate su Etsy. A me sembrano molto carini a dispetto di quello che hanno detto Diego e la Pina.
pacchetti per biscotti natalizi
... gobba la figlia e la sorella, l'era gobba pure quella, la famiglia dei gobbon"
Non so da dove venga questa canzoncina, ma so che i miei genitori da piccola me la cantavano sempre, anche perché avevo la pessima abitudine di tenere le spalle incurvate (ah la timidezza), tanto che a volte mi minacciavano di visite ortopediche e di busti da portare. Anche adesso sono tuttora un po' sbilenca, anche se lunghi anni di danza e pilates hanno parzialmente risolto il problema.
Ma la gobba può essere anche un elemento positivo. Certo, non sto parlando di cammelli e dromedari che nella gobba immagazzinano le provviste per il viaggio nel deserto (io le immagazzino nella pancia ahimè), ma delle madeleines: incubo ed entusiasmo delle foodblogger, che passano i pochi minuti della cottura davanti al forno in attesa di vedersi formare la famosa gobbetta.
Ebbene, non vi dico l'entusiasmo al momento di estrarre la prima teglia e di vedere le gobbette perfettamente formate. Anche perché la prima volta che provai a farle, diversi mesi fa, l'unico risultato fu un tremendo accrocchio appiccicato alla teglia.
Invece, grazie a uno dei miei ultimi acquisti, il libro Madeleines di Guido Tommasi, il dolcetto è riuscito alla perfezione, in sapore e forma. Del resto, ve l'avevo detto di stare tuned, che vi avrei mostrato gli esperimenti.
Madeleines al cappuccino
madeleines al cappuccino
Ingredienti per circa 27 Madeleines (dipende dallo stampo: con questo impasto ho riempito 3 stampi da 9 madeleines)
3 uova
150 g di burro fuso
150 g di farina
150 g. di zucchero
1 cucchiaino raso di lievito
2 cucchiai di latte
2 cucchiai di caffè espresso
un pizzico di sale

Mescolare il caffè con il latte. Setacciare la farina col lievito. Sbattere le uova con lo zucchero fino a quando non saranno spumose, incorporare la farina e il lievito setacciati, il bicchiere col caffelatte e per ultimo il burro con un pizzico di sale. Mescolare finché si sarà ottenuto un composto omogeneo.
Lasciare riposare l’impasto coperto con la pellicola in frigorifero per almeno un’ora (io in realtà l'ho lasciato in balcone, tanto non è che faccia una gran differenza in questi giorni). Scaldare il forno a 250 °C (la ricetta dice 270°C, ma il mio forno non supera i 250°C) per 4 minuti poi abbassare la temperatura a 210°C e cuocere per altri 4-6 minuti, controllando bene la cottura.
Come regalo di nozze il mio capo mi ha regalato un buono Feltrinelli. Non sapeva di cosa avessi bisogno e sapeva che questo sarebbe stato gradito. Io al mio capo voglio benissimo.
Trattandosi di un regalo di nozze volevo spendere il buono in qualcosa di duraturo e che fosse utile a entrambi. E quindi un bel libro di cucina (ah, come so girare a mio favore queste altruistiche considerazioni). Solo che tutte le volte che andavo in Feltrinelli a comprare un libro di cucina mi dimenticavo a casa il buono. Così sabato scorso l'ho ficcato in borsa e sono partita appositamente per spenderlo, sapendo già che avrei preso l'ultimo di Donna Hay e l'ultimo di Julie Andrieu. Secondo me il sig. Guido Tommasi in ufficio ha un santino con la mia foto.
E anche Donna Hay mi deve una parte della sua fortuna, non so quanti libri suoi ho comprato, ma a spanne posso allegramente rispondere "quasi tutti". Ieri ci scherzavo su col co-autore del blog scrivendogli: "Secondo me Donna Hay mi pensa molto mentre prende il sole nella sua villa con piscina comprata coi miei soldi" e lui ha risposto: "Ti pensa mentre prende il sole nella sua villa con piscina mentre mangia un sacchetto di patatine del supermercato", che mi ha fatto riderissimo. E probabilmente è vero.
E però, che ci vogliamo fare, io al suo fascino azzurrino non resisto. E posso allegramente confessare che il suo Classici Moderni - 2 è indubbiamente uno degli acquisti migliori mai fatti in tema di libri di cucina. Quando decido di fare un dolce è sempre lì che traggo spunto e sempre lì che poi vado a finire, indipendentemente dal numero di libri di dolci che possiedo.
Anche questa ricetta è tratta da lì ed è una delle sue torte più famose. Io alla fine ho deciso di non mettere lo sciroppo e le scorzette, che sono indubbiamente molto coreografici, ma il fatto è che questa è la nostra torta della colazione e temevo che lo sciroppo si mummificasse e poi perché mi pareva già abbastanza calorica così. Infatti ho ridotto la quantità di burro e zucchero e comunque va bene così. Quello che mi è piaciuto è che è venuta bella alta, proprio come piace a me.
Torta arancio e semi di papavero di Donna Hay
torta di donna hay arancia e papavero
Ingredienti
150 gr burro morbido
150 gr zucchero
3 uova
180 gr farina
1 arancia non trattata
2 cucchiai di semi di papavero
mezza tazza di latte
1/2 bustina di lievito

Preriscaldare il forno a 160°C. Amalgamare il burro e lo zucchero in una ciotola con un cucchiaio di legno (o con il gancio a foglia dell'impastatrice che fa molto prima) finché non diventa una crema. Grattugiare la buccia dell'arancia e aggiungerla al composto. Amalgamare le uova a una a una, aggiungendo la successiva solo quando la precedente è stata ben assorbita. A questo punto aggiungere il succo dell'arancia e successivamente la farina setacciata con il lievito e i semi di papavero. Ammorbidire il composto con il latte.
Versare il composto in una teglia rotonda da 20 cm. imburrata e infarinata e cuocere per circa 50 minuti.
A questa temperatura la torta cuocerà più lentamente, di modo che l'impasto cresca senza fuoriuscire dalla teglia e rimarrà alto e compatto.
Oggi il blog esseresalvo compie un anno. Esseresalvo è un blog a fumetti tenuto da alcuni miei colleghi e in moltissime vignette parodia situazioni realmente accadute in ufficio, principalmente riguardanti situazioni informatiche.
Per questa ricorrenza abbiamo deciso di fare una minifesta e ho portato dei biscotti fatti da me. Lui invece ne ha portati di "fatti al computer" (ovvero comprati al supermercato).
I biscotti li ho fatti ieri sera, cercando ispirazione sul Libro d'Oro dei biscotti e stravolgendo completamente la ricetta (secondo me negli ingredienti mancava un uovo, ma me ne sono accorta quando sarebbe stato troppo tardi per aggiungerlo). Comunque li ho assaggiati e sono venuti buoni e ai sistemisti sono piaciuti.
Ah, io ero quella che non doveva più mangiare i dolci? Lo so, ma ieri è successa una cosa terribile: la mia collega che segue le tematiche del personale si è dimessa e da mercoledì prossimo comincia un lavoro nuovo in un'altra azienda. A gennaio per fortuna rientra la titolare della scrivania, attualmente a casa con la qualifica di "mamma di bimbo stupendo", ma indovinate chi dovrà fare tutto il lavoro del mese di dicembre? Bravi: io. Che non so niente di personale, che non ho l'accesso agli applicativi e che non li so usare e che comunque non è che finora non avessi proprio niente niente da fare...
Insomma, avevo bisogno di coccole!
(e comunque i biscotti sono al sicuro di là dai sistemisti, quindi al di fuori delle mie manacce golose)
Biscotti al caffè con noci e nocciole
biscotti noci nocciole caffè
Ingredienti
150 gr di farina
90 gr di burro morbido (di più non ne avevo)
100 ml di panna o se preferite, di latte
20 gr di noci + 40 gr di nocciole tritate finemente
70 gr di zucchero
una tazzina di caffè espresso
un cucchiaino di lievito

In una ciotola sbattete il burro con lo zucchero con uno sbattitore elettrico, finché non diventa una crema. Se volete mettere l'uovo che nella ricetta non c'era, questo è il momento. In questo caso potete omettere la panna. Aggiungete la farina setacciata con il lievito, le noci e nocciole tritate e infine il caffè. Ammorbidite l'impasto con la panna.
Accendete il forno a 180°C. Coprite una teglia di carta forno e prelevate l'impasto con un cucchiaino formando delle palline schiacciate. Non crescono molto, per cui non occorre tenere una particolare distanza tra i biscotti. Cuocere per circa 12 minuti.
Gli ingredienti sono per circa due teglie di biscotti.
Ieri ero a una riunione informale tra colleghi e uno ha chiesto a un altro: "Ma tu sei dimagrito?" e l'altro: "Sì, ho smesso di mangiare i dolci. E sai una cosa? Dopo un po' non ne senti neanche più il bisogno". Al che ho drizzato le antenne: "Comecome? Se non mangi dolci dopo un po' smetti di desiderarli?" e lui: "Te lo giuro, guarda, sono dieci giorni che non mangio cioccolato e non mi interessa neanche".
Maddai.
Io per inaugurare questa conversazione il pomeriggio mi sono scofanata un Twix al cioccolato bianco (limited edition). E poi, quando mi sentivo in colpa per le calorie e con la pancia gonfia anche dopo ore ho pensato che ci volevo provare. Nel frattempo stamattina è arrivata la mia collega con una dieta disintossicante datale da una dottoressa con l'obiettivo di purificare l'intestino. Dura solo una settimana e non ci sono le quantità. Si può mangiare quasi tutto, tranne i dolci e le carni rosse, c'è tanta frutta e tanta verdura soprattutto cruda. Non è punitiva.
Ho pensato: "Boh, proviamo".
Per la dieta non so, ma sono abbastanza determinata per quanto riguarda l'esclusione del cioccolato. Ne si deduce quindi che devo gratificarmi con altri cibi coccola. Ecco perché vi presento questa ricetta, nonostante io abbia deciso che smetterò di fare foto con la luce artificiale.
Però questo crumble è così buono, facile e veloce che ho voluto proporvelo lo stesso, anche con una foto triste e grigiastra. Io l'ho già rifatto due volte e l'ho anche proposto a un ospite (e lui l'ha mangiato).
La ricetta viene da Cucina Naturale di novembre, io mi sono limitata a sostituire i ceci con i fagioli borlotti, secondo me ci stanno pure meglio (trascurando l'aspetto che ovviamente in casa non avevo i ceci).
Crumble di zucca e fagioli
crumble di zucca e fagioli
Ingredienti per due persone
350 gr di zucca tagliata a dadini
un barattolo piccolo di fagioli in lattina (sgocciolati)
olio evo
sale e pepe
20 gr di nocciole
60 gr di farina integrale

Mettete i dadini di zucca in una padella con un cucchiaio d'olio già caldo, unite poco dopo mezzo bicchiere d'acqua bollente salata, coprite e cuocete per 3/4 minuti. Scoperchiate e fate evaporare l'acqua (per un paio di minuti). Mescolate la zucca con i fagioli e sistemate il tutto in una pirofila ricoperta di carta forno.
Nel frattempo preparate la copertura frullando le nocciole con la farina e un pizzico di sale e aggiungendo piano piano due cucchiai d'olio.
Coprite il misto di zucca e fagioli con la copertura alle nocciole e cuocete in forno già caldo a 200°C per circa 15 minuti.
L'altro giorno sulle scale della metropolitana guardavo le borse delle donne davanti a me. Ce n'era una con due borse, una che poteva essere la sua borsetta (ma era gigante) e un'altra, ancor più grossa, conteneva probabilmente le cose che le erano servite durante la giornata: ho visto un tupperware vuoto che ne sbucava infatti. Anche una ragazza più avanti aveva un tupperware vuoto che le sbucava, però da un sacchetto di Zara e allora ho cominciato a domandarmi in che modo la gente trasportasse il proprio pranzo in ufficio.
Ho una collega per esempio che trasporta tutto in una bellissima borsa di tela plastificata, in cui tutto all'interno è perfettamente impilato con ordine. Altre due arrivano con la borsa termica da pic-nic a fiorellini: è abbastanza graziosa ma piuttosto ingombrante.
Io fino a pochi giorni fa utilizzavo una borsa di tessuto di quelle che si usano per portare la spesa: piatta e quadrata. Possiedo diverse borse di stoffa (anche se mio marito finisce per perdermele in giro e vorrei tanto sapere che fine ha fatto la mia borsa dell'Einaudi con sopra una citazione bellissima), ma hanno tutte lo stesso difetto: sono bidimensionali, non hanno una base dove appoggiare le cose. Quindi dentro le cose si ribaltavano tutte e poi a portarle in giro avevo gli spigoli conficcati in ogni parte del corpo. Un fastidio indicibile.
Finché non ho trovato lei.
borsina in posa
La dimensione è perfetta: non troppo grande ma nemmeno minuscola. Mi ci sta il tupperware (e a brevissimo il mio nuovo bento rosso Ferrari), il thermos con la tisana e la banana, mentre le posate stanno nella pratica taschina laterale, così da non perdermele in giro. E ci sta la tovaglietta, quella che vedete nella foto, che ho comprato da un paio di giorni, per apparecchiare anche quando mangio in ufficio e coccolarmi come se mangiassi a casa (questo è un trucco che ho imparato dalla mia collega, che si porta sempre delle bellissime tovagliette e io infatti le dico che apparecchia con tovaglie di Fiandra e cristalli di Limoges).
E finalmente non mi si ribalta tutto come invece accadeva con le altre borsine. E poi questa è solo mia e quindi il marito non si azzarda a toccarmela (e di conseguenza a smarrirla, così poi non arrivo la mattina senza neanche un sacchetto per portare il pranzo).
Dove l'ho presa questa delizia? Qui:
stelladisaleLAB - borse di stoffa
Se guardate nel sito ce n'è per tutti i gusti e per tutte le dimensioni: perfino extralarge da spiaggia, supercolorate e con un sacco di comodissime tasche per infilare gli oggetti più piccoli che non si trovano mai nel fondo delle varie borse.
E sono anche elegantissime, altro che sacchetti di carta o peggio ancora di plastica dello shopping.
Ma dentro il tupperware cosa c'era? Ora ve lo mostro.
la schiscetta e la sua borsa
Riso venere bollito, finocchi crudi e gamberi sbollentati. Il tutto condito con un po' di olio e sale. Semplice, rapido e buonissimo.
E voi dove lo trasportate il vostro pranzo? Me lo raccontate nei commenti? Sono curiosa.

stelladisaleLAB - borse di stoffa
La settimana scorsa nell'elenco di verdure disponibili al mio gas ho trovato il "Cavolo fiolaro di Creazzo". E che è? mi sono subito chiesta. E nel mentre che me lo chiedevo, già attivavo i motori di ricerca.
Non sono rimasta delusa. Per prima cosa ho scoperto che il cavolo (o broccolo) fiolaro è un prodotto De.Co. che ha anche un suo sito internet e una sagra dedicata in gennaio. Sul sito si legge che perfino Goethe fu affascinato da questo prodotto (anche se leggendo meglio poi si capisce che in realtà il poeta era più affascinato dalle contadine vicentine che dalle verdure) e che già alla sua epoca l'ortaggio era coltivato in notevole quantità.
Sempre grazie alla rete, ho scoperto poi che quando Michelle Obama ha deciso di impiantare l'orto della Casa Bianca le sono stati inviati anche i semi del cavolo fiolaro e mi son detta: "Anch'io voglio fare come Michelle!". Ma non avendo né un orto, né una Casa Bianca e nemmeno un marito presidente, l'unica opzione rimasta era quella di ordinare lo sconosciuto (almeno a me) cavolo fiolaro.
cavolo fiolaro di Creazzo
Certo che poi rimaneva il problema di come mangiarlo. Anche qui mi è venuta in soccorso la rete, in particolare con questa ricetta, che mi è sembrata gustosa e soprattutto rapida. Che non so voi, ma io ultimamente non ho tempo quasi nemmeno di lavarmi i denti, figurarsi cucinare.
Di quella ricetta mi sono limitata a cogliere lo spirito. Anche perché la vezzena non saprei dove andare a recuperarla. Perciò, col mio fido minipimer ho frullato dapprima un po' di parmigiano (diciamo 50 gr) con l'equivalente di nocciole. Poi li ho messi da parte e ho frullato le foglie di un cespo piccolo di cavolo con sale, pepe e olio. Dopodiché ho amalgamato i due miscugli e ho usato il pesto per condire un piatto di spaghetti (un cucchiaio a persona).
Il resto del pesto riposa in frigorifero ben coperto d'olio, per prossimi pranzi improvvisati, superveloci ma buonissimi.
Pesto di cavolo fiolaro
pesto di cavolo fiolaro
Signora Obama, i cavoli le sono spuntati? Perché questa è la stagione giusta. Spero che le siano venuti su belli rigogliosi. Se non sa cosa farne (anche se so che le hanno passato un ricettario insieme ai semi), provi un po' a passare al White Chef questa ricetta. Vedrà che non è niente male.
More about Cioccolato
Venerdì pomeriggio i libri che attendevo e per i quali ho ammorbato i miei poveri followers di twitter sono finalmente arrivati. Naturalmente non ho resistito a sfogliarli subito, insieme alle mie colleghe, direttamente in ufficio, in particolare quelli di cucina, che appagano immediatamente la vista, oltre che il pensiero delle future ore piacevoli in loro compagnia. Tra questi, oltre a Pane e roba dolce delle Simili (da mio marito già ribattezzate le Gemelle Diverse), che mi guiderà nella lunga strada in compagnia della pasta madre, c'era anche Cioccolato, l'ultimo prodotto di Donna Hay pubblicato in Italia. Così "ultimo" che per ora su anobii ce l'ho solo io e non è nemmeno ancora visibile sul sito della casa editrice.
Be', che dire, io di Donna Hay comprerei anche la lista della spesa, se la pubblicasse, per il solo puro piacere di tenere in mano i suoi libri, anche se alcune delle ricette che ci sono qui si trovano anche altrove, in particolare in Classici Moderni - 2. Inutile dire che volevo correre a casa subito a provarle tutte. E nei limiti del possibile è quello che ho fatto.
Ovvero, venerdì sera ero già alle prese con una ricetta che mi aveva colpita al primo sguardo. Si tratta di biscotti al cocco (ma si sente appena) e pezzetti di cioccolato, che una volta fatti mi hanno anche colpita al primo morso. Per fortuna mi è venuta l'illuminazione di impacchettarne un bel po' da regalare al mio capo per ringraziarlo di avermi portato del vin santo dalla Toscana, altrimenti sarei riuscita a ingurgitarmeli tutti da sola.
Cookies con gocce di cioccolato
cookies di donna hay
Ingredienti
125 gr di burro morbido
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
175 gr di zucchero di canna
2 uova
300 gr di farina setacciata
1 cucchiaino di levito
75 gr di cocco disidratato
185 gr di cioccolato fondente spezzettato

Scaldate il forno a 190°C. Mettete nella planetaria burro, vaniglia e zucchero e sbattete fino a ottenere un composto cremoso. Unite le uova una alla volta continuando a sbattere. Incorporate la farina setacciata insieme al lievito, il cocco e il cioccolato. Formate delle palline con circa un cucchiaino (nel libro dice un cucchiaio, ma poi mi son venuti dei biscotti grossi come parabole satellitari) di impasto ciascuna. Disponetele su teglie foderate di carta forno distanziandole un po' e appiattitele appena. Cuocete per 10-12 minuti.
Il mio primo esperimento con la pasta madre col quale ho ammorbato tutti i miei (per loro fortuna pochi) followers di twitter è finito nella spazzatura. Aveva un odore terribilmente acido, secondo me troppo ed era collosissimo senza essere cresciuto granché di dimensione. Ho scandagliato tutta la rete, visto milioni di foto di pasta madre altrui e non assomigliava a nessuna. Che poi io non ho ancora capito: vedo foto in cui l'aspetto è semiliquido e pieno di bolle. Oppure altre con il bel panetto e il taglio "fiorito". Allora, come cavolo dev'essere questo lievito madre? Comunque il mio non somigliava a nessuno dei due, perciò è finito orrendamente nel cestino. Ho riprovato con una nuova ricetta: l'aspetto è completamente diverso e anche questo mi convince poco e mi pare non lieviti per niente, comunque stasera si procederà col primo rinfresco (così dice questa ricetta).
Nel frattempo i miei libri ordinati su Bol (l'altro argomento con cui ho ammorbato i miei poveri followers) sono in consegna ma non riesco più ad aspettare che me li portino. Lì tra l'altro c'è anche "Pane e roba dolce", che spero mi apra porte, finestre e cancelli sul meraviglioso mondo della pasta madre. Ma quando arriva? Uffa.
Va be', parliamo di altra pasta. La pasta che si mangia per pranzo insomma. E che io ho preparato per il pranzo di domenica scorsa, copiando una ricetta facilissima di Cucina Naturale di novembre.
Spaghetti con bottarga, olive e pomodori secchi
spaghetti pomodorini, olive e bottarga
Ingredienti per due persone
160 gr spaghetti
25 gr olive nere snocciolate
due cucchiaini di bottarga in polvere (quella che ho usato io: se avete quella da grattugiare è meglio)
6 pomodori secchi
un bicchiere di vino bianco
olio evo
sale

Riunite in una ciotola i pomodori secchi, le olive e il vino, coprite e lasciate marinare per 30 minuti. Scolate dal vino i pomodori, strizzateli leggermente e tagliateli a filetti. Rosolate in padella con poco olio i pomodorini e le olive, poi bagnate col vino della marinata filtrato, facendolo sfumare. Nel frattempo lessate gli spaghetti al dente in abbondante acqua salata e saltateli in padella.
Distribuiteli nel piatto, spolverizzate con la bottarga e completate con un filo di olio a crudo.
A chi interessa cosa fanno due adulti consenzienti nel privato della loro camera da letto? Chi vuol sapere se lo fanno sul letto o sul tavolo della cucina, in piedi, seduti, sdraiati? Se lo fanno sul lampadario? Se usano intimo di pelle o di latex? A me non interessa. Sono fatti loro, giusto?
E allora perché quando questi due adulti consenzienti, che se ne stanno in pace per i fatti loro, che non tolgono niente a nessuno, che fanno la loro vita nel bene e nel male, ecco quando queste due persone sono due uomini allora no, non va più bene e certuni si sentono in diritto di osservare, giudicare, criticare, discriminare?
Perché all'improvviso non sono più fatti loro, ma diventano un pretesto di offese, critiche, battute volgari e in alcuni gravi casi, addirittura di pestaggi? E se questo succede quotidianamente, non sarebbe compito della politica (e ovviamente di tutti i cittadini) sradicare certi comportamenti?
Trovo orrendo invece quando questo atteggiamento viene avallato, addirittura da un'alta carica dello stato, che trova naturale affermare davanti a stampa, radio e televisioni che è meglio guardare le belle ragazze che essere gay. Vorrebbe gentilmente spiegarci anche perché è meglio? Vorrebbe anche spiegarci perché gli interessa cosa fanno due uomini adulti e consenzienti nella loro camera da letto e perché per lui è motivo di discriminazione?
Per tutte le ragioni che ho espresso ho deciso di partecipare al tam-tam di cui ho letto qui e che invito tutti ad andare a leggere.
Non chiudiamo gli occhi e le orecchie anche questa volta. Non facciamo finta di niente. Non abituiamoci.

Metti un finocchio a cena
Finocchi al pomodoro
(ricetta tratta da Starbene di ottobre)
finocchi al pomodoro
Ingredienti per due persone
1 grosso finocchio
1 barattolo di passata di pomodoro
50 gr di olive nere
20 gr di mandorle tritate grossolanamente
un paio di cucchiai di pecorino grattugiato (io non l'avevo, ho usato delle fettine di scamorza di bufala)
olio evo
sale

Lavare il finocchio, tagliarlo a pezzetti e saltarlo in padella con l'olio. Scaldare il forno a 180°C. Disporre il finocchio in una pirofila, coprirlo con la passata di pomodoro, aggiungere le olive, le mandorle e coprire con il formaggio. Cuocere in forno per 20/30 minuti.
La ricetta prevedeva anche l'utilizzo del succo e della scorza di un'arancia bio, che io non avevo, ma che probabilmente dà un sapore originale a questo piatto. Se ce l'avete usatela.
Io non le avevo, ma consiglio di preparare questo piatto in pirofile individuali, altrimenti il porzionamento è faticoso a causa della passata, che è liquida.

Buon appetito Mister B.!
Dopo la lezione di pasticceria di sabato sul cioccolato ero piena di energia. Secondo me a causa di tutto il cioccolato di cui mi sono abbuffata. Ma era buonissimo!
Così nel pomeriggio, una volta a casa, ero un turbine di attività. Ho fatto partire il pane con la macchina, lavato la vaschetta della gatta, pulito la cucina, cercato di preparare il mio lievito madre (sta procedendo abbastanza bene, speriamo!) e fatto i crackers.
Non so i mesi che avevo per le mani questa ricetta, passatami dalla mia amica Donatella, che a sua volta l'aveva ricevuta da una sua amica e non mi decidevo a farla. Come per tante cose, che si fissano nella mente e restano lì, di tanto in tanto mi dicevo che c'erano quei crackerini da provare a fare e poi non mi decidevo mai. Ecco, il momento è arrivato sabato.
Ecco, la prima cosa che devo dire a proposito di questi crackers è che sono facilissimi. Veramente a prova di impedito in cucina. Si fa l'impasto col cucchiaio, non lievitano, non hanno bisogno di nessun accorgimento particolare. La seconda cosa è che il profumo si spande per tutta la casa e resta a lungo: l'ho sentito ancora domenica mentre scattavo la foto. La terza cosa è che sono ottimi: uno tira l'altro e sono perfetti con i salumi, quindi li suggerisco per un aperitivo con gli amici, per un antipasto con salumi misti ma anche tranquillamente a tutto pasto nel cestino del pane.
Crackers ai semi
crackers ai semini
Ingredienti
125gr fiocchi d'avena
125 gr farina di farro (io invece ho usato quella di grano saraceno perché l'avevo in casa)
120 gr di semi vari (io ho usato sesamo, lino, girasole e zucca, in proporzioni variabili)
400 ml di acqua
mezzo cucchiaio di curcuma (io ci ho messo il curry e ci stava molto bene)
1 cucchiaino di sale
4 cucchiai di olio d'oliva

Mescolare insieme tutti gli ingredienti. Io ho cominciato dapprima con gli ingredienti secchi, di modo che fossero ben mischiati, poi ho aggiunto l'acqua un po' alla volta, continuando a mescolare, in modo da non formare grumi. Non spaventatevi se vi sembrerà un pastone e mettetecela proprio tutta: funziona.
Far riposare il composto per un'ora, poi stenderlo su una teglia da forno ricoperta di carta forno. Cuocere in forno già caldo a 175°C per 20 minuti, poi tagliare in quadrati e cuocere per altri 40 minuti.
Una volta cotti, estrarli dal forno e farli raffreddare su una rastrelliera.
Non chiudeteli dentro barattoli di nessun tipo, altrimenti diventano di gomma.
Gli uomini sono degli ingrati. In particolare quelli col colesterolo alto. Ne ho presenti due in particolare: uno è il marito della mia amica Francesca, l'altro è un amico del marito (il mio). Mentre le mogli li tengono a dieta per il loro bene, sforzandosi di mettere gusto e creatività in ricette sane, costoro cercano di sfuggire in ogni modo, chi imboscandosi di nascosto in sordidi McDonald's (l'amico di mio marito), chi scofanando sotto gli occhi attoniti della moglie pericolosissimi muffin nemici delle arterie (il marito della mia amica).
Ok, la colpa è mia, perché i muffin li ho fatti io espressamente per loro (arrivavano da una mattinata in piscina, erano affamatissimi), ma non mi aspettavo che lui se li facesse fuori tutti da solo, chiedendomi poi di portarsi via quelli avanzati (tre su dodici) per la schiscetta del giorno dopo.
Ovviamente glieli ho lasciati volentieri e qui lascio anche la ricetta per lei, di modo che glieli possa rifare qualche volta, naturalmente come premio speciale.
Io sono riuscita ad assaggiarne uno e devo ammettere che non erano male.
La ricetta viene dal libretto "Madeleines", uno degli ultimi nati della Guido Tommasi (nel sito ancora non è visibile), comprato d'impulso e prontamente utilizzato. Qualcuno obietterà: ma queste non sono madeleines! Ovviamente no: solo che l'impasto delle madeleines deve riposare in frigo per almeno un'ora e io non avevo tutto questo tempo. Mi riprometto però di utilizzare l'apposito stampo che ho comprato a Pasqua in una bancarella, perciò stay tuned se l'argomento interessa.
Muffin gorgonzola e noci
muffin zola e noci
Ingredienti per 12 muffin
3 uova
120 gr di gorgonzola
15 gr di parmigiano grattugiato
150 gr di farina
mezza bustina di lievito per torte salate
4 cucchiai di olio d'oliva
60 gr di gherigli di noce
sale e pepe

Scaldate il forno a 180°C. Tritate grossolanamente le noci, togliete la crosta al formaggio e tagliatelo a pezzetti. Setacciate lievito e farina. Sbattete le uova con il parmigiano. Aggiungete il composto di lievito e farina, il gorgonzola, le noci, l'olio, sale e pepe e mescolate.
Imburrate gli stampini e riempiteli a circa 2/3. Cuocete per circa 20 minuti, attendete qualche minuto, sformate i muffin e se riuscite, serviteli tiepidi.
Avete mai pensato che le ricette da pic nic sono anche delle perfette schiscette? Io ammetto che il libro PicNic l'ho comprato anche  un po' per quello (in primis l'ho comprato perché era bellissimo da sfogliare e io sono fatta così: i libri di cucina mi danno piacere a sfogliarli, prima che a usarli). Non porto spesso la schiscetta al lavoro, ma da quando ho cambiato palestra mi capita di andare a fare un po' di cyclette in pausa pranzo e poi non ho il tempo di procurarmi anche da mangiare. E' il caso di oggi, così ieri sera mi sono messa a preparare un'insalatina semplicissima che ho trovato proprio sul libro PicNic e già che c'ero ho voluto strafare (convincendomi che non mi portavo un dolce, ma della frutta e poi la palestra... insomma, tutte le scuse sono buone) e mi sono preparata anche un crumble di pere a porter.
E quando era tutto pronto, verso le nove e mezza di sera, ho afferrato il cellulare e ho mandato un sms a Radio DJ, così, proprio d'impulso, per raccontare della schiscetta. Un secondo dopo aver premuto il tasto invia, il cellulare stava squillando ed ero al telefono con l'addetta al centralino che mi annunciava che il mio messaggio era piaciuto, tanto che avevo appena vinto il premio fedeltà!
Poi mi hanno passato in onda a fare due chiacchiere con Federico e Marisa e lei in particolare era entusiasta, oltre che ferratissima sull'argomento, tanto che si è messa a dare la ricetta del crumble in onda lì per lì. Non è che per caso ha un blog di cucina anche lei?
Patate con pollo e insalata
(ispirata a una ricetta vista su PicNic)
insalata di pollo e patate per schiscetta

Ingredienti per una persona
una manciatona di patate novelle o una patata grossa
1 petto di pollo
insalatina (nella ricetta originale era rucola)
olio
sale, pepe
due cucchiai di yogurt greco
Bollire le patate per 20/25 minuti, a seconda della dimensione. Farle raffreddare, sbucciarle e tagliarle a tocchetti. Nel frattempo tagliare a listarelle il pollo e rosolarlo in padella. Combinare i tre elementi (tutti e tre freddi) nel contenitore della schiscetta. In un piccolo contenitore a parte mescolare lo yogurt, l'olio, il sale e il pepe. Condire l'insalata al momento di mangiare.

Crumble goloso di pere
crumble di pere e cioccolato
Ingredienti per una persona
1 piccola pera
un paio di noci tritate grossolanamente
un cucchiaino di gocce di cioccolato
30 gr di burro freddo a tocchetti
due cucchiai di farina
un cucchiaio di zucchero
un cucchiaino di estratto di vaniglia

Tagliare la pera a tocchetti e disporla sul fondo di un piccolo contenitore di alluminio. Condirla con l'estratto di vaniglia. Con il mixer a impulsi mischiare burro, farina, zucchero e noci (io ho usato le lame del minipimer, tritandoci insieme le noci), creando un composto bricioloso. Spargere le gocce di cioccolato sulla pera e cospargere il tutto con le briciole di impasto. Cuocere in forno già caldo a 180° per 20 minuti.

Cosa ho vinto? Due ingressi per l'EICMA, ovvero la fiera della moto. Mi sa che ci andrà il marito con suo fratello.
Amo Milano il sabato mattina quando vado al corso di basi della pasticceria e la città si sveglia. I negozi di abbigliamento sono ancora chiusi, ma gli alimentari di quartiere invece no e in alcuni parrucchieri si intravedono le signore con già i bigodini della messainpiega in testa. E mi spiace che il corso stia per finire (manca solo una lezione), anche per questo, benché l'idea di restare finalmente a poltrire a letto non mi dispiaccia.
Così con la mente sono già al prossimo corso che farò: l'ho già scelto, anche se ancora non mi sono iscritta. Sarà il corso sul pane. Anche se ho la macchina e sono soddisfatta così e non so se mai mi metterò a impastare con le mie mani, c'è qualcosa che mi chiama in quella direzione. In verità è un po' che sto pensando di allevare la mia pasta madre, anche se non so se sarò all'altezza: io sono sempre così incostante! Quello che mi spaventa tra l'altro è l'idea di doverla maneggiare tutti i giorni per tre mesi senza poterci fare nulla finché non è pronta, infatti prima o poi comincerò a implorare qualche foodblogger pia di regalarmi un po' della sua.
Intanto uso il lievito di birra e mi porto avanti sul programma, con questa ricetta scovata su Sale e Pepe di ottobre. Io i grissini non li avevo mai fatti (ah, le cose che non pensavo mai avrei fatto prima di aprire il blog) e non sapevo se ne sarei stata in grado. Poi ho trovato questa ricetta scritta in dieci righe ingredienti compresi e ho pensato: "Ma allora è facile!" (non me lo avessero già detto) e così mi sono buttata, complice un invito e il piacere di arricchire con questi piccoli manufatti il grazioso cestino del pane.
E infatti erano facilissimi!
Grissini al parmigiano
(ricetta tratta da Sale e Pepe di ottobre)
grissini al parmigiano
Ingredienti
4 gr di lievito di birra
300 gr di farina (io ne ho messi 150 00 e 150 manitoba)
un cucchiaino di sale
un pizzico di zucchero
60 gr di parmigiano grattugiato
2 cucchiaini di rosmarino tritato
4 cucchiai d'olio
Sciogliere il lievito in due cucchiai di acqua tiepida, aggiungere lo zucchero e lasciar riposare una decina di minuti. In una ciotola mescolare la farina, il sale, il parmigiano e il rosmarino. Aggiungere il lievito disciolto in acqua, l'olio e impastare. Formare una palla con l'impasto e lasciarlo riposare in una ciotola a temperatura ambiente per circa 45 minuti. Qui secondo me dipende dalla temperatura della stanza: da noi in cucina fa un bel teporino e quindi l'impasto è lievitato piuttosto rapidamente.
A questo punto, accendere il forno a 180° C, prelevare una noce di impasto, formare un grissino e appoggiarlo su una teglia ricoperta di carta forno. Proseguire fino all'esaurimento dell'impasto.
Infornare per circa 20 minuti, poi abbassare la temperatura del forno a 150°C e continuare la cottura per altri 10 minuti.
"Sto pensando di diventare vegana", mi ha scritto l'altro giorno la mia amica del cuore Francesca. Ma come! Io l'avevo appena invitata a una merenda da me, con tutta la sua famiglia e volevo mettere in piedi biscottini, crostate e un bel cake soffice...
"Puoi diventare vegana dopo la nostra merenda per favore?" le ho risposto io. Spero che abbia riso, leggendo la mia email.
Nel frattempo io una ricetta vegana l'ho trovata. Ho preparato i dolcetti e li ho portati al lavoro. Ammetto che non hanno riscosso l'entusiasmo dei soliti biscotti (oggi un collega mi si è proposto in sposo, dopo aver assaggiato dei biscotti da una ricetta di Cavoletto, il che a me è apparso controproducente), ma comunque sono piaciuti. Il mio capo, che è sempre molto carino ma non ha nessun bisogno di mentire, ha detto che l'impatto iniziale è un po' tamugno (giuro, ha detto proprio così), ma che vengono fuori alla distanza, lasciando in bocca un gusto piacevole e duraturo.
La ricetta viene dal sempre prezioso Cucina Naturale di ottobre (ho già fatto quattro ricette da questo numero, sono davvero oltre la media) in un articolo dedicato agli zuccheri del commercio equo.
Ne approfitto per segnalare che dal 16 al 31 ottobre c'è l'iniziativa "io faccio la spesa giusta", con tanti appuntamenti nelle botteghe del commercio equo. Infatti tutti i prodotti utilizzati per questa ricetta sono (ove possibile) marchiati Fairtrade.
Aggiungo solo una cosa a proposito della questione vegana di questi dolcetti: sono andata a leggermi gli ingredienti del cioccolato amaro 70% e non ci sono derivati animali. Potrebbe contenere latticini o derivati del latte non vuol dire necessariamente che ne contiene, vero?
Dolcetti all'aroma intenso di cioccolato
(ricetta tratta da Cucina Naturale di ottobre e da me rimaneggiata)
dolcetti vegani supercioccolato
Ingredienti
150 gr farina
50 gr cioccolato fondente 70%
25 gr noci dell'Amazzonia
3 cucchiai di zucchero (la ricetta suggeriva Dulcita, io ho usato il Mascobado)
2 cucchiai di cacao amaro in polvere
mezzo cucchiaino di lievito per dolci
l'equivalente di una moka da tre di caffè
4 cucchiai di olio di riso

Scioglieree il cioccolato a bagnomaria. Setacciare insieme farina, cacao e lievito. Aggiungere le noci tritate grossolanamente e lo zucchero. Unire l'olio e mescolare bene. Aggiungere il cioccolato fuso e impastare con cura, aggiungendo il caffè poco per volta fino a ottenere un composto liscio e omogeneo. Coprire e lasciare riposare per almeno mezz'ora in frigorifero.
Preriscaldare il forno a 160°C. Formare con le mani delle palline prelevando di volta in volta una piccola quantità di impasto (tipo una noce), schiacciarle e adagiarle su una teglia ricoperta di carta forno. Cuocere per circa 15 minuti.
Tempo fa ero fuori a cena con la mia amica Donatella e come spesso accade, a un certo punto la conversazione è caduta sulla cucina (un tempo ci saremmo messe a parlare di smalti, ma ormai…) e tra le varie cose e i vari consigli lei è saltata su dicendo che negli ultimi tempi si era intrippata coi crumble: facili, buoni e che si possono preparare in un momento.
“E sono convinta che non siano neanche tanto calorici”, ha aggiunto, “in fondo è praticamente tutta frutta. Chissà se si possono fare anche salati”.
“Certo che si può. Io li ho visti su certi blog, domani mattina ti mando i link”.
Detto fatto, il giorno dopo le ho mandato una mail con le ricette di crumble che avevo visto da Onde99 e Fiordifrolla.
Ma non solo. Quella stessa sera ero a cena da sola e ho deciso di fare una prova di crumble salato con gli ingredienti che avevo in casa, ovvero zucchine e scamorza.
Già che c’ero, visto che il giorno dopo avrei mangiato in ufficio con le colleghe, ho messo in forno anche un pirottino usa e getta ed ecco pronto il pranzo.
La ricetta che propongo è per una sola porzione.
Crumble di zucchine e scamorza
crumble di zucchine
Ingredienti per una persona
1 zucchina piccola
40 gr di scamorza di bufala (o altro formaggio a pasta semidura)
35 gr di parmigiano grattugiato
30 gr di burro freddo
35 gr di farina
1 cucchiaino di timo

Preriscaldare il forno a 180°C. Imburrare una pirofilina monoporzione. Affettare sottilmente la zucchina e la scamorza e disporre i due ingredienti nella pirofila sovrapponendoli. Impastare velocemente farina, burro a tocchetti, parmigiano, timo e sale formando delle briciole. Disporre lo strato di briciole sopra le zucchine e la scamorza e cuocere in forno per circa 30 minuti.
In effetti la schiacciata con l'uva (fragola) si è vista praticamente in tutti i blog, negli ultimi giorni. Io devo ammettere che quando ho adocchiato la ricetta ero ancora in vacanza in Toscana, ma pur distesa sulla sdraio dell'agriturismo con la Pina accanto, sognavo tra me e me il momento in cui a casa mi sarei procurata tutti gli ingredienti per questa sfiziosa focaccia.
L'articolo della Cucina del Corriere da cui ho tratto la ricetta afferma che si tratta di un dolce autunnale tipico toscano e che andrebbe realizzato con l'uva sangiovese a chicchi piccoli. Io l'ho fatta con l'uva che ho trovato al supermercato (purtroppo al mio gas l'uva non c'è) e ci è piaciuta molto lo stesso, per la sua semplice rusticità e l'hanno apprezzata molto anche i suoceri, anche se questo in realtà non è particolarmente significativo, perché i signori sono delle buone forchette che non vanno troppo per il sottile (tranne quella volta che mi fecero tenere l'arrosto in forno per non so quanto tempo perché dentro la carne era rosata e a loro non piaceva, così per dispetto l'ho cotto per ore e gliel'ho rifilato stopposo).
Ma non rivanghiamo episodi che dimostrano tutta la mia antipatia e veniamo alla focaccia.
Per me è stata facilissima da fare, ma sono fortunata a disporre dell'Artisan, che impasta senza nessuna fatica (mia intendo) qualsiasi cosa, ma so anche che la blogosfera pullula di appassionati dell'impasto manuale, perciò penso proprio che sia alla portata di chiunque.

Schiacciata di uva nera e pinoli
(ricetta tratta da La Cucina del Corriere di settembre 2010)
schiacciata all'uva
Ingredienti
400 gr di farina (io ne ho usato 250 di manitoba e il resto 00)
250 gr di uva nera
220 gr di zucchero
20 gr di lievito di birra fresco
15 gr di pinoli
olio evo
sale

Mescolate la farina con il lievito stemperato in 200 ml di acqua tiepida, 200 gr di zucchero, una presa di sale e 2 cucchiai di olio, quindi coprite l'impasto ottenuto e lasciatelo lievitare per almeno un'ora (anche di più, dipende dalla temperatura della giornata).
Rivestite una teglia di carta forno, oliate e stendete l'impasto. Lasciate riposare per altri 30 minuti. Pennellate la focaccia con 3 cucchiai di olio mescolato ad altrettanta acqua e cospargetela con il restante zucchero. Distribuitevi gli acini con la parte tagliata rivolta verso l'alto, i pinoli e passate la schiacciata in forno caldo a 190°C per 30 minuti.

PS1: si ringrazia sentitamente vaniglia che mi ha insegnato a mettere le foto giganti (adoro)
PS2: segnalo che alla Coop del centro commerciale Metropoli a Novate (MI) è stato messo il distributore di detersivi ecologici, di modo che possano essere venduti sfusi. Meno imballi significa da una parte che non si inquina producendoli, non si inquina trasportandoli e non è necessario smaltirli. Evviva!
Della domenica apprezzo tante cose. Che non devo andare al lavoro, che posso svegliarmi tardi, che ho tempo per fare le cose che mi piacciono (insieme alle pulizie di casa, purtroppo) e posso farle con calma. Mentre dal lunedì al venerdì io e il marito pranziamo vicino all’ufficio in uno dei rari baretti o ristorantini di zona e il sabato trangugiamo una pasta veloce di ritorno dalla spesa, la domenica riesco a ritagliarmi un po’ di tempo per un piatto speciale e se il tempo è ancora buono possiamo mangiare in balcone, dove apparecchiamo un tavolinetto da campeggio comprato all’Ikea e ci godiamo gli ultimi raggi prima che arrivi definitivamente il gelo.
Ho preparato questa pasta per il pranzo di domenica scorsa, attratta dalla semplicità degli ingredienti e del procedimento. Per me, che non avevo mai fatto una pasta gratinata in tutta la mia vita (quante belle novità mi fa fare il blog) è stata una vera scoperta. Si tratta infatti di un piatto semplice e rustico, che la gratinatura in forno rende perfetto anche per gli ospiti, magari servito in graziose pirofile monoporzione. Il marito ha espresso più volte il suo entusiasmo, lucidando il piatto e rubando anche una forchettata dal mio, tanto che mi è venuta voglia di invitare gente a casa per rifarlo.
La ricetta è tratta da Sale & Pepe di settembre e nell’originale era proposta con conchiglie e provola. Io l’ho riprodotta con degli strozzapreti al farro e con la scamorza di bufala che ho comprato al gas. A parer mio può venire ottima con qualsiasi formaggio saporito a pasta semidura.
Strozzapreti con scamorza e pomodorini alle erbe
(ricetta tratta e adattata da Sale & Pepe di settembre)
pasta gratinata
Ingredienti per 2 persone
160 gr di pasta corta
200 gr di pomodori ciliegini
20 gr di pangrattato
20 gr di parmigiano grattugiato
un cucchiaio di erbe aromatiche miste (io ho usato timo, maggiorana, origano e erba cipollina)
60 gr di scamorza
peperoncino
olio evo
sale
un paio di foglioline di basilico.
Preriscaldare il forno a 200°. Lavare i pomodorini, tagliarli a metà e privarli dei semi. Ungere una pirofila (o due monoporzione), disporvi i pomodori e salarli. In una ciotola mescolare le erbe aromatiche, il parmigiano, il pangrattato, un pizzico di sale e uno di peperoncino e distribuirli sui pomodorini. A me poi ne è avanzata un po’, che ho usato alla fine per gratinare il piatto completo. Cospargere con un filo d’olio. Ponete la teglia in forno per 10 minuti, poi proseguite la cottura per altri 10 minuti a 250°. Intanto cuocete la pasta al dente in abbondante acqua leggermente salata. Grattugiate la scamorza con una grattugia a fori larghi. Scolate la pasta, conditela con un cucchiaio di olio e versatela nella pirofila dei pomodorini insieme alla scamorza. Mescolate un po’, ricoprite con il trito di erbe, parmigiano e pangrattato avanzato, coprite e ponete in forno a 200° per 10 minuti, poi scoprite, alzate il forno a 250° e cuocete per altri 5 minuti.
Decorate con il basilico e servite.
Come qualcuno dei miei affezionati lettori già sa, sabato scorso ho cominciato il corso “Basi della pasticceria” della Cucina Italiana. Gente, non credevo: uno spasso. Ho già frequentato altri corsi della Cucina Italiana (personalmente li trovo i migliori tra quelli organizzati a Milano), ma questo si preannuncia una fonte di aneddoti a profusione.
A cominciare dalla tizia che non ha mai usato il forno di casa sua e non conosce i simbolini di normale e ventilato (giuro, le ho dovuto fare i disegnini) e si stupisce e si entusiasma che un solo forno possa avere entrambe le funzioni. Poi c’è quella magrissima e un po’ vamp, che non capisco cosa ci faccia lì, finché non confessa che ce l’ha iscritta di peso il marito perché impari un po’ a fare dei dolci decenti, che finora i suoi non li ha voluti neanche il cane e non fa che citare Montersino (che guarda religiosamente in televisione), suscitando un certo nervosismo nel pasticcere docente del corso. C’è il tizio che ha tutta l’aria di essere un serial killer e non proferisce una sola parola in tutte le tre ore di lezione. E poi ci sono persone carine, normali, che come me fanno a casa le loro prove con risultati alterni. Chissà che non salti fuori anche qualche bella amicizia.
Sabato abbiamo cominciato con pasta frolla e pasta sfoglia (da non credere: finalmente mi è venuta voglia di fare la sfoglia in casa), meringa, crema pasticcera e crema al limone. La pasticcera ho voluto farla io, visto che a casa non mi riesce mai e in effetti, nonostante gli strumenti professionali e l’assistenza vigile del pasticcere docente, ero quasi riuscita a bruciarla anche stavolta. Poi abbiamo assemblato il tutto e ne sono venute fuori una crostata di frutta con crema pasticcera e una crostata meringata al limone che penso avrei potuto mangiare tutta da sola. Anzi, volevo rifare la crema al limone a casa in questi giorni, ma non sono riuscita a trovare i limoni non trattati e spero che siano presto disponibili al gas, per lanciarmi nella produzione.
La ricetta che vi propongo oggi non fa parte del corso di cucina, anzi è una di quelle che risulterebbero facili anche per chi il forno non l’ha mai acceso. Io l’ho trovata su Delizie Divine di Nigella Lawson. So che Nigella è un personaggio controverso, infatti ero un po’ indecisa se acquistare il libro o meno. Devo naturalmente provare molte altre ricette prima di dare un parere, ma per quanto riguarda questa posso tranquillamente affermare che è promossa a pieni voti: si tratta di una torta morbida, profumata e buonissima, che ha allietato le nostre colazioni per una settimana, dandoci un buon motivo per alzarci dal letto la mattina. Che non è cosa da poco!

Torta all’arancio e cioccolato semplice
(ricetta tratta da Delizie Divine)
cioccolato e marmellata di arancia
Ingredienti
125 gr di burro
100 gr di cioccolato fondente spezzettato
300 gr di marmellata di arance
150 gr di zucchero
sale
2 uova sbattute
150 gr di farina
1 cucchiaino scarso di lievito
zucchero a velo per servire

Preriscaldare il forno a 180°. Sciogliere il burro a fuoco basso in una pentola dal fondo spesso. Quando è quasi fuso aggiungere il cioccolato e mescolare bene per amalgamarlo al burro. Togliere dal fuoco. Aggiungere la marmellata, lo zucchero, il sale e le uova, mescolare con un cucchiaio di legno e incorporare a poco a poco la farina setacciata con il lievito. Versare l’impasto in una tortiera da 20 cm di diametro imburrata e infarinata e cuocere in forno per circa 45 minuti. Quando la torta si è raffreddata, spolverizzare con zucchero a velo.
Come suggerisce la stessa Nigella, la marmellata di arance è sostituibile con altra di propria scelta. Io infatti la vorrei riprovare con la marmellata di lamponi e anche con quella di pere.
Oggi non ne va una dritta. Nella notte il cellulare/blackberry che mi fa da sveglia si è scaricato (non si sa come, visto che era spento), ma si è così scaricato da non suonare neanche. Così quando ci siamo svegliati erano le otto e considerando che di solito ci alziamo alle sette, eravamo in ultraritardo. Abbiamo fatto tutto di corsa e mi sono messa a cercare all'ultimo il cellulare aziendale che non trovavo più. Niente da fare, sono dovuta uscire di casa senza, pensando tutto il tempo a dove potesse essere finito. Arrivati al lavoro abbiamo trovato abbassata la serranda del garage aziendale e per entrare abbiamo dovuto girare intorno all'isolato. E infine, salendo siamo rimasti chiusi in ascensore. Qui devo dire che sono rimasta colpita dall'aplomb di tutti i presenti: nessuno si è scatenato in scene di panico e i tecnici ci hanno liberati subito.
Arrivata in ufficio ho ritrovato il cellulare aziendale (ecco dov'era finito! ehm...) e ho trovato in posta un messaggio di una persona che non sentivo da un sacco di tempo. Ecco allora che le cose potevano migliorare! Solo che tra le varie cose, nella fretta ho lasciato a casa anche la chiavetta usb con dentro il post per oggi sulla lezione di pasticceria di sabato, di cui vi parlerò in un altro momento (spero più propizio).
Come se non bastasse, la receptionist cui ho chiesto di stampare e rilegare dei documenti per il CdA mi sta incasinando tutto, mischiando le cose che io e la Legale avevamo pazientemente numerato, roba da domandarsi come sia possibile. Eppure. Ma non l'ho uccisa e nemmeno gravemente ferita.
Allora mi ci vorrebbe qualcosa per tirarmi su. Ma non ho niente di meglio di una torta da colazione senza burro (ma questa a me sembra una buona notizia) e una tisana snellente senza zucchero.
Chi ne vuole una fetta?
Ciambella carote e mandorle
(ricetta tratta da Cucina Moderna di settembre)
ciambella alle carote
Ingredienti
300 gr di carote
250 gr di farina
100 gr di farina di mandorle
150 gr di zucchero
2 uova
mezza bustina di lievito

Grattugiare finemente le carote e metterle da parte. Montare lo zucchero con i tuorli (non sarà facile, ma insistete). Aggiungete mescolando la farina setacciata con il lievito e le mandorle. Montate a neve ferma gli albumi e amalgamateli al composto mescolando lentamente per non smontarli. Versate il tutto in uno stampo da ciambella imburrato e cuocete in forno preriscaldato a 180°C.
E' perfetta con il caffelatte.
Quando una foodblogger può dirsi arrivata? Ci sono diversi segnali. Tipo la lettrice che ti scrive per mandarti le sue ricette. Celo (perdonami June, devo decidermi a fare il tuo salmone marinato, sono sicura che è una bomba, è che io non programmo mai con sufficiente anticipo). Oppure lettrici che ti commentano per dirti che hanno fatto le tue ricette e sono venute buonissime. Celo. O anche (evviva!) blogger che vengono su questo blog, apprezzano una ricetta, la rifanno a casa, la fotografano e la mettono sul loro blog indicandone la fonte. Celo, anche questo, ebbene sì!
Anzi, adesso annuncio ufficialmente che sto per montarmi la testa, perché Lo di Galline 2nd life ha rifatto la mia torta salata di melanzane e guardate come le è venuta bella! Per non parlare di tutti i complimenti carini che mi fa (andate a leggere anche quelli per favore!).
Se a qualcuno sarà sembrato che io stia facendo un po' la scemetta, è proprio così. Ma il fatto è che quando ho aperto questo blog l'ho fatto unicamente per dire a me stessa: "Guarda le cose che sei stata capace di fare!". Ed effettivamente è servito, perché a un certo punto della mia vita, l'anno scorso, mi sono detta: "Ma io cosa ho combinato fino ad ora?" e non sono stata tanto dispiaciuta di essermi potuta rispondere: "Ho fatto i biscotti e la focaccia".
Ho sentito il bisogno di ribadire questa cosa perché non si fa altro che leggere in giro di gente che vorrebbe farsi pagare per le sponsorizzazioni e forse è brava, forse no, forse se la tira, forse sbaglia, forse si svende e si finisce per dimenticare che tantissima gente ha aperto e continua a tenere un blog di cucina esclusivamente per il piacere di farlo, per il gusto di poter dire ogni volta: "Questo è quello che faccio e che mi piace fare" e poi per il piacere dello scambio con chi ha lo stesso hobby.
Ci tenevo a dirlo perché nell'infuriare della polemica mi è sembrato che fossimo tutti indicati come dei montati, che credono di essere dei grandi chef solo per i due piatti (nel mio caso anche mal presentati) che fotografano e mostrano al mondo. Ecco, non è proprio così automatico.
Poi ci sono persone che sono riuscite a trasformare il blog in una professione, va benissimo, trovo favoloso vivere dei proventi della propria passione, ma questo non significa che sia quello che vogliono tutti, meritandoselo più o meno.
Ho detto.
(del resto, visto che ormai mi sento arrivata avrò diritto pure io alle mie personali crociate)
E adesso, per rimediare alla lungaggine dell'introduzione, vi mostro una ricetta di pasta ultrarapida, tratta da In the mood for food di Jo Pratt, che mi risolve spesso il pranzo del sabato.
Semplicissima, oltre che veloce, potrebbe sembrare quasi banale, non fosse per quel tocco di limone che le dà un tocco speciale senza fatica.
Pasta con olive e basilico
pasta alle olive
Ingredienti per due persone
160 gr di pasta (io ho usato penne al farro)
una manciata abbondante di olive nere denocciolate e fatte a pezzetti
un rametto di basilico
il succo di mezzo limone
abbondante parmigiano
olio, sale, pepe
(dosi indicative perché quando uno fa una pasta di fretta non si mette lì col bilancino, ma va a occhio e secondo il proprio gusto)

Cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Scolarla e versarla nuovamente nella pentola di cottura insieme alle olive e al basilico ridotto in striscioline. Condire con olio, pepe e succo di limone e con il parmigiano (tenendone un cucchiaio da parte). Distribuire nei piatti, spolverare con il parmigiano rimasto e servire.
So benissimo che gira e rigira scrivo sempre le stesse cose. Quindi chi avesse anche solo il sentore di aver già letto quello che sto per raccontare, non solo avrebbe ragione, ma sarebbe interamente autorizzato a saltare il post e addormentarsi per la noia.
Per tutti gli altri un consiglio: siete sicuri di non avere l'Alzheimer? Fatevi un controllino.
Allora, dopo avervi così ben incoraggiati a proseguire volevo dire: ma come fanno certi (certe) blogger a fare delle foto stupende di quel genere di piatti che vengono generalmente mangiati subito dopo essere usciti dalla pentola/teglia? Io non ho bisogno di dirlo, tanto lo vedete: le foto delle mie cene sono urende non solo perché la luce è triste (va be', è sera), ma anche perché sono totalmente prive di allestimento.
Uno potrebbe dire: va be' la luce, ma perché non le allestisci? Intanto perché l'unico spazio un po' luminoso della cucina è piuttosto ingombro e quindi c'è poco posto. E poi perché quando la cena è pronta il marito non ha tanta voglia di aspettare che venga allestito un set fotografico e c'è sempre l'incognita felina che passeggia in zona e che potrebbe danneggiare tutto quanto.
Per esempio, qualche tempo fa avevo prodotto un delizioso gelato di frutta mista. Non avevo progettato di metterlo sul blog finché non l'ho assaggiato e ho deciso che meritava la gloria. Così ho preparato per bene il tavolino sul balcone, nell'angolo meglio illuminato della casa, ho sistemato tutto e sono entrata in casa a prendere la macchina fotografica. Il tempo di tornare e il muso della Pina era dentro la ciotolina del gelato. L'ho sollevata per spostarla, ma lei si è aggrappata con le unghiette alla tovaglietta, rovesciando così sul pavimento gelato e ciotola (crash). Addio gelato. Addio ciotola. Tovaglietta sporca. Pavimento sporco. Foto andata. Infatti non è stata pubblicata nessuna ricetta di gelato alla frutta mista.
Per di più la gatta si è pure spaventata ed è stata nervosa per tutto il pomeriggio.
Ecco perché ultimamente i miei scatti sono: fuori dal forno - clic - gnam.
Quindi abbiate pietà: la foto è urenda, le zucchine così cucinate sono buonissime, riempiono molto e secondo la rivista cubano meno di 250 calorie.
Zucchine ripiene, formaggio e menta
(ricetta tratta da Cucina Naturale di settembre e adattata)
zucchine ripiene
Ingredienti per due persone
2 zucchine
80 gr di philadelphia (io ho usato quello light, la ricetta originariamente suggeriva la ricotta)
30 gr di parmigiano grattugiato
1 uovo
pangrattato
menta
olio, sale

Tagliate le zucchine a metà per il lungo e scavatene la polpa. Tritatela insieme alla menta e mescolate con l'uovo, il formaggio, il parmigiano e il pangrattato. Aggiustate di sale. Riempite le zucchine con il composto e sistematele su una teglia coperta di carta forno. Cospargete con altro pangrattato e cuocete in forno a 180°C per circa 20 minuti.
Qualche settimana fa avevo invitato a cena una collega che ha una bambina piccola. Poiché la bambina mangia piuttosto presto, avevamo concordato di fare invece di una cena standard, un aperitivo, in modo che si potesse mangiare presto tutti insieme senza che ci sembrasse troppo strano.
Avevo perciò previsto diverse torte salate e acquistato la pasta sfoglia, quando la collega mi ha chiamata per dirmi che aveva un contrattempo e non poteva venire. Sono così rimasta con due rotoli di sfoglia nel frigo, che dovevo decidermi a far fuori prima della scadenza.
Nel frattempo al GAS sono arrivate le ultime melanzane. Poiché è un ortaggio che adoro le ho ordinate immediatamente e ne ho usate in parte per farci un sugo. Ma non erano finite, così anche loro si sono trovate nella triste situazione "ti devo mangiare in fretta prima che tu vada a male".
Ecco che perciò la soluzione si palesava in "torta salata con melanzane" che ora vi vado a proporre. Non è niente di straordinariamente eccezionale, ma c'è un aneddoto.
Sabato pomeriggio, prima di prepararla, mi sono messa a sfogliare i numeri 49 e 50 di Donna Hay, quelli in cui in Australia era estate e autunno. Mentre leggevo le ricette semplici, per vedere quali potevano finire nel menu settimanale, ho scoperto che lei non scrive "scaldate un cucchiaio d'olio in una padella antiaderente e cuocete il cibo X per tot minuti", ma "spennellate d'olio il cibo X e cuocetelo in padella per tot minuti".
Questa per me è stata la rivelazione della giornata (ma pure della settimana). Ogni volta che provavo a saltare le melanzane in padella, una assorbiva direttamente tutto l'olio e le altre si rinsecchivano. A grigliarle senza olio mi si impiccicavano tutte alla griglia (che poi nel mio caso è la bistecchiera dell'Ikea), mentre così sono venute buonissime.
Comunque la mia torta salata io l'ho fatta così.
Torta salata con melanzane
torta salata di melanzane
Ingredienti
1 rotolo di pasta sfoglia (io ho usato quella rettangolare)
250 gr di ricotta
10 cl di panna (io l'ho usata perché anche quella era in frigo e andava smaltita, ma mezzo bicchiere di latte andrà benone e farà risparmiare calorie)
1 melanzana
una manciata di pomodorini ciliegini
olio, sale, timo

Scaldare il forno a 180°C. Srotolare la pasta sfoglia su una teglia senza eliminare la carta forno di imballo. Punzecchiare il fondo con i rebbi di una forchetta e cuocere in bianco con i pesi (e un altro foglio di carta forno tra la pasta e i pesi) per 15 minuti e altri 5 minuti senza pesi. Nel frattempo affettare sottilissimamente la melanzana, spennellare ogni fettina con l'olio (spennellare non vuol dire annegare) e cuocere su una griglia.
A parte in una ciotola amalgamare la ricotta con la panna o il latte, aggiustare di sale e cospargere di timo.
Lavare i pomodorini e tagliarli a metà.
Riempire il guscio di sfoglia con la crema di ricotta, coprire con le melanzane e i pomodorini, salare, decorare con qualche rametto di timo fresco e cuocere in forno per altri 25 minuti.
'cause if you're not really here 
then the stars don't even matter 
now i'm filled to the top with fear 
but it's all just a bunch of matter 
'cause if you're not really here 
then i don't want to be either 
i wanna be next to you 
black and gold 
black and gold 
black and gold 


(Black and Gold - Sam Sparro)


Nel preparare la mia playlist sull'i-Pod per andare a correre, ieri mi sono imbattuta in questa canzone, che mi ha riportato ai tempi in cui abitavo quasi in centro andavo felicemente a correre al Parco Sempione. Ora che al massimo posso andare a correre al Parco Nord (bellissimo eh, per carità, ma un po' distantino dal centro di Milano e da tante cose che amo), l'ho voluta reinserire per ricordarmi di quei momenti.
Black and Gold è anche il titolo perfetto per questo post e per questi dolci che sto per presentarvi, che sono stati realizzati sia col cioccolato fondente che col cioccolato bianco, ma la ricetta è assolutamente la stessa e anzi, la ricetta black nasce da uno dei soliti pasticci che mi caratterizzano.
Avevo adocchiato questa ricetta su Fresh and Fast (di cui non dirò mai abbastanza bene) già a giugno e non vedevo l'ora di farla. Così ho acquistato tutto l'occorrente e mi sono messa a prepararlo. Solo che mentre il burro stava già fondendo a bagnomaria, mi sono accorta che avevo comprato il cioccolato bianco con dentro le nocciole intere, che non si prestava affatto a essere fuso insieme col burro. Così ho ripiegato a gran velocità sul cioccolato fondente, seguendo il resto della ricetta senza variarla e producendo comunque un risultato molto soddisfacente.


dolce cioccolato, cocco, lamponi

Ma ormai mi era venuta la fissa, perciò ho deciso di riprodurlo anche nella versione originale, col cioccolato bianco. Non l'ho ancora assaggiata però: l'ho portata in ufficio per uno spuntino con le colleghe, ma il profumo promette molto bene.

dolce lamponi, cioccolato bianco, cocco
(perdonate la foto, l'ho scattata stamattina con la luce infelicissima del triste clima milanese)

Ingredienti
125 gr di cioccolato (o bianco o fondente, scegliete voi)
125 gr di burro
125 gr di farina autolievitante (io ho usato quella normale + mezza bustina scarsa di lievito)
90 gr di cocco disidratato
2 uova
150 gr di zucchero
una vaschetta di lamponi (125 gr)

Fondete insieme il cioccolato con il burro a bagnomaria e quando si sono sciolti aggiungete lo zucchero mescolando bene. Versate il contenuto in una ciotola, aggiungete la farina e il cocco e amalgamate. Aggiungete le due uova leggermente sbattute e da ultimo i lamponi mescolando pochissimo e molto delicatamente.
Versate l'impasto in una teglia da 13x26 cm rivestita di carta forno e infornate a 180°C per 40 minuti.

Mi sa che ora chiamo le mie colleghe per l'assaggio: non resisto più con questo buon profumino in ufficio!
Come avevo già scritto in un post precedente, ad agosto è venuta a cena la mia amica Meg che non mangia la carne. Ho così scandagliato tutte le mie riviste di cucina alla ricerca di piatti sfiziosi che si confacessero alla sua richiesta. Che in fondo non è nemmeno niente di così impossibile da accontentare, anche se è vero che quando si hanno ospiti si tende a offrire carne o pesce.
Io ho trovato questo piatto di semplicissime melanzane ripiene sul numero di agosto di Cucina del Corriere e ho deciso di tentare. Non avevo mai cucinato le verdure ripiene in vita mia, ero perciò timorosa di fare un qualche disastro, in particolare in sede di svuotamento, invece è stato semplicissimo e il risultato ottimo, tanto che penso di rifarlo presto con le melanzane che abbiamo ritirato ieri al GAS.
E insomma, se sono riuscita a farlo io, ci può riuscire chiunque.
Le melanzane si trovano ancora (di origine italiana eh, giuro, non vengono dall'altra parte dell'emisfero), perciò se questo piatto vi ispira consiglio di riprodurlo al più presto, per riprodurre ancora i profumi e i sapori dell'estate finché sono disponibili.
Melanzane ripiene vegetariane
(ricetta tratta da Cucina del Corriere di agosto)
melanzane ripiene
Ingredienti per 4 persone
4 melanzane non troppo sottili
un barattolo di pomodori a pezzettoni
100 gr di pecorino
1 chip di peperoncino o un pizzico di peperoncino in polvere
timo
olio e sale

Lavate le melanzane, eliminate il picciolo e una fetta alla base in modo che si reggano in piedi, poi tagliatele a metà nel senso della lunghezza e svuotatele, lasciando un bordo sottile.
Scaldate due cucchiai di olio in un tegame e sbriciolatevi dentro il peperoncino secco (se invece usate quello in polvere aggiungetelo insieme ai pomodori). Unite la polpa delle melanzane tagliate a pezzettoni, salatela e cuocete per dieci minuti, poi aggiungete il timo, i pomodori e proseguite la cottura per altri dieci minuti.
Grattugiate metà del pecorino e tagliate a dadini il restante e unitelo al sugo.
Disponete le mezze melanzane in una teglia unta coperta di carta forno, farcitele con la preparazione e infornatele a 180°C per circa 50 minuti.
Ne parlavano stamattina a radio DJ quei due sciamannati di Andrea e Michele. Ne parla lei in questo post  che mette allegria e fa venir voglia di fare. Ci ha fatto un post bellissimo e colorato anche la mia amica June.
E allora anch'io, che in genere fuggo i buoni propositi come la peste, ho deciso che mi faccio un piccolo post dei buoni propositi di settembre, così per mettermi di buonumore prima di ritornare a lavorare sulle procedure aziendali.
A settembre comincerò anche il corso Basi di pasticceria della Cucina Italiana* e spero poi di mettermi a produrre sfoglie, creme, pasticcini e torte di lusso. Ma questo non è esattamente un proposito. Allora.
1) Imparare a fare le torte farcite e glassate, tipo Victoria Sponge. Proprio ieri guardavo il capitolo su questo genere di torte sul libro di Nigella ed ero particolarmente attratta dalla Butterscotch. Ma la verità è che il mio primo tentativo sarà con la torta di cioccolato che campeggiava sulla copertina del numero 50 del magazine di Donna Hay (ho cercato quel numero per mesi alla Mondadori di Corso Vittorio Emanuele).
2) Non mangiarle.
3) Scherzavo.
2 per davvero) Andare in palestra tre volte alla settimana.
3) Mangiare più verdure, in quantità e varietà.
4) Continuare a preparare i menu settimanali sfruttando le mille riviste e i duemila libri che compro. Questo mi aiuta a fare una spesa sensata e a mangiare più sano e più variato (questa settimana che non ho fatto il menu, al pensiero della cena mi viene la depressione).
5) Imparare ad allestire i set delle foto per il blog, cercando di evitare la sciatteria della pigrizia.
6) Imparare a conoscere la luce nelle foto, pur con la mia macchinina compatta brum brum.
6) Comprare una reflex e imparare a usarla (magari questo verso la fine dell'anno).
7) Scrivere sul mio diario personale almeno una volta al mese, per raccontare delle mostre che vedo e che tanto amo.
8) Leggere, leggere, leggere. Basta TV.

* amica Donatella, sei stai leggendo: dai, dai, dai.
Come ho scritto nel post precedente, devo mettermi un po' a dieta. Non so perché certe riviste insistano a farci credere che durante le vacanze si dimagrisca. Io mangio di più e mi muovo di meno rispetto all'inverno, perciò ingrasso. E infatti ho preso due chili in una settimana (ma non rimpiango gli gnocchi con ragù di cinghiale).
Da quando siamo tornati perciò le cenette casalinghe consistono in petto di tacchino e insalatina o variazioni ittiche sul tema. E per fortuna il gas ha ricominciato l'attività, così ho potuto fare un bell'ordine di verdura per arricchire la dieta. In fondo, anche se la mattina fa freschetto, l'estate non è ancora finita e voglio approfittarne per fare il pieno di zucchine e melanzane finché si trovano ancora.
Perciò nei prossimi giorni presenterò alcune ricette che sono rimaste in archivio, realizzate prima della partenza, quando avevo sì voglia di cucinare, magari anche di scattare le foto, ma al momento di scrivere mi prendeva una pigrizia particolarmente estiva.
L'antipasto di oggi è stato realizzato ai primi di agosto, quando la mia amica Meg, la mia testimone di nozze, è finalmente venuta a cena da noi.  Mi sento un po' in colpa nei suoi confronti, perché da tempo devo invitare lei e la sua famiglia a cena e poi per una ragione o l'altra non mi decido mai a organizzarmi. Per fortuna almeno è riuscita a venire lei, per una cenetta veloce e improvvisata, ma devo rimediare presto, in modo che anche i suoi bambini possano venire a fare conoscenza con la Pina.
Meg non mangia la carne, così ho realizzato per l'occasione un menu vegetariano, che ha riscosso un discreto successo. Ma è facile preparare menu vegetariani d'estate quando ci sono tante buonissime verdure (ma forse questo l'ho già detto?).
Vabbe', prima di cominciare a ripetere sempre le stesse cose, come se fossi malata di Alzheimer, vi presento la ricetta di oggi, scovata su Sale e Pepe di luglio. E ci è piaciuta talmente tanto che l'ho replicata quando è venuto a cena il fratello del marito.
Sfogliatina con crema di feta
sfogliatine feta e pomodori
Ingredienti per 4 persone
1 confezione di pasta sfoglia rettangolare (io l'avevo presa rotonda, va bene uguale, ma se è rettangolare vengono più bellini)
150 gr di feta
2/3 cucchiai di panna
un cucchiaio di origano secco
una manciata di pomodorini ciliegino
olio

Tagliate la sfoglia in quattro e cuocerla (da sola) in forno già caldo a 200°C per 15/20 minuti. Frullate la feta a pezzettoni con la panna, fino a ottenere un composto cremoso e spalmabile. Non aggiungete sale per carità.
Lavate i pomodorini e incideteli a croce, saltateli per pochi minuti in padella con olio e origano.
Assemblate l'antipasto spalmando la crema di feta sulle sfoglie e completando con i pomodorini.
Il ciuffetto di basilico che vedete nella foto l'ho aggiunto io a scopo puramente decorativo.